“Lacrimosa” Augusta per l’addio a Marcello Giordani, tenore immortale ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto martedì, 8 Ottobre, 2019 00:44 Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021 23:23 AUGUSTA – “Marcello“. In migliaia lo hanno salutato solo così, nell’uggioso pomeriggio del 7 ottobre, dove anche il cielo sembrava portare il lutto. In quella bara uscita dalla Matrice sotto un’acquerugiola che parevano lacrime, non c’era più il grande tenore Giordani “che si faceva la foto insieme al presidente degli Stati Uniti”, come ha ricordato il suo amico Marco Stella dal pulpito. E non c’era nemmeno il parrocchiano Guagliardo che a 56 anni ancora aiutava l’officiante don Angelo Saraceno coi ragazzi di Santa Lucia, come un normale padre di famiglia. Per i tanti, tantissimi di ogni età e condizione che si sono stretti attorno la moglie Wilma e ai suoi ragazzi, Michele e Gerry, quello non era un funerale solenne col gonfalone della città: era soltanto il commosso addio a “Marcello”. La messa officiata dal parroco Angelo Saraceno e concelebrata dall’arciprete Palmiro Prisutto In Chiesa Madre i funerali commossi e partecipati. “L’amico sempre pronto a dare una mano a tutti a patto di essere trattato come uno qualunque”, ha rivelato nella sua orazione Mimmo Morello, rievocando le iniziative fatte col Kiwanis. Gli amici della prima ora e i conoscenti dell’ultimo momento se li è trovati tutti in chiesa. “C’è più gente qui di quanta ce n’era alla Turandot”, ha ermeticamente constatato Cettina Di Pietro, nella sua commemorazione resa solenne dalla fascia tricolore da sindaca. Alla fine “Marcello“, che un infarto aveva drammaticamente stroncato il 5 ottobre nella sua villa al Monte, è uscito di scena come aveva vissuto: circondato dall’amore di chi lo ha frequentato, dalla riconoscenza di chi ne ha conosciuto la grande generosità, dalla profonda stima di chi ci ha lavorato, e dall’opportunismo di chi ha approfittato della sua fama. Ma anche stavolta non avrebbe fatto distinzioni e avrebbe abbracciato tutti. Michele e Gerry Guagliardo con la mamma Wilma Ahrens e la sindaca Cettina Di Pietro. Regione, Messina visita la camera ardente al Municipio. In quella camera ardente allestita il 6 ottobre nel Municipio sono passati in tantissimi, compreso l’assessore regionale allo Spettacolo, Manlio Messina. L’amministrazione comunale ha concesso al Maestro scomparso il salone di rappresentanza splendidamente affrescato, che in origine doveva far parte del progettato teatro cittadino. Teatro quel Palazzo lo sarebbe poi diventato, ma di un’arte come la politica in grado di mettere in scena solo tragicomiche farse. Per un giorno e una notte “Marcello“ ha riportato l’arte vera fra quegli stucchi che non l’hanno mai ospitata. E’ pure stavolta non si è limitato a ricevere quel giusto tributo che in vita spesso gli hanno lesinato. “Per allestire a sue spese la Tosca, nella piazza di Augusta, non aveva avuto alcun contributo se non briciole umilianti“, si è sfogato sui social il regista Enrico Stinchelli, in un post intriso di rabbia e dolore. La camera ardente nel salone di rappresentanza del Municipio. Messa concelebrata da padre Saraceno e don Prisutto. Ma l’ultimo regalo fatto alla città dal tenore augustano, che solo la burocrazia dell’anagrafe registra come Guagliardo nato a Catania, è stata la sua messa di requiem. La grande musica ha accompagnato ogni passo della funzione, concelebrata dall’arciprete Palmiro Prisutto, dove ogni strofa prendeva forma nel cuore afflitto dei coristi prima di diventare dolente nota musicale. Però se c’è una musica e se c’è un momento che sintetizzano il lungo addio funebre di Marcello, diventato Giordani in tutto il mondo ma rimasto il Guagliardo di sempre per tutti i suoi concittadini, è quando “giorno di lacrime, quel giorno” ha inondato una Chiesa Madre gremita all’inverosimile. Il maestro Nino Manuli dirige l’ensamble di “Lacrimosa”. Manuali dirige un’ensemble siciliana in “Lacrimosa”. Mancava poco alla benedizione. Dalla navate traboccanti, dove c’era persino una squadra al completo con la divisa sociale dell’Augusta calcio a 5, si sono improvvisamente materializzati violini, viole, violoncelli e spartiti. Concertisti arrivati da tutta Sicilia e oltre si sono raccolti accanto al feretro. E sotto la direzione di Nino Manuli hanno eseguito un magistrale “Lacrimosa” di Mozart che, per qualche minuto, ha trasfigurato gli austeri banchi della Matrice nei palchi lirici del Bellini. Il lungo, lunghissimo applauso alla fine dell’esecuzione era al Maestro che non c’era più, ma omaggiava pure i Maestri che lo avevano onorato con la loro ineguagliabile arte. Tuttavia è stato il “suo” coro con le magliette nere della “Yap“, che lo ha accompagnato dal sagrato fino alla sede della sua Accademia. Il coro dell’Accademia Yap. L’addio al Maestro sotto la sede della sua Accademia Yap. Un corteo verso sud, in direzione opposta a quella tradizionale, in una via Umberto con le saracinesche abbassate per il lutto cittadino e molte vetrine listate a cordoglio. Sotto quelle finestre del civico 210, la sua magistrale interpretazione di “Nessun dorma“ è tornata a echeggiare dalle casse acustiche del carro funebre. E’ stato come se in quell’aria immortale di Puccini e nella voce che le dava vita, tante volte applaudita dagli augustani nei concerti gratuiti offerti da Giordani, ci fosse racchiusa anche l’immortalità di un ragazzo partito da una pompa di benzina e diventato un tenore commemorato persino dal Washington Post. Per questo, una volta chiuso un portellone che nessuno aveva la forza di abbassare, quando il feretro ha iniziato a muoversi, prima da uno, poi da un altro, infine da così tanti da non potersi contare, l’ultimo saluto è stato un semplice e confidenziale “ciao Marcello” che suonava quasi come un arrivederci.