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Sonatrach Augusta fa solo “vapore”? Stop veleni chiede chiarezza

AUGUSTA – Che genere di fumo è quello che, da oltre una settimana, si leva denso e continuo dal suo stabilimento di Augusta? Il comunicato stampa diffuso dalla Sonatrach il 4 febbraio, non lo spiega. Sorprendentemente si limita ad annunciare un prossimo “Museo storico dello sviluppo industriale” nel Siracusano, “per non disperdere la memoria e per stimolare interesse verso un’economia più green“. Nulla invece fa sapere sulle nuove esalazioni che fuoriescono giorno e notte dalla raffineria (in copertina, foto cortesia CSV), apparentemente simili al vapore. Ma che, a differenza di quest’ultimo, faticano a innalzarsi in verticale. Una nube che non evapora tanto facilmente, a differenza di quella sprigionata da innocua acqua. Sulla quale, tuttavia, nessuna Protezione civile si è finora premurata di dare spiegazioni alla popolazione. A suonare la sveglia ci ha dovuto pensare Stop veleni. Diffondendo un documento che “vale come formale richiesta di necessaria informazione, sebbene nessuna richiesta necessiterebbe”. Perché in casi come questo, automaticamente, “la cittadinanza andrebbe puntualmente informata e aggiornata su quanto sta avvenendo”. Solo nella tarda serata di sabato, il Comune si è attivato sulla questione emissioni. Però sorvolando sulla domanda sollevata dal comitato, per limitarsi ad avvisare su “una torcia che potrà attivarsi con intermittenza, durante l’attività di avviamento di un impianto”.

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Comitato polemico: a chi fa comodo tacere? La replica del sindaco: sono solo “svaporamenti”.

“Nessun rischio correlato” al riavvio dei processi petrolchimici dopo la manutenzione, rassicura il canale Telegram dell’amministrazione comunale. Che in genere non dimentica alcuna comunicazione ritenuta di utilità collettiva, compresa la modulistica per i pagamenti di Tari e Imu, nonché i bandi per partecipare alle sfilate di Carnevale. Ma stavolta ignora la richiesta avanzata pubblicamente da Stop veleni, nonostante il comitato avanzasse sospetti sulla reticenza a parlare del “fumo” Sonatrach. “Ci chiediamo a chi fa comodo tacere su eventi di così eclatante evidenza”, scriveva nel documento diffuso sabato mattina alla stampa. “Se anche i gas immessi in atmosfera in questi ultimi giorni fossero non nocivi, non tossici, non letali, parimenti la cittadinanza dovrebbe ricevere indicazioni in merito: non fosse altro che per mitigare l’allarme che certamente produce il fenomeno nella sensibilità di molti”, notava il comunicato. Contattato sull’argomento, il sindaco Giuseppe Di Mare fa sapere che “dalle informazioni e interlocuzioni avute, si tratta di svaporamenti in preparazione della breve fermata per manutenzione di una porzione di impianto coinvolto”.

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Legambiente: se il fumo non sale dritto qualcosa brucia. E le centraline rilevano “aria montana”.

Insomma, i raffinatori hanno detto al Comune che si tratta di semplice vapore acqueo“. E tanto è bastato alla Protezione civile per non dar peso alle “svariate segnalazioni sulle copiose immissioni in atmosfera, durature e facilmente visibili ad occhio nudo”, denunciate da Stop veleni. Ma non solo da loro, poiché pure Legambiente appoggia la richiesta di tempestive informazioni alla popolazione. E non potrebbe essere diversamente, perché lo “svaporamento” non sempre è totalmente innocuo come appare. Anche nel caso in cui possa essere originato da un nuovo rivestimento refrattario, che si “asciuga” durante il lungo e graduale innalzamento della temperatura di esercizio. Il portavoce ambientalista Enzo Parisi spiega che “quando il vapore caldo non sale in verticale verso gli strati più freddi dell’atmosfera, come accade in una mongolfiera, vuol dire che contiene pure fumi originati da combustione“. Fra l’altro se qualcosa è bruciato, mischiandosi all’acqua evaporata che l’ha in buona parte mascherato, difficilmente se ne troverà traccia nelle centraline di rilevamento. Le due geograficamente più vicine all’impianto, da qualche tempo fanno ragionevolmente pensare a un possibile malfunzionamento. Per alcuni inquinanti, infatti, registrerebbero una qualità dell’aria assimilabile a quella di montagna.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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