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Augusta: la Lega spera nel Salvini-star, le civiche sul tramonto delle Stelle

AUGUSTA – Chiusura con qualche sorpresa per le comunali di Augusta, che in ossequio a consolidata tradizione non hanno risparmiato pleonastiche passerelle di big e colpi sotto la cintura. Nel 2015 erano stati i grillini in decollo a riempire la città con le stelle del loro firmamento nazionale, per sostenere con successo l’outsider Cettina Di Pietro all’insegna del “liberiamo il Comune dalla mafia”. Appurato “ogni oltre ragionevole dubbio” che le infiltrazioni nell’amministrazione del risorto Massimo Carrubba erano solo una grossa cantonata, la vis polemica necessaria a pepare gli insipidi programmi è virata su alternative meno ingombranti. Spaziando dal sempreverde “largo ai giovani” dell’ultra-quarantenne Peppe Di Mare, all’onnicomprensivo “ho fatto tutto io” del riesumato semi-settantenne Pippo Gulino. Il tema dei migranti però non c’era mai stato, finora, nella scaletta dei comizi. Massimo Casertano ce l’ha fatto entrare il 2 ottobre, nonostante il suo profilo glamour, ospitando sul palco assolato di piazza Duomo il leader padano Matteo Salvini

Casertano isolato a Destra punta sull’effetto leader.

Matteo Salvini chiude la campagna di Massimo Casertano.
copertina: la protesta in piazza Duomo contro il leader leghista.

La presenza del Capitano ha attirato i riflettori dei media nazionali sulla candidatura-cenerentola della Lega, che gli alleati del centrodestra cittadino hanno lasciato da sola insieme al logo meramente simbolico di Diventerà bellissima. La bicicletta col movimento ad personam del governatore Nello Musumeci, regolarmente passato da Augusta per sponsorizzare il suo ex addetto all’ufficio stampa, punta a beneficiare di un effetto trascinamento del simbolo sovranista e del suo leader mediatico. In modo da supplire al traino modesto che sulla carta può assicurare una sola lista di appoggio alla sindacatura. Il risultato in città nelle ultime europee è stato molto lusinghiero per il Carroccio, e la photo opportunity di Casertano sul palco con Salvini punta proprio a ricreare quella magia. Anche se nel comizio in piazza non tutto è andato liscio. 

La solitudine leghista sulla scheda o la lancia o l’affossa.

Casertano al raduno leghista di Pontida.
(foto tratta dal profilo Facebook)

Prima l’aspirante sindaco dei leghisti se l’è presa con un’innocente web-radio per un’intervista sparita dall’archivio online di Mi sono rotto, nonostante i conduttori siano caduti dalle nuvole e dichiarato la più ampia disponibilità a rifarla. Poi ad accogliere Salvini si sono fatti trovare un folkloristico gruppetto di giovani contestatori, determinati a rovinargli la trasferta-spettacolo siciliana, “suggeritagli” dal tribunale di Catania che lo vuole giudicare sul sequestro arbitrario di naufraghi migranti. Gli innocui cartelli dal tenore “ciao Matteo sono un terrone di merda” hanno calamitato i fotoreporter, e oscurato lo stesso programma declamato da Casertano per la città. E’ però rimasto in piedi il messaggio politico di una candidatura dove alla Lega, isolata da tutti, sarà accollato per intero il risultato finale. Che in un modo o nell’altro terremoterà il centrodestra augustano.

Centrodestra senza simboli con Gulino e pezzi dem.

Comizio di apertura in solitudine per Pippo Gulino, ha poi rinunciato a quello di chiusura.

Con i Fratelli d’Italia rimasti alla finestra, e tutti gli altri intruppatisi nell’alleanza di scopo allestita da Gulino, il fu Pdl dovrà giocoforza ripartire dal risultato alle comunali se vuole dire ancora qualcosa per le successive regionali. In assenza di una propria candidatura, Forza italia e soci si sono aggregati nella coalizione-Frankenstein dell’ex sindaco riesumato dagli anni Novanta. Ma la Civica per Augusta dove si sono radunati, in caso di successo dovrà sgomitare con Augusta 2020 di tendenze dem e chiare aspirazioni di sindacatura ombra. Meno politicamente problematica appare la coabitazione con Nuovo patto per Augusta, la lista personale del candidato sindaco. Pur mimetizzata nel civismo, l’operazione nostalgia si porta perciò dietro tutte le sue irrisolte contraddizioni. In sostanza sperano che sarà il collante del potere ad appianarle. Ma se non dovessero approdare al ballottaggio, sarà un prevedibilissimo liberi tutti. 

Coalizione-nostalgia e la campagna “ho fatto tutto io”.

L’ex sindaco mentre presenta la sua candidatura.

D’altronde, la stessa campagna elettorale ha risentito della fragilità politica della coalizione-patchwork. Comizi col contagocce e sempre sul vago, visibilità nulla alle componenti dell’alleanza. Gulino ha puntato tutto sull’indiscutibile appeal personale, pur non essendo più quello degli anni ruggenti. Nelle uscite pubbliche ha rivendicato i risultati delle sue amministrazioni di fine secolo. Anche se, anagraficamente parlando, una metà dell’elettorato potrebbe averlo recepito come se parlasse della fondazione di Megara Hiblea. Dalla sua, comunque, ha una macchina elettorale rodata quando ancora c’era la Prima repubblica. Lo ha plasticamente dimostrato uno dei suoi capolista, che ha registrato la candidatura con 4 alias. Grazie ai quali sono legittimamente possibili 16 combinazioni sulla scheda, che si moltiplicano in caso di abbinamenti con la preferenza di genere.

