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Covid Muscatello, altri 2 positivi fra il personale. Neurologia viene chiusa

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   13:21

AUGUSTA – La paura che il Muscatello possa trasformarsi in un focolaio del Coronavirus inizia fatalmente a materializzarsi. Il 14 aprile, avrebbero dato un risultato infausto altri 2 tamponi effettuati al personale in servizio all’ospedale. Ma solo uno di questi positivi sarebbe residente ad Augusta, l’altro farebbe invece riferimento al pendolarismo sanitario da un Comune vicino. Stavolta il reparto coinvolto sarebbe quello di Neurologia, che secondo il piano di emergenza predisposto dell’Azienda provinciale deve traslocare, per cedere la corsia ai ricoverati con il Covid-19. L’attività neurologica ospedaliera è stata comunque sospesa, per procedere alla necessaria sanificazione dei locali, tanto di quelli finora occupati quanto delle stanze dove verrà spostata la corsia. Le future degenze infatti andranno ad occupare l’ex Chirurgia, dove finora hanno trovato posto sia gli Infettivi accertati che gli ammalati sospetti classificati come “grigi“. Salgono così a 3 i casi di contagio accertati nel nosocomio. Il primo era stato trovato in Medicina, e sarebbe stato strettamente legato all’assistenza prestata all’anziano di Sortino trovato infetto dopo la morte per ictus. Sugli ultimi positivi, messi in quarantena domiciliare, si starebbe cercando invece di ricostruire la rete di contatti pure fuori dall’ambiente di lavoro. Al primo esame gli altri colleghi sono comunque risultati negativi, ma questo non li avrebbe tranquillizzati affatto. Secondo indiscrezioni, infatti, ci sarebbero ritardi nelle procedure del secondo tampone.

PER APPROFONDIRE: Augusta, il secondo caso Covid lavorava al Muscatello: Asp serena

Paura del contagio, pazienti in fuga: prestazioni a zero.

La notizia di 2 nuovi positivi fra il personale, fino a tarda sera era ancora in attesa di conferme ufficiali. Ma anche senza questo ultimo aggiornamento sul Coronavirus associato all’ambiente ospedaliero, il Muscatello era già piombata nel buco nero dei presidi disertati dai pazienti. I servizi ancora in attività hanno registrato un tracollo nelle prestazioni che va oltre la fisiologica riduzione delle prenotazioni non urgenti, disposta dall’Asp per alleggerire il carico che pesa sull’assistenza pubblica. “Molti che si erano già prenotati da tempo non si presentano proprio, per paura di contagiarsi nel nosocomio“, conferma a denti stretti un dirigente sanitario, solo dopo la garanzia dell’anonimato. Drastiche disposizioni sull’obbligo di riservatezza nei rapporti con la stampa, espongono i dipendenti a intuibili conseguenze sul mantenimento stesso del posto di lavoro. Una situazione che la dice lunga sul concetto di trasparenza applicato alla gestione dell‘emergenza Covid. Dove i comunicati ufficiali dell’Azienda e la realtà descritta dai sindacati si trovano quasi sempre in rotta di collisione, in tutta la provincia. L’ultimo giallo è sui presunti casi di contagio fra i sanitari all’ospedale di Avola, che l’Asp ha smentito. Ma dai quali la politica ne ha tratto spunto per riproporre la questione di un Covid-hospital unico per tutta la provincia.

Vinciullo: a Noto e Pachino tutti i casi Coronavirus.

