Augusta, Faro e Xifonio all’Adsp: alt di Legambiente al colpo di mano 5S ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto martedì, 14 Luglio, 2020 15:05 Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021 15:47 AUGUSTA – Fermate quel Documento di pianificazione strategica di sistema, non si può discutere in quattro e quattr’otto un atto che carica una pesante ipoteca sul mare di Augusta. E’ un altolà in piena regola, quello arrivato da Legambiente sul Dpss approvato a tamburo battente dalla giunta 5 Stelle, nonostante allarghi la competenza dell’Autorità portuale sul golfo Xifonio e fino al Faro. Con un’articolata lettera trasmessa il 14 luglio alla presidenza del consiglio comunale, l’associazione ambientalista chiede formalmente di rinviare l’approvazione di qualcosa che l’amministrazione Cettina Di Pietro non ha discusso con nessuno. “Non c’è né ragione né esigenza di fare ora in fretta, ma solo quella di fare bene. Un nuovo Piano regolatore portuale, come prescrive la legge 84 del 1994, avrebbe dovuto essere adottato 20 anni fa all’epoca dell’istituzione dell’Autorità Portuale”, scrive Enzo Parisi. Sottolineando come sia “essenziale che la questione venga esaminata con grande attenzione in ogni suo dettaglio”, prima di giungere al voto conclusivo dell’aula consiliare, appositamente convocata per il 15 luglio. Gli ecologisti fanno presente che scelte di quel tipo vanno concertate con tutti i portatori di interessi collettivi, e non decise nelle stanze di Palazzo da una maggioranza in semestre bianco. NOTA-LEGAMBIENTE-DPSS-PRPDownload Parisi: non c’è fretta, a Catania ancora discutono il Dpss. Enzo Parisi parla al consiglio per Legambiente: inascoltato pure stavolta?copertina e sotto, il golfo Xifonio nelle mire dell’Autorità di sistema portuale. Legambiente ricorda ai “portavoce dei cittadini” che prima di regalare la governance sulla propria costa, sarebbe doveroso ascoltare “le associazioni, i comitati cittadini, le parti sociali e gli ordini professionali“. E poi tenere “conto del loro parere e delle loro osservazioni, poiché si tratta di dare il via ad uno strumento di pianificazione che determinerà nei decenni a venire l’assetto del territorio”. Parisi parla diplomaticamente di “evitare errori che potrebbero condizionare o mortificare quelle scelte di uno sviluppo diverso, che tutti auspicano”. A partire dagli stessi grillini, sempre in prima fila nella protesta quando c’è da scattare qualche selfie. E che ora, nel giro nemmeno di 12 giorni, portano all’approvazione di palazzo San Biagio qualcosa che i catanesi stanno ancora dibattendo dallo scorso maggio. “La delibera con la quale la giunta municipale di Catania ha trasmesso con proposte di modifiche il Dpss al consiglio comunale risale al 21 maggio 2020. E da allora a oggi si sono tenute diverse riunioni delle commissioni consiliari per esaminare il documento e audire il presidente Andrea Annunziata (ascoltato il 25 giugno, nuovo incontro da stabilirsi) e i funzionari tecnici dell’Ente. Ad oggi la delibera non è stata ancora posta all’ordine del giorno di quel consiglio comunale”. La strana corsa 5S ad approvare senza sentire nessuno. La convocazione lampo sul Dpss. Legambiente fa “presente che l’emergenza Covid ha dilatato i tempi delle procedure, e che in ogni caso il consiglio ha 45 giorni di tempo dal momento in cui gli è stata trasmessa la delibera di giunta“. Ad Augusta, invece, tutto ha preso una accelerazione molto strana, per la delicatezza della decisione da prendere. Trasmesso il 14 aprile dall’Adsp, il Documento di pianificazione è rimasto nei cassetti fino al 3 luglio. Quando la sindaca e gli assessori augustani Roberta Suppo e Omar Pennisi, insieme al siracusano Giuseppe Canto e al modicano Andrea Sansone, lo approvano con qualche osservazione apparsa pro forma. La delibera di giunta è all’esame della commissione Lavori pubblici già una settimana dopo, il 10 luglio. E quello che a Catania richiede riunioni su riunioni, qualcuna con lo stesso presidente Adsp, ad Augusta viene liquidato in poche ore. Fra l’altro chiamando solo il segretario dell’Autorità portuale, Attilio Montalto, per chiarire i dettagli del Dpss. Neanche il tempo di finire la riunione, che subito parte la convocazione dei lavori consiliari per il 15 luglio. Alla vigilia dei quali, almeno i consiglieri di minoranza non avevano ricevuto nemmeno i verbali della discussione fino al primo pomeriggio. Eppure, nel Piano regolatore portuale ce ne sono parecchi di buchi neri su cui fare luce. E Parisi li elenca minuziosamente. Gli ambientalisti: a che traffici serve il golfo diportisti? “Il Dpss riferisce che l’Adsp ha da tempo avviato di sua iniziativa le procedure per estendere le sue competenze su ulteriori tratti di costa e aree marine. Per quanto riguarda la costa i confini di competenza dell’Autorità portuale andrebbero da Punta Magnisi fino a Capo Santa Croce. E per quanto riguarda il mare, includerebbero il tratto compreso tra il pontile Enichem esterno alla diga foranea e l’intero Golfo Xifonio fino a poco oltre il Faro“. Legambiente osserva giustamente che “dal documento non si comprende quali siano le ragioni e l’utilità per cui questi tratti debbano essere acquisiti dall’Adsp“. Considerato che le zone costiere comprese fra il Rivelino e la zona balneare di Sant’Elena, “non sembrano possedere alcuna rilevanza ai fini