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Augusta marcia per la pace in Ucraina, a Palazzo la politica resta in guerra

AUGUSTA – Pace in Ucraina, un po’ meno al Comune di Augusta. Si è venata di politica la marcia contro la guerra, organizzata dall’amministrazione comunale insieme alle scuole e alle associazioni. Il 9 marzo migliaia di ragazzi sono scesi in strada per sovrapporre la loro voce a quella delle armi, in un lungo corteo che si è snodato da piazza Risorgimento fino al Municipio. Scolari e studenti di tutti gli istituti hanno sfilato alle 10 per via Umberto, con in testa il sindaco Giuseppe Di Mare, e i sacerdoti augustani in mezzo a loro come “il sale della terra”. Alcuni insegnanti hanno organizzato i bambini in falangi compatte e disciplinate, abbigliate coi colori del popolo invaso dalla Russia. I liceali hanno srotolato ben curati striscioni, come quelli dei nonni che scioperavano per il Vietnam. Altri hanno inalberato genuini manifesti fai-da-te, in un tripudio di variopinta creatività a rendere plastica la lezione che “la bellezza salverà il mondo”, ricordato al microfono da un loro compagno di studi. Una manifestazione con pochi e sintetici interventi, molta empatia per il dramma ai confini dell’Unione europea, e quel pizzico di festosità che rende evidente il senso di una società pacifica.

La Cgil polemizza sul corteo in una mattina feriale: escluso a priori il mondo del lavoro.

Lorena Crisci.

Ma la marcia per il no alla guerra, molto sentita dagli studenti e partecipata da parecchi esponenti della cittadinanza attiva, alla fine è andata impattare in qualche critica. Che nel primo cittadino in fascia tricolore non ha visto la sintesi di una città di pace, come l’ha definita Di Mare nel suo brevissimo discorso. Bensì lo ha incasellato nel ruolo di un politico di parte, che anche in questa occasione ha voluto riaffermare i suoi “distinguo”. Alla Cgil non è andata giù la decisione di un corteo mattutino in un giorno feriale, così “escludendo a priori la partecipazione di tutto il mondo del lavoro“. Una scelta che fra l’altro “ha sottratto ore preziose di studio agli alunni, perlopiù impegnati nelle prove Invalsi“. In ogni caso, “come sindacato e associazione Auser abbiamo aderito al corteo per manifestare ancora una volta il nostro dissenso alla guerra, ai fascismi e la nostra vicinanza alle popolazioni oppresse”, dichiara Lorena Crisci, segretaria della Camera del lavoro.

Stop veleni critica i palloncini liberati in aria: inascoltati su plastica dispersa nell’ambiente.

Giuseppe Di Mare

Anche Stop veleni ha avanzato qualche critica sui palloncini gialli e blu liberati in aria al termine della manifestazione, “che ha immesso inutilmente altra plastica nell’ambiente”. La portavoce Cinzia Di Modica racconta “che lo avevamo espressamente chiesto di evitare ulteriore inquinamento, che poi magari troviamo nello stomaco dei pesci”. Fra l’altro sarebbe stato un messaggio formativo aggiuntivo, alla generazione che scende in piazza per i Friday for future. Invece, forse complici le immancabili dirette social, ha prevalso la scelta del finale coreograficamente più spettacolare per le riprese video. Dall’opposizione consiliare, Giancarlo Triberio ha fatto pesare un altro esempio poco educativo: quello di usare una panchina in pietra di piazza Duomo, come un podio improvvisato per i discorsi di rito. “Si sale sopra i sedili mandando un messaggio di non rispetto delle regole e di cattivo comportamento; bastavano pochi euro per fare montare una piccola pedana”, scrive il capogruppo, in un post che ha alimentato l’ennesimo scontro fra i supporter delle opposte fazioni.

Il sindaco replica: manifestazione concordata con tutti, l’adesione era ideale.

don Giuseppe Mazzotta.

