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Carcere Augusta, altre aggressioni. Cgil: vertici condannati paghino

AUGUSTA – Vederci chiaro su cosa accade al carcere di Brucoli, dove tutto va avanti come sempre nonostante la condanna in tribunale. E nonostante la cronaca continui a registrare una situazione ai limiti del collasso, con due guardie finite al pronto soccorso dopo l’ennesima protesta dei detenuti. Lo pretende la Cgil Funzione pubblica con una “richiesta di informazioni” al ministero della Giustizia, “riguardo alle azioni intraprese in seguito alla condanna da parte del Tribunale del lavoro di Siracusa, nei confronti della direzione penitenziaria“. Il 24 agosto, la segreteria provinciale della Fp polizia penitenziaria ha fatto sapere di aver scritto alla vicecapo del Dipartimento, Lina Di Domenico. Nel documento alla ministeriale responsabile delle relazioni sindacali, datato 21 agosto, esprime “preoccupazione in merito alla antisindacalità delle condotte poste in essere dal Dap e dalla Casa di reclusione“. E chiede di “sapere quali misure l’Amministrazione ha intrapreso o intende intraprendere, nei confronti dell’autorità dirigente e dei vertici del Corpo della Casa circondariale di Augusta“. Una lettera, indirizzata anche al sottosegretario Andrea Delmastro, dove sottolinea “l’importanza di risolvere questa situazione in modo celere e trasparente”. Perché “la nostra principale preoccupazione è garantire un ambiente lavorativo sereno, e conforme alle normative contrattuali per i dipendenti“. Parole profetiche, dato che il giorno dopo nei bracci di detenzione è nuovamente scoppiato il caos.

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Due agenti al pronto soccorso dopo la protesta al sesto braccio, Tac alla testa per una guardia.

Secondo quanto hanno fatto filtrare ambienti sindacali, sottraendosi all’abituale coltre di riserbo, a ribellarsi il 22 agosto sono stati una decina di detenuti con pene relativamente brevi. L’innesco della protesta sarebbe partito con l’arrivo nella sesta sezione di un condannato egiziano, trasferito da un altro carcere. Il rifiuto di dividere le piccole e afose celle col nordafricano, è rapidamente degenerato contro le guardie. A un agente è stato necessario effettuare una Tac, dopo che gli avevano fatto sbattere la testa. Mentre all’altro collega finito al pronto soccorso dopo le colluttazioni, sono stati diagnosticati 3 giorni di prognosi per disturbi cervicali. Solo col richiamo in servizio del personale in turno di riposo, la situazione è tornata sotto controllo. Ma, secondo i sindacati di polizia penitenziaria, resta palpabile un clima di tensione generale. Dove all’insofferenza dei carcerati per il sovraffollamento, si somma il disagio dei lavoratori sotto stress. E delle loro organizzazioni di categoria, che richiamano il Dap ad “assicurare il libero esercizio dell’attività sindacalenel carcere di Piano Ippolito.

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Funzione pubblica al Dap: informazioni su azioni per i vertici condannati come antisindacali.

il sottosegretario Andrea Delmastro con la direzione penitenziaria di Augusta.
copertina: sit in dei sindacati davanti la casa di reclusione.

Perché quando si perde un processo, in genere qualche ripercussione il condannato la subisce. Ma se si tratta del ministero titolare proprio della Giustizia, allora tutto sembra andare avanti come se niente fosse. Anche se in gioco c’è il sostanziale rispetto di un diritto costituzionale, come quello della libertà di espressione di un sindacalista. Che ha visto i vertici ministeriali clamorosamente condannati sulla sanzione disciplinare inflitta a un dirigente nazionale del Sippe, Nello Bongiovanni. Punito per un polemico comunicato stampa contro la direzione, accusata di essere responsabile delle proibitive condizioni di lavoro nel carcere di Brucoli. “Il giudizio emesso impone all’Amministrazione di cessare il comportamento illegittimo e di rimuovere gli effetti, oltre all’aggravio di rifondere le spese ai convenuti“, dice la Funzione pubblica. La missiva firmata da Alfio Giurato, Mirko Manna e Giuseppe Argentino, chiede al Dap di “fornirci tutte le informazioni necessarie in merito alle azioni intraprese dai superiori uffici”. La Cgil preavvisa inoltre la “riserva di ulteriori azioni”. Un avvertimento vero e proprio in caso di recidiva del Dap, apparso in risposta a quello che il “condannato” eccellente ha indirizzato al poliziotto che l’ha messo spalle al muro in tribunale. Infatti nella polveriera di Augusta, dove le tensioni fra i carcerati si mischiano pericolosamente a quelle fra sindacati di polizia e direzione, è paradossalmente proprio il ministero della Giustizia che rischia di accendere la miccia. Reiterando il metodo delle sanzioni disciplinari, che il tribunale di Siracusa ha già sanzionato come comportamento antisindacale.

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Polizia penitenziaria, sindacati in buona parte di centrodestra ma è Cgil a difendere il Sippe.

L’inequivocabile sentenza di condanna, non ha fermato i vertici a perseguire nuovamente il sovrintendente Bongiovanni. Il dirigente del Sippe stavolta deve difendersi dalle misure disciplinari, che gli tagliano lo stipendio e ne affossano la carriera, avviate solo per aver rotto il silenzio sui due ergastolani morti dopo uno sciopero della fame. Una vicenda finita nelle cronache di Repubblica, e raccontata pure in un’intervista rilasciata alla radio del Sole24ore. Diventando un caso nazionale per la coincidenza col tenace rifiuto di nutrirsi deciso dall’anarchico Alfredo Cospito, per protestare contro l’abnorme isolamento del 41 bis cui era sottoposto. Il ministero di Carlo Nordio, ex pm intransigente sul rispetto delle procedure, si era nuovamente trovato nella bufera. Perché il Garante nazionale dei detenuti aveva appreso solo dalla stampa, di quei due morti d’inedia. Mauro Palma aveva polemizzato sul fatto che “nella Casa di reclusione di Augusta il silenzio ha circondato il decesso di due persone detenute, avvenuto a distanza di pochi giorni, ambedue in sciopero della fame rispettivamente una da 60 giorni e l’altra da 41 giorni”. Su nove sigle sindacali, in buona parte vicine al centrodestra, paradossalmente adesso è solo la Cgil che vuole conto sulle effettive conseguenze della condotta antisindacale.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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