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Augusta, Stella: patto maggioranza resta anche se Tar cambia il consiglio

AUGUSTA – “La maggioranza resta questa anche se i nostri candidati non eletti vincessero al Tar“. Quando il presidente Marco Stella spegne i timori di un ribaltone politico al consiglio comunale di Augusta, il sindaco Peppe Di Mare ha appena finito la conferenza stampa insieme ai 4 capigruppo che lo sostengono. L’amministrazione uscita vincente al ballottaggio, ma in minoranza a Palazzo San Biagio, cercava una foto di gruppo coi nuovi acquisti. E il 7 dicembre l’ha ottenuta, portando davanti ai giornalisti tutti i 14 consiglieri che la faranno camminare in aula. Tuttavia non è stato semplice allestire il set per quello scatto così significativo. Nel salone Rocco Chinnici si sono presentati con più di mezz’ora di ritardo, quando già i cronisti fiutavano il primo scivolone mediatico della nuova sindacatura. Sull’intesa faticosamente raggiunta con Augusta 2020, Noi per augusta, Attivamente, Augusta coraggiosa e un pezzo di Democratici progressisti, pesava infatti il ricorso notificato nel fine settimana. Dove 8 fra i più votati nelle liste del primo cittadino, chiedono al Tribunale amministrativo di annullare la proclamazione degli eletti secondo il metodo proporzionale. E di riconoscere il premio in seggi riservato alla coalizione vittoriosa, facendo così svanire nel nulla 11 poltrone appena conquistate, 5 delle quali occupate dai nuovi supporter.

Il 10 marzo l’udienza per il premio di maggioranza.

Paolo Trigilio e Marco Niciforo.
copertina: Di Mare coi capigruppo di maggioranza.

Per molti dei recenti acquisti era già difficile spiegare ai propri elettori, ancora freschi dei veleni elettorali, come l’inattesa alleanza col “nemico” fosse davvero “necessaria per far ripartire la città. Figurarsi se avessero dovuto farlo consapevoli che l’udienza, fissata il 10 marzo davanti ai giudici di Catania, potrebbe decimarli e relegare i superstiti nell’angolo angusto della minoranza. Le assicurazioni ricevute nell’ufficio del sindaco all’ultimo momento, mentre i cronisti erano in attesa della “fatidica” conferenza stampa, alla fine devono averli convinti. E Tar o meno, Di Mare si è potuto presentare alle videocamere con Marco Niciforo (Augusta 2020) e Salvo Serra (Noi per augusta), arrivati dalla coalizione che sosteneva Pippo Gulino. Mettendo nello stesso tavolo col suo Paolo Trigilio (capogruppo di 100 per augusta e Destinazione futuro), pure Roberto Conti. Nonostante questo capogruppo delle 2 liste e mezza schierate con Massimo Carrubba, perderebbe il seggio se il ricorso venisse accolto.

Dubbi sulla regolarità dell’apparentamento.

Roberto Conti e Salvo Serrra

La dichiarazione di Stella che “l’accordo politico resterà valido anche se avremo i 14 consiglieri del premio di maggioranza“, teoricamente mette un punto fermo alle fibrillazioni. Troppi mesi separano la vitale scadenza del bilancio, dalla mina del Tar. E poi non è detto che il risultato sia così scontato a favore dei ricorrenti. Due dei 10 potenziali eletti non hanno firmato il ricorso. Il nome più pesante degli assenti è quello di Stefano Amato, fino alla vigilia delle elezioni avvocato di fiducia della coalizione Di Mare. Il legale si giustifica cavillosamente con “ragioni di etica professionale, perché ho contribuito a una parte del lavoro presentato dai colleghi”, l’avvocata Roberta Meloni e il professore Felice Giuffrè. Inoltre potrebbe comunque inserirsi dopo nel dibattimento, con un intervento a sostegno. A molti però sembra che ci siano anche altre ragioni dietro la firma mancante, dove ragioni deontologiche si intersecherebbero con scelte più politiche. Il candidato-avvocato è l’unico ad aver fatto l’accesso agli atti relativi all’apparentamento di Gulino con 2 liste di Carrubba, Attivamente e Democratici progressisti. Un allargamento della coalizione che ha bloccato in partenza il premio di maggioranza, avvenuto tuttavia in circostanze eccezionali.

Gulino e la spada di Damocle del suo aiuto al Tar.

Quando Gulino ha firmato l’accettazione per allargare la sua alleanza al ballottaggio, si trovava a combattere duramente col Covid. E quando l’assenso venne depositato al Comune, fu costretto a ricorrere a un delegato perché era in isolamento a Siracusa. Nel faldone manca però il via libera delle liste che erano con lui al primo turno. Secondo i ricorrenti, anche loro dovevano essere d’accordo a imbarcare gli avversari ancora freschi di comizi al vetriolo. Paradossalmente questa tesi potrebbe essere sostenuta dallo stesso candidato sindaco sconfitto, con una memoria di costituzione in giudizio, se decidesse di dare una lezione ai “traditori” che lo hanno scaricato per il vincitore. Stella non vuole però lasciargli maneggiare questa spada di Damocle, brandita per far saltare tutte le intese. E nonostante il premio di maggioranza azzererebbe all’amministrazione qualsiasi problema coi nuovi arrivati, dichiara che “l’accordo attuale resterà in ogni caso”. In sostanza, se il leader dell’opposizione insiste nel colpo gobbo, in aula i sostenitori del sindaco salirebbero a 18 su 24.

Il 9 dicembre la prima conferenza dei capigruppo.

a sinistra: Marco Stella nel primo consiglio

Tuttavia è facile che Gulino, smaltita la rabbia per l’inaspettato addio di Niciforo, alla fine si pieghi alla “ragion politica”. D’altronde Augusta 2020 è rimasta abbastanza compatta col suo capogruppo, come ha visivamente e verbalmente mostrato la presidente Roberta Indelicato, presente alla conferenza stampa nel salone del Municipio. Inoltre quel movimento con due piedi dentro il Palazzo può venirgli utile, per bilanciare l’influenza di Carrubba nella stanza dei bottoni. Fra l’altro i guliniani iniziano a mostrare problemi di tenuta. Sono in 7 e possono formare due gruppi consiliari, ma non tutti si sono mostrati entusiasti che a presiederli siano due esponenti di centrosinistra come Giancarlo Triberio e Milena Contento. Il 9 dicembre, alle 13, scade il termine per comunicare le aggregazioni. E Stella ha opportunamente convocato per le 15 la prima conferenza dei capigruppo. All’ordine del giorno ci sono le commissioni, e 2 presidenze potrebbero essere offerte alla minoranza. Ma quale minoranza, visto che all’opposizione ci sta anche il terzetto dei “portavoce” 5 Stelle? E quali presidenze, visto che difficilmente la maggioranza cederebbe commissioni strategiche? Se ne riparlerà fra qualche giorno, quando si capirà anche se il “tagliando” alla giunta Di Mare sarà dopo il 10 marzo. Per il momento c’è una foto di gruppo accompagnata da didascalie di circostanza, e sembra già un miracolo rispetto a due mesi addietro.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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