Dagli ambienti vicini a don Palmiro Prisutto, inoltre, è stato fatto notare l’invito mandato a tutti i preti di Augusta: ma non al più noto fra loro, conosciuto ovunque in Italia, comunque ugualmente presente davanti la Matrice per l’ennesima battaglia civile. Come d’altronde presente era stato quando il Comune aveva organizzato la marcia di protesta per l’Autorità portuale spostata a Catania. O come quando ha ospitato sul sagrato la veglia per i migranti bloccati al largo di Augusta dal governo gialloverde, sorvegliata a vista dalle forze dell’ordine. Il sindaco tuttavia nega l’ostracismo verso il sacerdote, scomodo persino all’arcivescovado. “Gli inviti li hanno fatti gli uffici e inviati ai parroci, non tutti i religiosi della città sono stati personalmente invitati”, puntualizza Di Mare. Che in merito alla scelta della marcia mattutina, invece di quella serale chiesta dalla maggior parte delle associazioni nell’incontro preliminare a Palazzo di città, parla di decisione concordata fra tutti: l’adesione era di natura ideale, non necessariamente fisica”. In questo modo, fra l’altro, la necessaria presenza per la perfetta riuscita era comunque garantita dalle scuole in orario di lezione.

Mangano: minoranza ignorata su tema bipartisan, si cerca scontro politico fine a sé stesso.

Il primo cittadino fra l’altro non voleva nemmeno parlare, limitandosi a presenziare proprio per evitare il rischio di attacchi strumentali dagli oppositori. Ma nella riunione di lunedì sera sono stati proprio quelli estranei alla politica, a chiedergli un intervento a nome della città. Le polemiche dalla minoranza tuttavia sono arrivate lo stesso. Se n’è fatto portavoce il capogruppo Manuel Mangano. “Quando il Comune organizza manifestazioni di questo tipo su temi bipartisan di così ampia portata, bisogna coinvolgere tutte le parti politiche: invece siamo stati avvertiti via pec, a cose già fatte”. In effetti la laconica mail si limita a comunicare luogo e ora della marcia, con la precisazione che “è stata promossa dall’amministrazione comunale in collaborazione con le varie realtà religiose e civili della città”. Il giovane consigliere c’è comunque andato, nonostante l’emarginazione dell’opposizione dalla fase organizzativa. “Così come il giorno dopo l’invasione sono andato a manifestare sotto l’ambasciata russa di Roma. Rimane però la delusione che non si voglia collaborare, proseguendo su una strada che porta inevitabilmente allo scontro politico fine a sé stesso”.

Le scelte della coscienza e quelle della cronaca.

LA NOTA: La guerra è un evento atroce, ma se l’aggressione di una superpotenza nucleare è alle porte di casa Europa, allora diventa qualcosa di tremendo. Ognuno nel suo piccolo è chiamato, come può, a impedire che le prospettive angoscianti del conflitto russo-ucraino diventino un dramma dalle proporzioni incalcolabili. Anche una marcia di studenti serve, per quanto possa essere imperfetta e ininfluente: perché è la voce, come ha detto don Giuseppe Mazzotta ai cronisti, “di chi vuole che il mondo sia il posto di tutti e la casa per tutti“. Questo avrebbe voluto e dovuto essere il reportage sulla voce di Augusta, che si levava alta e forte perché senza stonature. Ma così non è stato. E’ con grande disagio personale e travaglio professionale che, alla fine, si è scelto di dare conto pure delle sbavature. Innanzitutto perché il giornalismo non può abdicare al suo ruolo, nemmeno nei momenti difficili: altrimenti si trasforma in propaganda, sia pure animata da nobili intenzioni. Ma soprattutto perché, come scriveva lo stesso Dostoevskij a quello straordinario popolo di cultura che non si è mai meritato i tanti Putin della sua storia, “chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte“.

PER APPROFONDIRE: Russia, la guerra è solo su Tik tok. Il sociologo Pira: schiera gli influencer
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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