Petrolchimico Priolo, Ias: scontro su impresa libera e diritto a salute ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto lunedì, 12 Agosto, 2024 19:52 PRIOLO – “Uno scenario drammatico, con importanti responsabilità dei governi nazionale e regionale”. La Cgil tira le somme della scabrosa vicenda dell’Ias Priolo, il depuratore che non depura i veleni industriali, tanto da essere stato sequestrato. Ma deve andare avanti ugualmente a colpi di decreti governativi, giustificati con un “interesse strategico nazionale“ che passa sopra il diritto alla salute delle popolazioni dell’hinterland industriale. Atti con forza di legge che secondo la Corte costituzionale svuotano il dettato della Carta a protezione dell’ambiente e dei lavoratori, per garantire prioritariamente il diritto d’impresa. Un comunicato stampa diffuso l’11 agosto dalla segreteria provinciale del sindacato, dopo che il Gip di Siracusa ha disapplicato il decreto interministeriale, sintetizza i termini di quello che si sta profilando come uno scontro epocale sul piano culturale. “All’orizzonte si profila una divergenza di vedute fra governo e magistratura, che spariglia le carte”, sottolinea il documento firmato dal segretario Roberto Alosi. Perché alla svolta ultra-liberista del centrodestra a tutti i livelli, il “Giudice delle leggi” – come lo definisce il provvedimento giudiziario firmato da Andrea Palmeri – oppone “gli articoli 9 e 41, che introducono fra i limiti invalicabili alla libera attività economica i danni alla salute e all’ambiente”. PER APPROFONDIRE: Incostituzionale legge salva Ias senza il limite alla deroga inquinanti Cgil: contingentato il tempo per affrontare la questione industriale in prospettiva eco-compatibile. Roberto Alosi. “E’ drammaticamente contingentato il tempo che rimane per affrontare gli aspetti fondamentali dell’intera questione industriale del nostro Polo, nell’ambito di una visione comune e di prospettiva futura eco-compatibile per l’intera area”, avverte il sindacato. Infatti “il legislatore si è limitato ad alzare i livelli dei Valori limite di emissione, aumentando del tutto discrezionalmente l’area di liceità del Testo unico ambientale“, ha motivato il Gip di Siracusa, quando il 31 luglio non ha autorizzato le raffinerie a usare l’impianto consortile come se nulla fosse. Perché in quel decreto interministeriale “non vi è nel caso concreto alcun obiettivo di risanamento, non essendo previsti investimenti o soluzioni tecniche in grado di risolvere la situazione di compromissione ambientale, entro il periodo di 36 mesi fissato dalla Corte costituzionale”. I dicasteri delle Imprese e della Sicurezza energetica, in una nota affidata all’Ansa il 7 agosto dai titolari Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin, fanno sapere che “hanno dato mandato all’Avvocatura dello Stato di presentare immediato appello“. Una mossa arrivata dopo che il senatore dem Antonio Nicita, un paio di giorni prima, aveva avvertito di una “interrogazione urgente” ai due ministri di Fratelli d’italia. PER APPROFONDIRE: Ias senza più limiti a picchi inquinanti, Gip solleva l’incostituzionalità Ministri Fdi ricorrono contro il Gip, senatore Pd annuncia interrogazione urgente sul depuratore. Antonio Nicita. “In Parlamento e con una nostra proposta emendativa, a suo tempo avevamo spiegato le criticità giuridiche della decretazione del governo: oggi si pone il tema urgente di comprendere come intenda operare, anche a seguito del finanziamento ultimo avanzato dalla Regione Siciliana“, scrive il parlamentare del Partito democratico. Evidenziando la complessità di una questione, che comunque non può essere costituzionalmente risolta con facili scorciatoie ai danni delle popolazioni. “C’è un tema più strategico che riguarda Ias e i suoi lavoratori, anche alla luce degli investimenti che le singole aziende stanno realizzando e per le quali stanno ricevendo le autorizzazioni”, scrive Nicita, annunciando che “avanzeremo a breve una nostra proposta”. Nella sua dichiarazione stampa, il senatore spiega che “accanto al tema irrinunciabile della tutela della salute e dell’ambiente, c’è il tema occupazionale che va coniugato con una prospettiva di diversificazione strategica dell’attività di depurazione. Sullo sfondo va posto anche il tema strategico dell’uso e del riuso delle risorse idriche, che deve acquisire una centralità strategica per tutto il polo industriale”. In sostanza, molte problematiche ma poche soluzioni concrete in vista. La Cgil lamenta che “da mesi chiediamo di sapere quali scelte di politica industriale intendono mettere in campo il governo nazionale e regionale, quale crono-programma di trasformazione nella direzione di un ecosistema industriale compatibile e tecnologicamente avanzato, all’interno di un credibile piano di rigenerazione industriale. Interrogativi lasciati ancora insoluti”. PER APPROFONDIRE: Ias sequestrato: non depurava i reflui industriali, crisi a Petrolchimico Priolo Governo aggira i diritti ambientali, Tribunale di Siracusa tira il “freno d’emergenza” della Consulta. sopra e copertina, il depuratore Ias. Mentre i Palazzi del governo