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Sindaco Augusta, la mossa del cavallo: un ricorso contro il proporzionale

AUGUSTA – Se un sindaco appena eletto non ha la maggioranza in un consiglio comunale imbottito di vecchi volponi riottosi, il problema è semplice da risolvere: basta farne proclamare una diversa. E’ l’uovo di Colombo che stanno studiando nel gruppo di Peppe Di Mare, per risolvere alla radice il problema dei 7 consiglieri che mancano per amministrare Augusta con tranquillità. I legali della coalizione civica d’ispirazione centrodestra stanno studiando un ricorso, da presentare con urgenza al seggio unico, per negare la ripartizione proporzionale dei seggi e far assegnare il super-premio di eletti al vincente del ballottaggio contro Pippo Gulino. Per ribaltare una divisione degli scanni che la vedrebbe occupare solo 5 poltrone su 24 a Palazzo San Biagio, fanno affidamento su diverse sentenze del Consiglio di Stato in merito agli apparentamenti. Sui quali – secondo come viene interpretato dai nuovi amministratori del Comune questo orientamento della giustizia amministrativa fuori dalla Sicilia – non andrebbe applicato il quorum del 50 per cento e passa, che si dovrebbe limitare solo ai risultati del primo turno. Le aggregazioni ulteriori di liste per il voto del 18 e 19 ottobre, quindi, non farebbero scattare il metodo d’Hondt per la divisione direttamente rapportata ai voti ottenuti da chi, il 4 e 5 ottobre, ha superato lo sbarramento del 5 per cento.

Asso nella manica dietro l’impasse trattative?

sopra, copertina e sotto: cerimonia del passaggio di consegne fra Di Pietro e Di Mare.

La mossa del cavallo allo studio nella coalizione Di Mare, spiegherebbe anche l’impasse nelle trattative per trovare i numeri nell’aula consiliare. Secondo la bozza definitiva del seggio unico, le 5 liste apparentate con Gulino avrebbero 14 consiglieri. Quella personale dello sconfitto Massimo Carrubba, con preveggenza chiamata Augusta coraggiosa e rimasta alla finestra, avrebbe 2 seggi. E 3 poltrone andrebbero a occupare gli uscenti 5 Stelle, che già l’indomani del primo turno avevano dichiarato opposizione costruttiva” a chiunque vincesse nel secondo. Sulla carta, un panorama che rende difficile ritagliare una maggioranza al nuovo sindaco. Specialmente se il blocco dell’ex sindaco, rimontato e battuto con 1.200 voti scarto, restasse compatta. Così invece non è. Perché già alla vigilia i nuovi arrivi Attivamente e Democratici progressisti erano innesti di momentanea convenienza, per impedire all’avversario poi vittorioso di spadroneggiare in consiglio come avevano fatto i predecessori grillini.

I dubbi sul Consiglio di Stato (e sugli amici in Regione).

Tutti i calcoli per rendere Di Mare un ostaggio del consiglio andrebbero a farsi benedire, se il ricorso in preparazione dovesse essere accolto. Non è un battaglia semplice, per la coalizione vincente, sparigliare le carte con le quali si è giocato fino al ballottaggio. Innanzitutto il Consiglio di Stato, anche se interpretato correttamente, non avrebbe immediata applicazione in questa Regione autonoma. Nella quale, non a caso, ha una propria magistratura amministrativa d’appello nel Cga. Anche la strada di contestare la regolarità formale di tutti gli atti di apparentamento, potrebbe non avere vita facile al Tar. Perché quando l’Assemblea siciliana ha approvato la nuova legge elettorale per i Comuni sopra i 15 mila abitanti, non poteva immaginare un caso come quello di Gulino, ricoverato in isolamento al reparto Covid proprio nel momento clou della sfida per l’elezione a sindaco. Ora resta da vedere se le indiscrezioni su questi passi giudiziari troveranno poi conferma nei fatti. Il seggio unico sta completando il lavoro, e la proclamazione dei consiglieri è questione di una decina di giorni. Il fatto che i vincenti pensino di avere un asso giudiziario nella manica, magari con qualche interpretazione autentica dagli uffici di una Regione politicamente molto amica, potrebbe spiegare le bocce ferme per imbarcare le forze necessarie a fare maggioranza.

