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Augusta, zero positivi Coronavirus ma è caos per i test sierologici

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   14:06

AUGUSTA – Selezionata per fare lo sbandierato test sierologico sulla diffusione del Coronavirus, ha il senso civico di accettare nonostante le “camurrie” che questo potrebbe comportare, specialmente in caso di risultato infausto. Ma quando viene mandata in ospedale per il prelievo, al Muscatello cascano dalle nuvole. Ben due volte. La disavventura di Caterina (nome dì fantasia) è l’ultimo capitolo di un’epidemia che, nonostante il calo dei contagi, continua a restare emergenza: ma solo per l’improvvisazione. Proprio negli stessi giorni in cui ad Augusta le statistiche ufficiali segnano finalmente “zero” alla voce positivi, infatti, gli augustani incappano nuovamente in una macchina organizzativa messa in piedi soltanto sulla carta. Era già accaduto con i numeri verdi dove registrarsi, che squillavano a vuoto o rimpallavano l’un l’altro. Era proseguito con le quarantene diventate a tempo indeterminato, per la vana attesa del tampone liberatorio. È successo di nuovo con gli esami predisposti per calcolare il tasso di immunità nella popolazione, in vista di un prevedibile ritorno della pandemia in autunno. E stavolta non c’entrerebbe nulla l’Asp di Siracusa, che continua a far slittare lo smantellamento dei 2 reparti Covid deserti da settimane, nonostante i pericoli della zona industriale richiedano al più presto un nosocomio pienamente operativo con Chirurgia e Medicina. Questa volta a firmare l’ennesima storia di fanta-sanità è la Croce rossa italiana. Alla quale è stato affidato l’incarico di telefonare a campione per trovare i residenti da esaminare anche in questa città selezionata dall’Istat, e poi provvedere ad analizzarne il sangue. Compito che il call center incaricato ha svolto egregiamente, fissando all’1 giugno i primi appuntamenti presso la Guardia medica. Quando però i volontari si sono regolarmente presentati nel nuovo padiglione di contrada Granatello, lo hanno trovato deserto. Neanche il personale sanitario in servizio che ne sapeva nulla. E i responsabili dei servizi territoriali dell’Azienda avrebbero continuato a restarne all’oscuro pure il 5 giugno, quando il nuovo appuntamento per il prelievo è stato disdetto all’ultimo minuto e rinviato “a data da destinarsi”.

Guardia medica all’oscuro sui prelievi.

Caterina non sa se preoccuparsi o indignarsi, quando si sfoga con il cronista che l’ha rintracciata. “Avevo già letto di questi esami sierologici. Perciò ho risposto positivamente quando a fine maggio è arrivata la telefonata dal 06 55101560. Mi hanno chiesto in quale giorno ai primi di giugno, e in quale orario del primo pomeriggio preferissi fissare l’appuntamento in ospedale per il prelievo. Ma quando sono arrivata alla Guardia medica, non c’era nessuno”. Il racconto di questa augustana volenterosa prosegue sgranando tutti i corridoi che ha battuto palmo a palmo, cercando di venire a capo di un appuntamento così solennemente fissato e rivelatosi una specie di scherzo fra liceali. “Ho chiesto negli uffici adiacenti, ho girato negli ambulatori, sono salita ai piani superiori di un Muscatello dove, fino a quel momento, avevo evitato di mettere piede per paura di contagiarmi”. Niente da fare, nessuno sapeva nulla di quell’esperimento governativo che vedeva protagonista il loro presidio ospedaliero. “Mi sono recata pure alla tenda del pre-triage davanti il pronto soccorso: erano all’oscuro pure lì”. Questa surreale parodia di Indiana Jones alla ricerca del test perduto si conclude con la telefonata al numero verde 800 065510, che a sua volta cade dalle nuvole su quanto sta accadendo ad Augusta. Perché, secondo i terminali, l’efficiente macchina governativa dovrebbe già girare come un orologio. Un veloce controllo diretto, però, deve rivelare una verità diversa da quella delle “fonti ufficiali”, o presunte tali. “Così mi fissano un nuovo prelievo al 5 giugno. Ma un’ora prima di andare a presentarmi nuovamente, ricevo da un cellulare la chiamata che annulla tutto e rimanda l’appuntamento a successive comunicazioni”. Se quel provvidenziale squillo all’ultimo minuto le ha risparmiato di fare nuovamente la volontaria pellegrina ospedale ospedale, ad altri non è andata così bene.

Asp e Cri, solo problemi di comunicazione?

Secondo quanto è stato possibile ricostruire con fonti interne all’Asp, ai responsabili della sanità territoriale non sarebbe stato comunicato nulla nemmeno stavolta. Col risultato che gli straniti operatori in servizio nel nuovo padiglione hanno nuovamente dovuto dare conto e soddisfazione a quanti si presentavano per i prelievi. Quando i volontari sono diventati una processione, le telefonate alla catena gerarchica sono diventate un obbligo. Possibile che tutta questa gente si presentasse, qualcuno addirittura per la seconda volta, senza ci fosse nessuno a riceverli nella Guardia medica? Possibile. Perché le rodate Asp non c’entrano nulla. Test sierologici che la comunicazione governativa ritiene così importanti da fare gli spot tv per invogliare ad accettarli, sono stati affidati alla Cri. Che almeno per Augusta deve aver avuto qualche problema di raccordo con l’Azienda. Per due volte in una settimana. Un problema che comunque è stato indicato come già praticamente risolto, e il Muscatello si può dire già entrato a pieno titolo nella sperimentazione nazionale. Solo che il “disguido” sulla buca data ad augustani volenterosi trovati con contagocce, apre domande più complesse. Perché se a qualcuno degli esaminati viene trovato il Coronavirus, allora deve partire la procedura del tampone. Che tuttavia tocca all’Asp attivare. E se questo è il chiaro di luna, la situazione si va a complicare proprio nel momento in cui si inizia a respirare con la fase 3, e a smantellare i Covid-center. Qualcuno che ne capisce di queste cose per titoli e ruolo, fa riservatamente rilevare al cronista la singolarità della metodologia adottata per questi esami sierologici. Durante i prelievi di sangue bisognerebbe infatti contestualmente effettuare anche il tampone, da tenere in frigo e mandare in laboratorio solo in caso di positività riscontrata. Pare che in qualche fabbrica, autonomamente, stiano già facendo così. Si risparmia tempo, e si mette subito un asintomatico nella condizione di evitare contagi in casa e al lavoro. Ma se a Roma hanno deciso diversamente, ci sarà stato sicuramente qualche mega comitato scientifico che l’ha scartata. Sempre se l’hanno vagliata, ovviamente, mentre erano in cerca di un elenco telefonico per prenotare in tempo le Guardie mediche.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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