cincischiano, quelli di Giustizia tirano il “freno d’emergenza”, come l’hanno definito gli stessi giudici costituzionali. “Nel caso di specie non ricorrono le condizioni descritte dalla Corte, per ritenere operante una legittima procedura di bilanciamento“, spiega il Gip. La sentenza della Consulta, infatti, fissa “le condizioni che devono essere rispettate perché la stessa possa ritenersi legittima”. In sostanza va bene l’interesse nazionale alla produzione di benzina italiana, e quello sociale a mantenere i posti di lavoro nel Meridione, ma quando c’è di mezzo la salute della gente quelle ragioni possono prevalere solo per un periodo molto limitato di tempo. Cioè quello necessario a mettersi in regola con i limiti ambientali, che comunque non può essere superiore ai 3 anni. Col decreto interministeriale del settembre 2023, che fra l’altro “non prende in adeguata considerazione la relazione tecnica negativa fornita dall’Ispra al ministero delle Imprese e del Made in Italy“, si è invece presa la scorciatoia di prescrizioni vaghe e di fatto inefficaci. Innanzitutto “l’effettiva osservanza delle misure medesime deve essere adeguatamente verificata attraverso il costante monitoraggio“, ma “il parere dell’Ispra non consente di ritenere che nel caso concreto possa avvenire”, nota il Tribunale di Siracusa. Il quale nota ancora che “non vi sono concrete misure gestionali adottabili, al fine di mitigare il rischio per la salute e per l’ambiente derivante dall’immissione di reflui industriali, in un depuratore privo di un sistema di pre-trattamento e di un sistema di convogliamento delle emissioni diffuse”. PER APPROFONDIRE: Inchiesta Ias, da inquinamento ambientale risparmi industrie per 24 milioni Interesse nazionale: genericità priva cittadini di tutele previste da leggi, direttiva e Corte europee. zona industriale (foto da Fecebook). La Corte costituzionale, “ben individuando i rischi sottesi a una disciplina caratterizzata da genericità, che sostanzialmente priva i cittadini delle tutele previste” sia dalla normativa italiana che dalla Direttiva europea 2010/75, “ha richiesto che le procedure di bilanciamento siano precedute da un’adeguata attività istruttoria“. La quale deve “tener anche conto del danno sanitario“, e quindi evidentemente “non può che essere quella prevista per il rilascio dell’Aia o del suo riesame”, senza usurpazioni accentratrici dei ministeri. Quel procedimento inoltre “deve essere imperniato sul principio di un approccio integrato alla prevenzione, al fine di evitare che approcci distinti nel controllo delle emissioni nell’atmosfera, nelle acque o nel terreno possano incoraggiare il trasferimento dell’inquinamento da una matrice ambientale all’altra”. La Consulta ribadisce pure “il principio della partecipazione effettiva dei cittadini al processo decisionale in materia ambientale, che prevede ampie forme di pubblicità, consentendo a tutti i soggetti interessati di presentare osservazioni”. Aspetti peraltro “costantemente sottolineati dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo“. PER APPROFONDIRE: Legambiente: Ias disastro ambientale annunciato, le città siano parte civile Legambiente: vicenda riportata in alveo costituzionale, ora salvare impianto coi reflui dei Comuni. foto Legambiente. Legambiente plaude alla decisione del Gip, che “ha il merito di riportare la vicenda nell’alveo della legalità costituzionale e del rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini”. Infatti, “come aveva denunciato sin dalla sua entrata in vigore, il decreto interministeriale non bilancia per niente. Al contrario, prevedendo pesanti deroghe ai limiti di idrocarburi totali, fenoli e solventi organici aromatici consente una compressione eccessiva e illegittima del diritto alla salute, in favore della iniziativa economica privata“. Così come i sindacati, pure l’associazione ambientalista pensa che ora “occorre interrogarsi sul futuro dell’impianto di depurazione, destinato al trattamento esclusivo di reflui civili“. Chiedendo “di governare con responsabilità e lungimiranza (e rispetto delle norme ambientali) questa fase di transizione”. Perciò ritiene “indispensabile attrezzarsi al più presto affinché l’Ias possa essere utilizzato per la depurazione dei reflui di Priolo, Melilli, Augusta e per il recupero a uso industriale e irriguo del refluo”. Una soluzione che l’amministrazione augustana ha però già bocciata, col benestare della stessa Regione. Già in un comunicato del 29 luglio, il sindaco Giuseppe Di Mare parlava addirittura di “tappe forzate per l’avvio dei lavori del depuratore cittadino“. Dando notizia che è stata “accolta la richiesta del Comune di avere un ruolo centrale in tutte le fasi di attuazione dell’intervento, e quindi la proposta di nominare l’ingegnere capo” dell’ufficio tecnico comunale, come Responsabile unico del progetto. Un ruolo che consentirà al suo dirigente di fiducia di “coordinare le fasi di affidamento ed esecuzione dei lavori, servizi e forniture necessari alla realizzazione dell’impianto di depurazione e delle opere connesse”. 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