Di Mare giura da sindaco, Di Pietro si tiene la sua fascia.

Di Mare si è insediato il 22 ottobre sera, con una sobria cerimonia nel salone nobile del Municipio. La grillina Cettina Di Pietro gli ha ceduto una fascia tricolore nuova di zecca. Trattenendosi “per ricordo” quella ormai usurata durante i suoi 5 anni da sindaca, avendola abbondantemente indossata al pari di un accessorio di moda. Il nuovo sindaco ha già fatto sapere che tratterrà per sé la maggior parte delle deleghe assessoriali, almeno per il momento. Secondo un primo orientamento, comunque, qualche idea sugli assessorati già ci sarebbe. Beniamino D’Augusta avrebbe Ecologia e Urbanistica. A Pino Carrabino andrebbe Cultura, Lavori pubblici e Vigili urbani. Mentre Ombretta Tringali sarebbe destinata a Pubblica istruzione e Politiche sociali. Per Rosario Costa la destinazione sarebbe Commercio, Agricoltura e Pesca. A Cosimo Cappiello spetterebbe Sanità e Sport. Di Rosario Sicari aveva già parlato in campagna elettorale come destinato all’inedito Fondi europei. Mentre Tania Patania era stata espressamente imbarcata per ultima come assessora al Porto.

Nuova giunta al nodo deleghe: Bilancio resta al capo?

Molte deleghe assessoriali di peso appaiono poco congeniali ai destinatari. Cosa che fa pensare a una collocazione temporanea, in attesa che si sviluppino gli eventi per la maggioranza consiliare. La strada del ricorso è una opzione che, se vincente, taglierebbe la testa al toro. Ma se venisse formalizzato e uscirebbe perdente, la situazione a San Biagio si complicherebbe ulteriormente per Di Mare. Già, almeno fino alla sera del giuramento, il convalescente e sconfitto Gulino gli ha negato la rituale telefonata di congratulazioni. Probabilmente alle prese con le pressioni per mantenerlo nel seggio consiliare che gli spetta di diritto, in modo da tenere le fila di una coalizione che già si sta sfaldando. Attivamente è chiaramente diretta verso il nuovo sindaco, coi buoni uffici di Carrubba. I Demoprogressisti sembrano sganciarsi da tutti, senza alcuna remora a restare opposizione

Pressioni su Gulino per restare a salvare il salvabile.

Il neo-consigliere Salvatore Serra in posa col nuovo sindaco: un segnale?

Le liste più direttamente guliniane, Nuovo patto per Augusta e Augusta 2020, hanno rispettivamente 4 e 2 seggi. I loro 6 consiglieri risolverebbero all’amministrazione i suoi problemi di tenuta, ma il mutismo telefonico del referente non promette bene. Civica per Augusta faceva parte del terzetto iniziale raccolto intorno all’ex sindaco di fine secolo, ma è già implosa. I leghisti fuoriusciti hanno fatto fronte comune con Udc e Gilet arancioni, facendo andare a braccetto i loro 2 consiglieri e isolando quello di Forza italia. L’obiettivo, neanche tanto nascosto, è quello di mettere in campo un centrodestra consiliare da andare poi a collocare proficuamente in qualche sigla nazionale. A complicare ulteriormente il problema-maggioranza, per Di Mare, è poi il profilo politico degli eletti. Al momento di presentarsi al voto, si sono dovuti giocoforza mettere sotto un unico ombrello. Ma a San Biagio molti giocano per sé, e prenderli uno per uno è più impegnativo che fare un accordo di grande respiro col leader di un gruppo. Quello che sembra certo è che, fra il giuramento nel salone municipale Rocco Chinnici e quello nell’aula consiliare Giacinto Franco, di sorprese ce ne saranno ancora molte.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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