portuali o del trasporto marittimo“. A meno che, proprio nell’insenatura fra l’isola di Augusta e Punta Izzo, i piani della Port authority non prevedano “di realizzare strutture o aree di ancoraggio esterno attrezzate per operazioni commerciali o di preparazione al carico, come transhipment, pulizia cisterne, degassificazione”. Fra l’altro, nota Parisi, sarebbe l’occasione buona per il Comune di ribadire la volontà di smilitarizzare la scogliera coi lidi della Marina e trasformarla in un parco naturale. Come i 5 Stelle hanno affermato tante volte, prima di mettere piede a Palazzo e glissare bellamente sulla questione. Torna il Distripark a Priolo, concorrente di Punta Cugno. In basso, la mega-banchina del Distripark (bozza del Prg portuale) Legambiente entra anche sul merito di alcuni progetti che impatterebbero notevolmente a livello ambientale, persino nello stesso porto petrolifero. “Se non siamo incorsi in una svista, la cartografia pone le saline a nord del Mulinello nell’ambito ‘Aree con funzione industriale petrolifera‘. A scanso di equivoci, va chiesta l’esclusione di tale area dalla previsione di farne qualunque altro uso, che non sia la sua tutela e la sua conservazione. Parimenti è necessario chiedere l’esclusione di Megara Gennalena retrostante il pontile della cementeria Buzzi Unicem, stante il fatto che il vigente Piano paesaggistico assegna il massimo livello di tutela proprio a quella fascia costiera”. Gli ecologisti obiettano pure sulla riesumazione del cosiddetto “Distripark“. Si tratta di un vecchio progetto per creare il porto commerciale di Priolo, alternativo a quello di Punta Cugno. Attraverso la costruzione di una banchina larga un chilometro, che si allungherebbe per 3 chilometri dentro la rada Megarese, sovrapponendosi al tracciato della diga foranea. Una infrastruttura-mostro, più lunga della pista aeroportuale di Malpensa, in grado di fungere da area logistica per la movimentazione di merci imballate. Realizzando la quale “non rimarrebbe spazio per mantenere l’attuale area Luogo di rifugio, una zona interna del porto destinata in caso di eventi incidentali ad ospitare temporaneamente navi in distress”. No al nuovo ponte: civili esclusi, lo userà solo la Marina. Il ponte pedonale che la Marina vuole sostituire con uno adatto ai Tir. Legambiente, a differenza dell’amministrazione Di Pietro, dice no anche al nuovo viadotto sul canale fra l’arsenale militare e la Borgata. Per il semplice fatto che “questo terzo ponte e i tratti della strada pare sarebbero aperti alla circolazione civile discrezionalmente, e solo in caso di necessità e non permanentemente. Come dire che rimarrebbe a uso quasi esclusivo della Marina“. L’opera è giustificata come funzionale all’asse viario per l’ingresso all’isola lato porto. Ma, scrive Parisi, “al di là delle buone intenzioni si realizzerebbe quella via privata interna che inizia a Terravecchia e termina in via La Torre, attraversando le darsene Nuova e Vecchia, via dei Cantieri, la banchina Torpediniere, l’Arsenale, il comprensorio Campo Palma, la Maxcom. Un’antica aspirazione dei militari che non ha finora trovato riscontro per le ovvie e varie difficoltà di ordine ambientale, logistico, economico”. In più, c’è il fatto che “il Comune di Augusta non dispone ancora del Piano urbano del traffico, senza il quale non ci sono elementi affidabili per valutare la dimensione del traffico pesante e leggero”. Per cui non si capisce se c’è “la necessità o meno di viabilità aggiuntiva e le refluenze che tale struttura viaria avrebbe sul traffico urbano ed extra-urbano”. “Piuttosto ridateci la vecchia darsena, luogo del cuore”. La vecchia darsena, luogo del cuore e testimone della storia portuale. Inoltre, continua la lettera di Parisi, “per dare seguito sia alle richieste che vengono dalla comunità, sia per dare concretezza alle più volte promesse aperture del fronte mare alla città che l’Autorità portuale ha formulato nel corso degli anni, il consiglio comunale e l’amministrazione chiedano che la Vecchia darsena sia esclusa dalle aree di competenza dell’Adsp. Affinché torni a essere un luogo pubblico, di libera fruizione, per consentirne la rivitalizzazione con la rinascita delle attività commerciali danneggiate da superflue restrizioni. E questo sarebbe il primo passo per realizzare un waterfront della città sul suo porto Megarese. Lo diciamo succintamente ma convintamente: la Vecchia Darsena è uno dei luoghi del cuore di Augusta, sin dagli albori testimone e protagonista della nascita del porto, dell’industria, dello sviluppo delle attività e dei servizi portuali, crocevia d’incontro per il popolo del mare e non solo. Una storia importante della nostra comunità che non deve essere lasciata morire”. Il lungo documento di Legambiente propone “formalmente che venga costituito rapidamente un tavolo di esame e confronto con i rappresentanti delle commissioni consiliari, le associazioni e i comitati civici, le parti sociali e con chiunque possa dare contribuito a comprendere. Per consentire a chi ha il potere di decidere, di farlo con piena consapevolezza. C’è tempo sufficiente e con questo atto dare concretezza alla democrazia partecipativa“. Un concetto sbandierato nei gazebo del 2015, che sembra il mare si sia portato via insieme alla sovranità del Comune sulle sue coste. 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