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Siracusa e Palermo ricordano Francese, cronista di “occhi testa e gambe”

SIRACUSA – “Studia bene le carte e parla con la gente”. Circa mezzo secolo fa è quello che il siracusano Mario Francese consigliava al giovane cronista Marcello Sorgi, prima che l’allievo lasciasse l’isola per diventare una delle firme del giornalismo italiano, e quello del maestro diventasse “il primo assassinio di mafia strettamente legato a un’inchiesta giornalistica“. Sono passati 42 anni da quel 26 gennaio in viale Campania, quando i killer dei corleonesi freddarono il redattore che si occupava di giudiziaria per il Giornale di Sicilia. Il primo a cadere per aver capito che quei “viddani” spregiati dai clan dei mandamenti storici, stavano conquistando il capoluogo isolano. E fra gli ultimi a essere strappato dall’oblio, grazie alla tenacia della sorella Maria e alla memoria della redazione provinciale del quotidiano. Questa scuola di vita e di mestiere ora non c’è più, smantellata dall’epidemia di miopia imprenditoriale che ha colpito l’editoria. E’ rimasta però la generazione di “biondini” che hanno fatto bianchi i capelli seguendo l’insegnamento del collega caduto. Assostampa e Unione cronisti li riuniscono una volta l’anno, davanti le lapidi che lo ricordano. Stanno una a Siracusa, dov’è nato e ha battuto i primi articoli. E l’altra a Palermo, dove le sue inchieste gli hanno fatto guadagnare fama e perdere la vita.

PER APPROFONDIRE: Muore Maria Francese, ha salvato dall’oblio il fratello Mario ucciso dalla mafia

Ricordata la sorella Maria che ha lottato contro l’oblio.

Il sindaco Italia con la prefetta Giusi Scaduto e il segretario Assostampa, Prospero Dente.
copertina, omaggio al memoriale di Siracusa.

“E’ proprio questo modo di fare giornalismo d’inchiesta che ho sempre ammirato, e cercato di trasportare nella mia attività professionale”, dice Giusi Scaduto durante la commemorazione mattutina a Casina Cuti. Negli elenchi dell’Ordine figura sotto la voce “pubblicisti“, ma delle cronache è soprattutto protagonista come prefetta di Siracusa. Nonostante la “zona rossa rafforzata” per il contrasto al Covid, ha appoggiato con convinzione la richiesta del segretario provinciale di Assostampa per non far mancare questo appuntamento con la memoria antimafia, proprio all’ingresso del teatro greco. “In tempi dove facciamo i conti con la paura, stiamo scoprendo anche il valore del coraggio di chi si è messo in gioco la vita”, dichiara Prospero Dente, prima di deporre un sobrio mazzo di fiori. Che poi andrà a onorare la tomba di Maria Francese, scomparsa due anni fa. E ricordata dalla locale sezione Unci “come un punto di riferimento del giornalismo siracusano, esempio di come il lavoro di un vero cronista sopravviva nel tempo nonostante la voracità delle breaking news“.

Sorgi: non solo leggere le carte ma ragionarci sopra.

Per la sobria e “distanziata” celebrazione siracusana arriva anche il sindaco Francesco Italia, sorpreso che la commemorazione non sia stata annullata per pioggia. Sono presenti anche i vertici delle Forze dell’ordine, niente affatto sorpresi dalla caparbietà dei cronisti. L’altro Ordine presente, quello dei giornalisti, c’è con il consigliere regionale Santo Gallo. Che ai suoi esordi come corrispondente del Giornale di Sicilia aveva conosciuto Mario Francese, e ora ne ricorda il rituale commiato quando lasciava la redazione:“Uomini del Colorado, vi saluto e me ne vado”. Perché anche quando si firmano inchieste da far tremare i polsi, ricorderà Sorgi qualche ora dopo, “nelle redazioni di una volta c’era un clima di goliardica allegria”. Adesso di redazioni ce ne sono poche e niente, mentre il precariato imperante lascia poco spazio alla goliardia. Però, ricorda l’editorialista della Stampa, anche in tempi di smart-working “il buon giornalismo è frutto di un lavoro fatto con gli occhi, la testa e le gambe”. Deve scappare a seguire la crisi di governo, ma prima di chiudere il collegamento consegna la lezione imparata dal vecchio maestro assassinato:“Non solo leggere le carte, ma studiarle e ragionarci sopra”. L’online incubatore del deleterio copia-incolla che ha cancellato “il lavoro fatto consumando le suole”, è anche lo strumento che permette forma più ampia alle commemorazioni ridotte in presenza. E’ grazie alla rete che le contemporanee cerimonie di Siracusa e Palermo poi si fondono nel corso di formazione, dove può ricordare “i colleghi che sono morti per affermare un principio di civiltà”. Uno streaming dove “la storia che è memoria” – commenterà alla fine la docente liceale Elvira Siringo – diventa “soprattutto la radice che sostiene e nutre il presente”.

