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Silenzi sulla strada Monte di Augusta, i parrocchiani ora pregano aiuto

Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021   20:59

AUGUSTA – “Basta morti”. Secco, sintetico, efficace. Tutto in maiuscolo e con inchiostro rosso. Porta questa intestazione fortemente esplicativa, la lettera aperta per chiedere sicurezza sulla strada per il Monte di Augusta. Il documento è stato diffuso il 13 giugno da “Roberto siamo noi”, il comitato intitolato all’ultima vittima di un’arteria che ne ha già falciate 18. Nel testo si narra di incontri inconcludenti, di richieste senza risposta, dei tanti muri di gomma su cui stanno andando a sbattere i residenti della zona. Almeno quelli che hanno deciso di dire “basta” a un traccheggiamento di competenze, che inizia a puzzare di aperto disinteresse.

Il Comune: incompleto l’iter per acquisire la provinciale.

“Interpellata l’amministrazione comunale, nella persona del sindaco, avvocato Maria Concetta Di Pietro, sulle gravi criticità e proposte segnalate dai cittadini, abbiamo ricevuto la risposta di rivolgerci, per tutte le richieste avanzate, al Libero Consorzio Comunale di Siracusa in quanto l’iter di declassificazione e trasferimento delle strade provinciali ricadenti nel comune di Augusta, iniziato il 20 aprile 2017, non è stato ancora concluso”. Lo racconta la lettera aperta che ha primo firmatario don Giuseppe Mazzotta.

Ex Provincia e Regione non rispondono al Comitato.

Il parroco di San Giuseppe Innografo, insieme ai parrocchiani Domenico Passanisi ed Enzo Speciale, “prende atto” che non hanno “ricevuto alcuna risposta alla richiesta di incontro urgente con l’ex Provincia”. E la stessa sorte ha avuto l’istanza per un “parere rivolta all’assessorato regionale Infrastrutture e Mobilità”. Ai primi di aprile il catechista Reicherl venne falciato all’uscita della messa serale, quando pioggia battente e illuminazione precaria trasformavano in un risiko automobilistico l’arteria costellata da buche e asfalto liscio. Ai primi di maggio un’intera contrada ha sfidato il maltempo, per fare a piedi quel tragitto con le candele in mano.

La “donna di legge” lascia la Sp 61 nelle mani regionali.

Una vera Via crucis, con preghiere recitate ad ogni sosta a ricordare quanti avevano perso la vita sulla provinciale 61. Che “provinciale” non lo è più dal 23 aprile, ma “comunale” non lo è ancora diventata. Perché la sindaca grillina, da “donna di legge”– come ha più volte ribadito al comitato, nel colloquio avuto a Palazzo alcuni giorni dopo – ha scaricato tutto sui ritardi dell’amministrazione regionale. Dove i 5 Stelle stanno all’opposizione.

Limbo politico e burocratico mentre l’estate incalza.

La strada è così caduta in un limbo politico-burocratico, dove ogni attore si palleggia le responsabilità. Proprio mentre “si avvicina la stagione estiva e il traffico che insiste nelle vie del Monte Tauro aumenta in modo esponenziale”. Non è una novità, quanto segnala quest’ultimo documento. Infatti “dal 5 ottobre 2015”, data sotto una “lettera di padre Mazzotta indirizzata al Sindaco di Augusta, ad oggi non si riesce ad avere certezze sulle reali competenze relative alla messa in opera degli interventi proposti”.

Enzo Speciale, uno dei 3 portavoce durante la prima assemblea del Comitato.
Copertina, la fiaccolata di preghiera/protesta dopo la morte di Roberto Reicherl.

Promemoria in 15 punti di ordinaria amministrazione.

