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Augusta, la Marina conferma i 2 pontili da 300 metri nella zona rossa Sin

Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021   23:27

AUGUSTA – I nuovi pontili della Marina dentro il porto di Augusta si faranno. Passerà qualche anno, almeno 5 secondo l’Ammiragliato. Ma due “pennelli” da 300 metri si pianteranno come lance nelle costole della rada megarese. Militarizzando di fatto una bella fetta dello specchio acqueo dove manovrano i mercantili. La conferma è arrivata durante l’audizione del contrammiraglio Andrea Cottini, alla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti ambientali riunitasi l’8 ottobre a Roma. Il comandante di Marisicilia ha confermato che lo Stato maggiore ha programmato una coppia di nuove banchine, anche se al momento “non sono ancora finanziate”. Comunque riducendo il progetto dalle 3 originariamente previste.

“Pennelli” larghi 14 metri per i nuovi pattugliatori PPX.

Quando partiranno i lavori, Augusta marittima diventerà meno scalo commerciale e più fortezza militare. I due nuovi moli, dalla larghezza di 14 metri per consentire il transito di mezzi pesanti, si protenderanno infatti perpendicolarmente agli attuali approdi lungo-costa. Andando a restringere lo spazio di manovra disponibile per il transito del naviglio civile. Il primo si svilupperà davanti la banchina “Tullio Marcon“, e sarà destinata ad accogliere le nuove unità navali della classe PPX. Si tratta di pattugliatori polivalenti di stazza superiore rispetto quelli attuali, che richiedono fondali maggiori e occupano più spazio all’ormeggio. Il contrammiraglio, infatti, ha spiegato ai parlamentari che dovranno attraccare accostati alla banchina anziché di poppa.

L’audizione di Andrea Cottini, comandante di Marisicilia.
Copertina, la banchina Minerva dell’Arsenale militare.

Moli perpendicolari alle banchine Marcon e Minerva.

Alle stesse necessità dovrà far fronte l’altro “pennello“, anch’esso di circa 280 metri, previsto in perpendicolo alla banchina “Minerva” che si trova davanti l’Arsenale. I cui fondali da 6 metri e mezzo, come la “Marcon”, risulterebbero insufficienti per le nuove navi da 300 milioni di euro l’una. Sull’argomento, è stato ascoltato dalla commissione parlamentare anche il comandante di Marinarsen, Pierpaolo Budri. Il contrammiraglio ha confermato che a quella distanza dall’attuale linea di costa, i fondali sono di poco superiori ai 10 metri. Abbastanza adeguati al pescaggio richiesto dalle unità da guerra di ultima generazione.

Marisicilia e Marinarsen escludono il dragaggio fondali.

Cottini e Budri hanno escluso che tanto la costruzione dei nuovi pontili, quanto la loro operatività, richiederanno attività di dragaggio. Ma hanno confermato che l’Ispra ha classificato come “zona rossa” i fondali proprio antistanti l’Arsenale. Cioè, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha trovato alte concentrazioni di sostanze tossiche nei fanghi sedimentati. Quelle acque fanno parte integrante delle aree a mare inserite fra i Siti di interesse nazionale. Però sulle bonifiche dei Sin non ci sono ancora tempi certi nè procedure avviate. C’è solo un tavolo di concertazione che ha ripreso lo scorso giugno, del quale la Marina fra l’altro non fa parte.

L’audizione di Pierpaolo Budri, comandante di Marinarsen Augusta.

Riservatezza su progetto e modalità di costruzione.

Ma se i militari dovranno piantare banchine da 300 metri sulla melma contaminata dai veleni industriali, quali tipi di procedure antinquinamento adotteranno? E qui la questione diventa alquanto ingarbugliata. Perché dei progetti si conoscono le intenzioni di massima, grazie all’attento monitoraggio svolto dalla Rete Peacelink. I dettagli operativi vengono invece coperti con la riservatezza che sempre circonda le decisioni della Difesa. Anche quando il “segreto” sembra essere più funzionale a contenere le proteste delle comunità cittadine, piuttosto che a proteggere informazioni sensibili. Solo che in questo caso sembra davvero reggere poco la scusa del “taci, il nemico ti ascolta”.

Legambiente: serve la Via, alterano il flusso delle acque.

“Quei lavori su un’area Sin dovranno necessariamente ottenere la Valutazione di impatto ambientale, e in quella sede vedremo come pensano di piantare dei plinti senza smuovere sedime”, commenta Enzo Parisi. Questo dirigente di Legambiente Sicilia, oltre a essere un ambientalista storico della zona, ha lavorato per lunghi anni proprio nei servizi portuali. Perciò ha cognizione di causa, quando dice che “in ogni caso quei pontili altereranno il normale flusso di ricambio delle acque fra la rada Megarese e il golfo Xifonio, con imprevedibili effetti”.

Enzo Parisi, al centro, fra Francesco Iannuzzelli e Gianmarco Catalano-

Il rischio insabbiamento e il futuro del porto Core.

O forse questi effetti sulle correnti alterate sono abbastanza prevedibili, dato che il canale del Rivelino è già visibilmente insabbiato. E qualche banchina già esistente nella base sta seguendo la medesima sorte, come è stato confermato dal vertice militare durante l’audizione parlamentare. Ma anche se una tecnologia all’avanguardia dovesse garantire sicurezza ambientale per i lavori sui fondali, resta il vero nodo di fondo: quale futuro si vuole immaginare per il porto Core di Augusta, se una bella fetta di rada portuale viene militarizzata?

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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