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Quel porto non s’ha da fare, confermati i vincoli europei sulle saline

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   18:51

AUGUSTA – Quella zona naturalistica protetta che appare e scompare dalle cartografie, a seconda delle convenienze amministrative del momento. E che ora rischia di essere definitivamente cancellata dalla geografia, per l’ampliamento da 65 milioni nei piazzali del Porto commerciale di Augusta. Previsto proprio dove sopravvivono le ultime saline alla foce del Mulinello. La cui intangibilità era stabilita già nel 2017, sia come “Zona speciale di conservazione” che come “Zona di protezione speciale”. Una doppia tutela, Zsc e Zps, che l’appalto dell’Autorità di sistema portuale avrebbe “aggirato”. Grazie a mappe incomplete, dove le vasche sono stranamente sparite. Mentre poi sono regolarmente apparse negli elaborati che il Comune ha inviato al ministero dell’Ambiente, per chiedere i finanziamenti sulle saline Regina.

Vasche sparite dalla mappa per i nulla osta ambientali

L’incredibile storia di questa zona umida al centro di un “gioco di prestigio”, salta fuori il 4 aprile. A uscire dai cassetti tutte le carte è Giuseppe Schermi, consigliere comunale Diem25 ed ex assessore al Porto nella giunta 5 Stelle. Alla sua conferenza stampa nel Palazzo San Biagio ha invitato l’amministrazione, i colleghi del consiglio e il rappresentante del Comune nel Comitato di gestione dell’Adsp. Molto opportunamente non si fa vedere nessuno; in tempi di crisi e di elezioni, non è politicamente pagante mettere a rischio lavori pubblici multi-milionari. Perché, dalla documentazione illustrata con una videoproiezione, rischia davvero di essere revocato quel bando pubblicato nell’agosto 2018. Nonostante lo scorso gennaio abbia già esaurito il primo step, con l’ammissione delle offerte. Due ditte escluse però hanno fatto ricorso, rallentando l’iter. E ora è una corsa contro il tempo per fermare tutto, e impedire di cancellare una zona naturalistica protetta dall’Unione europea come Sito di interesse comunitario. L’Ente gestore è la Regione Sicilia. Che questa veste ha risposto al quesito di Schermi, sulla illegittimità di cementificare parte del sito “Saline del Porto commerciale di Augusta”.

La Regione conferma: aree protette dal 2017

L’assessorato regionale al Territorio, il 2 aprile, ha fornito “chiarimenti” che ribaltano i presupposti delle Valutazioni di incidenza ambientale favorevoli alla realizzazione dei piazzali. Il dipartimento Ambiente, infatti, conferma che dal dicembre 2017 l’area “deve essere assoggettata ai superiori vincoli” previsti dal Piano di Gestione. “Ne consegue che la Via rilasciata nel lontano 2007 debba essere interamente rivista“, evidenzia Schermi. La necessità di azzerare la vecchia autorizzazione ambientale era stata anche oggetto di una mozione, preliminarmente discussa nel maggio 2018 dalle competenti commissioni consiliari. In quella riunione, la sindaca Cettina Di Pietro aveva rivelato che “in maniera informale, in Autorità portuale, c’è stato un tavolo tecnico; in quella sede ho richiesto se fosse pervenuta qualche documentazione a tutela di questa area. Purtroppo non abbiamo avuti riscontri”.La Adsp quindi ha glissato scientemente sulla domanda del Comune, riguardante l’esistenza di vincoli già esistenti da diversi mesi?

La zona umida riappare per avere un finanziamento

Ma il decreto proteggi-saline che a Punta Cugno sembrano ignorare, non è l’unica stranezza in una pratica d’appalto iniziata sotto le precedenti gestioni. Schermi mostra l’elaborato grafico allegato a tutte le autorizzazioni ottenute, compresa quella dell’Unione europea. E in quelle carte le uniche saline evidenziate sono quelle a sud della banchine. Le altre, dove si devono fare i piazzali e costruire la stazione ferroviaria, invece sono sparite. Compaiono come semplici terreni agricoli incolti. “Così nessuno, Europa inclusa, ha avuto nulla da ridire su cementificare dove non c’è nulla”. In questo genere di pratiche le cartografie dovrebbero essere quelle fornite dal Comune, ente territoriale competente a indicare la destinazione urbanistica delle aree. Possibile che l’ufficio tecnico abbia trasmesso all’Autorità portuale un elaborato senza quella parte di saline, mentre invece appaiono regolarmente nella cartografia che il Comune ha inviata al ministero per un altro finanziamento?

Schermi: Comune e Adsp fermino l’ampliamento al porto

Schermi non si sofferma su questi “misteri” di vasche che appaiono e scompaiono, a seconda del progetto da far approvare. Va invece subito al punto:“Alla luce di tutto questo, tanto l’amministrazione comunale che l’Adsp devono immediatamente avviare il procedimento per la richiesta di revoca in autotutela delle autorizzazioni”.Come consigliere comunale avverte inoltre che “se non lo fanno loro, lo farò io direttamente”.Sottinteso, con tutte le “complicazioni” del caso. Come componente del coordinamento regionale di Diem25 è già riuscito a portare la vicenda all’attenzione di Bruxelles, attraverso un’interrogazione della europarlamentare Elly Schlein. E questo dovrebbe far suonare qualche campanello d’allarme (ovviamente nel caso ce ne fossero). Perché “cementificare 80 ettari per stendere qualche binario è difficile da far passare come giustificazione, per derogare al doppio vincolo di tutela naturalistica”. Alla foce del Mulinello si fermano migratori che vanno molto lontano. E le carte dell’appalto rischiano di prendere la stessa strada.

Giuseppe Schermi mostra la cartografia dove le saline sono sparite, aprendo la strada alle autorizzazioni ambientali
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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