Eppure, non è che questi interventi siano chissà che. L’elenco allegato come “promemoria criticità e proposte di intervento”, indica 15 punti che in qualunque altra parte d’Europa rientrano sotto la voce “ordinaria manutenzione”. E invece ad Augusta diventa qualcosa di straordinario, oggetto di minuziose disquisizioni giuridiche sulle competenze fra pubbliche amministrazioni, avere il“decespugliamento marciapiedi e cigli stradali”. O la “segnaletica orizzontale e verticale da rispristinare”.O la “segnalazione adeguata zone pericolose”.

Installare dossi, segnaletica e luci diventa un’impresa.

Le richieste dei residenti al Monte annoverano “stratosferiche” realizzazioni come la“segnaletica strade con diritto di precedenza e dare precedenza”. Come le “strisce bianche di mezzeria e ai bordi delle strade”. Come il “potenziamento e completamento dell’illuminazione stradale”. Lo scarica-barile, Comune-Provincia-Regione fa sembrare pretese eccessive i “dissuasori di velocità (tipo cuscino berlinese). La “segnalazione adeguata zone pericolose”. La “illuminazione notturna strisce pedonali (Pedone smart)”, accompagnata dalla“installazione semafori a richiesta” e dai “rilevatori elettronici di velocità”.

“Pali in carreggiata, non aspettare altro sangue”.

Nell’abc della sicurezza per una strada cittadina ad alto tasso demografico e veicolare figura anche la “eliminazione di pali in carreggiata”, la “costruzione marciapiedi ove non esistenti”, la “creazione di parcheggi e rotatorie”. I portavoce del comitato scrivono che “non è più possibile aspettare che altro sangue sia sparso in queste vie cittadine e che, chiunque sia il soggetto competente, i lavori per la sicurezza delle strade vanno in maniera assoluta eseguiti subito”.

“Improcrastinabile avere risposte certe e scritte”.

Anche se “risulta ormai improcrastinabile avere risposte certe e per iscritto”, tuttavia i parrocchiani non sembrano ottimisti sulle (al plurale) volontà di risolvere i problemi in tempi brevi. Perciò,“non avendo altri strumenti per ottenere questo”, chiedono la “collaborazione” di tutti. Comprese le “istituzioni pubbliche”. Anche se queste, almeno su un punto delle richieste si sono attivate. Precisamente su quello al numero 5 dell’elenco, dove si chiedono “maggiori controlli delle forze dell’ordine”. Sono stati accontentati proprio il giorno della fiaccolata, scortata da divise e auto coi lampeggianti come non se n’erano mai viste prima in zona. E nemmeno dopo, per la verità. Ma comunque è stato un “segnale”.

Cittadini o sudditi?

LA NOTA – Ci sono due brani che colpiscono, in questa lettera aperta del Comitato “Roberto siamo noi”. Il primo, è quando viene espressamente “ribadito che” il gruppo parrocchiani, guidato dal sacerdote, “non persegue alcuna finalità politico/partitica”. Perché, non dovrebbe bastare il “don” del primo firmatario a garantirlo? Ci sono forse preti in città che fanno richieste collettive con “finalità politico/partitica“? E poi, forse non è compito proprio della politica, di qualunque orientamento e secondo le proprie competenze istituzionali, occuparsi dei bisogni degli elettori? Il secondo passaggio è quando, chiedendo la più ampia collaborazione, ringraziano chi vorrà dare una mano “spinto solo da un interesse collettivo e lontano dalla tentazione di voler strumentalizzare la vicenda”.

Sono entrambe annotazioni che molto raramente si leggono, in documenti firmati da legazioni spontanee. Dove, tutto sommato, si rivendica il semplice trattamento da residenti che pagano le tasse. La garbata lettera aperta esige solo il minimo sindacale per una strada dove si muore facilmente. Eppure il Comitato ha sentito la necessità di sottolineare ben due volte una pleonastica a-politicità. Fa fortemente riflettere come, 73 anni dopo il referendum che proclamava la Repubblica, e 51 anni dopo il ’68 dell’autunno caldo nella nostra zona industriale, nel 2019 ci siano cittadini augustani “costretti” a scrivere come sudditi che invocano la grazia del sovrano.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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