Unci: esempio avulso da compiacenze e compromessi.

Il sindaco Orlando con Giulio Francese alla commemorazione (foto da Palermotoday).

Un “presente” dell’assassinio Francese, che nella commemorazione palermitana assume significati ancora più densi. “Una grande partecipazione emotiva”, ammette Roberto Ginex, segretario regionale di AssostampaInfatti, racconta il comunicato dell’Unci, alla cerimonia che si è svolta sul luogo dell’agguato “erano presenti i figli del cronista ucciso, Massimo e Giulio, presidente regionale dell’Ordine”. Un’iniziativa, “organizzata dal Gruppo cronisti siciliani dell’Unci, come accade dal 2006“, cui hanno preso parte “il sindaco Leoluca Orlando, e il segretario dell’Anm di Palermo, Giuseppe De Gregorio“. Oltre al prefetto, ai vertici delle Forze dell’ordine, nonché i “rappresentanti dell’Esercito e della Croce rossa“. Nel capoluogo dell’isola sente il dovere di presenziare pure il Giornale di Sicilia, col direttore Marco Romano. Del cronista freddato dalla mafia, Peppino Lo Bianco sottolinea “lo straordinario esempio di professionista avulso da compiacenze e compromessi; resta un limpidissimo simbolo per chiunque voglia fare il giornalista in Sicilia”. Il presidente del Gruppo siciliano dell’Unci spiega che “a 42 anni dal delitto lo ricordiamo non solo per la sua capacità di collegare nomi e fatti, propria di un giornalismo investigativo coraggioso e solitario, ma anche per la sua inesauribile passione civile per la verità, coltivata pure nei confronti dell’omicidio di un altro collega, Cosimo Cristina“.

PER APPROFONDIRE: Mario Francese 40 anni dopo, il ricordo di un giornalista coraggioso che raccontava la mafia

Il figlio Giulio: giornalista non è un mestiere qualsiasi.

Mario Francese (foto Facebook)

Leone Zingales 15 anni fa propose al Comune di Palermo la collocazione di un cippo per ricordare Francese sul luogo dell’agguato, perché non c’era nulla di tangibile a rievocare quell’omicidio eccellente che già da tempo era commemorato nella “periferica” Siracusa. “Per la prima volta, nel giorno dell’anniversario manca la moglie Maria Sagona, mamma di Giulio, Fabio, Massimo e Giuseppe, che ci ha lasciati poco tempo fa”, ricorda l’ex presidente dell’Unci Sicilia. “Ricorderemo sempre questa donna forte, composta, mai sopra le righe; così come ricorderemo sempre Giuseppe, il più piccolo dei figli, che ha contribuito con le sue ricerche al lavoro degli inquirenti per fare luce sul caso”. Un caso che ha impiegato anni per uscire dal dimenticatoio. “Perché non facciamo un mestiere qualsiasi”, sottolinea il figlio, parlando da presidente dell’Ordine regionale durante il seminario online. Era “un lavoro importante ed essenziale” prima, quando il papà cadde qualche mese dopo averlo iniziato alla professione. E lo è adesso, “che ha dimostrato di essere un argine alle fake news“. Le quali, a volte, sono solo una faccia del problema. L’altra è quella denunciata da Alberto Cicero, presidente dell’Assostampa siciliana. “Non sempre dalle istituzioni arrivano informazioni corrette. Pudore? No, omertà. Viene calpestato il diritto a essere informati, nonostante la necessità della società ad accedere alla verità”.

Assostampa, webinar insieme a Libera e liceo Gargallo.

Quello organizzato da Assostampa Siracusa è un corso valido per i crediti della formazione professionale. Per questo diventa particolarmente significativa la presenza fra i docenti di due giovani, che giornalisti non sono. Almeno per quello che si intende secondo i canoni di legge. Secondo i canoni etici della professione, invece, qualcosa hanno da insegnare a tutti. Il liceale Andrea Campanelli cura il blog scolastico “La voce del Gargallo“. Il primo articolo è stato proprio una intervista a Giulio Francese, preparata da una meticolosa ricerca sulla storia e il lavoro del padre Mario. Ora, con la sicurezza di chi ci mette la faccia dopo averci messo la firma, del cronista assassinato ricorda “la lungimiranza: caratteristica dei più grandi, soprattutto nel giornalismo”. Mario Francese ci ha visto così lontano su cosa accadeva con la mafia siciliana, che oggi il presidio siracusano di Libera è intitolato a lui. “Nella scelta della vittima c’è il programma del lavoro da portare avanti”, spiega il responsabile Giacomo Carpinteri. Sottolineando che “conosciamo la realtà attraverso i giornalisti”, avverte chiaramente il pericolo delle intimidazioni ai cronisti. Non solo quelle che “avvengono con atti criminali, che sono riconoscibili, ma pure quelle con lo strumento più insidioso delle querele“.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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