Enzo Vinciullo
copertina, il Muscatello

“Ritengo sia indispensabile ritornare alla mia vecchia proposta di destinare solo Noto, con la eventuale utilizzazione di Pachino, a unico centro Covid in provincia di Siracusa“, scrive Enzo Vinciullo, in comunicato del 14 aprile. L’ex deputato regionale aggiunge che “bisogna sanificare l’ospedale di Augusta e l’Umberto Primo di Siracusa, oltre ovviamente al Di Maria di Avola, per evitare ulteriori contagi. Non ha senso continuare ad insistere su una strada sbagliata che oggettivamente non ha alcun sbocco”. Come segretario della commissione Sanità all’Assemblea siciliana si era occupato del “salvataggio” del Muscatello. E ora continua a seguirne le vicende, anche dal punto di vista politico. “Può la conferenza dei sindaci essere rimasta totalmente assente da questa scelta assurda, di mischiare in una stessa struttura ospedaliera pazienti normali con quelli infetti?”. E’ una domanda che si pongono molti. Alla quale la sindaca Cettina Di Pietro ha finora dato risposte sfuggenti a mezzo social. Il testo unico Enti locali affida la competenza sulle emergenze sovra-comunali allo Stato e alle Regioni. Ma il territorio non può essere completamente tagliato fuori, da una decisione che incide così pesantemente sull’assistenza ai suoi residenti. “Anche perché i pazienti disertano i presidi per paura di contagiarsi, e quando alla fine si tireranno le somme sulle prestazioni per decidere chi può restare aperto, che si farà?”.

Caos tamponi, non si fanno e oppure “si perdono”.

Ma l’onorevole Vinciullo ha altre domande sulle vicende Asp, che sono molto più attuali. “Riguardano i tamponi che vengono persi, fra cui 32 a Lentini“. E’ uno dei tanti “misteri” che si accumulano in una emergenza epidemia che ormai più tale non è, considerato il vantaggio sulla diffusione rispetto al Nord e il numero di terapie intensive inferiore alle attese. Quelle analisi necessarie ad accertare il Coronavirus e tenerne sotto controllo l’andamento, continuano a scontare ritardi e intoppi di scarsa comprensibilità per i profani. E nemmeno per gli addetti ai lavori, a dirla tutta. “A noi sorge spontanea una domanda: se oggi facciamo 75 tamponi e li consegnamo all’ufficio competente che aggiunge il cartaceo, e a sua volta li consegna all’autista che a sua volta consegna il tutto al laboratorio, come c… si perdono i tamponi?”. Chi si sfoga sui social l’11 aprile fa parte di quel poco personale sanitario che è rimasto in prima linea fin dall’inizio, quando magari qualche collega di fatto si defilava forte di certificazione medica. Dopo oltre un mese sul fronte della raccolta campioni, pone una questione che al Muscatello avevano affrontato i 40 di Medicina venuti a contatto con l’anziano di Sortino. Che erano dovuti arrivare al quarto prelievo – intervallata da una interrogazione all’Ars annunciata dal capogruppo 5S Giorgio Pasqua – per avere certezze di stare bene. Tranne un caso, che al primo test era risultato un falso negativo. Ora la problematica si è riproposta ad Avola.

Avola-Augusta: stesso direttore, diverso approccio.

“La notizia secondo cui sarebbe emerso un focolaio al Di Maria con 12 operatori sanitari positivi, ad oggi non trova alcun fondamento“,riporta una precisazione stampa” dell’Asp diffusa il 14 aprile. Aggiungendo che “è stato accertato un solo caso positivo di un operatore socio sanitario all’ospedale di Avola“. Il documento aggiunge che sono state comunque prese le necessarie misure precauzionali. “Ogni qualvolta viene accertato anche un solo caso dubbio scattano le procedure che prevedono anche la sanificazione e nebulizzazione degli ambienti interessati, nonché il controllo dei pazienti ricoverati. I tamponi effettuati a questi ultimi hanno dato tutti esito negativo“. Una notizia tranquillizzante. Però tutti gli operatori sanitari sottoposti a controllo sono stati precauzionalmente allontanati dal lavoro e posti in isolamento domiciliare“. A firmare questa “verifica effettuata dalla direzione sanitaria”, è stato “il direttore medico dell’ospedale Avola/Noto Rosario Di Lorenzo“. Cioè lo stesso che dirige il Muscatello, col suo personale di Neurologia che aspetterebbe ancora il secondo tampone per tranquillizzarsi.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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