Centrosinistra e moderati con Carrubba il “coraggioso”.

Pure Carrubba vuole tornare sulla poltrona da sindaco col sostegno di 3 liste civiche. Ma quella dei Democratici e progressisti ha avuto il bollo ufficiale di Articolouno, e di fatto è l’unica in campo che si richiama esplicitamente al centrosinistra. A controbilanciare la spinta mancina c’è la moderata Attivamente, che si era sganciata dal centrodestra appena subodorata l’anarchia regnante in quell’area. A garantire la loro coabitazione coi “compagni” è stato l’indiscutibile carisma del leader, che anche graficamente ha piazzato nel mezzo la sua lista personale. L’ha chiamata Augusta coraggiosa, e all’inizio sembrava palesemente richiamare il modello Emilia sul quale si è infranta l’ondata di destra. Invece, nel corso dell’infuocata campagna elettorale, quella denominazione ha assunto una connotazione molto più aderente alla sua etimologia. L’unico fra i candidati alla sindacatura che corre pure per il consiglio, infatti, dal palco ha imperversato contro gli avversari politici. Senza tacere nomi generalmente pronunciati sottovoce.

A vuoto l’invito a dire subito le alleanze al ballottaggio.

Carrubba a Ricostruiamola, una 3 giorni nata per costruire la sindacatura Di Mare.

Con queste comunali Carrubba si gioca il suo futuro in politica. Negli 8 anni in cui è stato tenuto scientemente inchiodato sul banco degli imputati, l’universo politico è cambiato. Il suo ritorno senza un grosso partito alle spalle è una scommessa. Perciò ha cercato di riprendersi la scena attaccando tutti a testa bassa, anche se con virulenze e toni diversi. Le bordate più pesanti le ha rivolte al suo predecessore Gulino, e ad alcuni degli alleati che lo sostengono; l’espressione più tenera è stata “telecomandato”. Alla pentastellata Di Pietro ha parzialmente restituito i veleni con cui i grillini lo bersagliano da anni. E che continuano a non risparmiargli nemmeno ora, stavolta ripagati nei comizi con “astiosi e vendicativi”. Nel discorso di chiusura campagna si è preso di punta pure Di Mare, chiedendogli esplicitamente di indicare subito con chi si sarebbe alleato al ballottaggio. Una trappola politica nella quale l’avversario non è caduto, negandogli pubblicamente la risposta. Ma che ha palesemente irritato il suo entourage, col quale il fair play non era finora mancato.

Operazione giovani per Di Mare centrista a tutto tondo.

Peppe Di Mare e i suoi 6 assessori al comizio di chiusura.

Se il sindaco di inizio Millennio vuole riprendere il bandolo da dove ha lasciato nel 2012, stavolta circondandosi di volti nuovi da addestrare alla difficile arte della sindacatura augustana, Di Mare invece vuole aprire un nuovo capitolo. E’ stato il primo a partire con la candidatura, quando il ciclone 5 Stelle scoraggiava ogni navigazione così prematura. Ha tenuto duro quando gli altri hanno fiutato un possibile cambio del vento elettorale, e iniziato a costruire coalizioni erodendogli spazi nel ceto politico. Alla fine è l’unico a essere arrivato al voto con 4 liste d’appoggio. Di cui una, Destinazione futuro, a forte vocazione giovanile. Ed è proprio ai millennials che ha puntato, cercando gli elettori uno ad uno, nello sfiancante tour necessario ad aggirare il deficit in capi-elettori. Un lavoraccio che gli ha consentito di affiancare 100 per Augusta e C’è un futuro per Augusta, alla rodata casa-madre Cambiaugusta.

Campagna ecumenica con un occhio ai Cannata di Avola.

Rossana Cannata appena eletta deputata regionale con Fi insieme a Di Mare.
Oggi è con Fdi insieme al fratello sindaco Luca, ma il legame resta .

Di Mare ha fatto una campagna definita “ecumenica”, senza spunti polemici e cercando di essere inclusiva. Ha cercato di sbiadire l’etichetta di centrodestra che si porta dietro dai tempi di Azione giovani, per proporsi come moderato a tutto tondo. Anche se molti sospettano che la sua pluriennale vicinanza coi fratelli Rossana e Luca Cannata di Avola, alla fine potrebbe indurlo a raggiungerli nelle file di Fdi se dovesse occupare Palazzo di città. Intanto però si tiene le mani completamente libere, ed è l’unico ad aver indicato tutti e 6 gli assessori. In realtà sarebbe possibile farne un settimo, senza necessità di cambiare lo Statuto del Comune. Ma pochi lo sanno, e il messaggio che passa è quello di una sua autosufficienza anche in caso di ballottaggio.

Di Pietro riprova il miracolo 2015 con la sola lista M5s.

Cettina Di Pietro sventola la bandiera regalatale da un ciclista testimonial antimafia.

Autosufficienti sono pure gli attuali occupanti del Palazzo. Per i 5 Stelle però non è una novità, e inoltre lo considerano un vanto. Anche se quest’anno, in verità, alla Casaleggio avevano auspicato nei Comuni alleanze strategiche con liste civiche. Ma Di Pietro, dopo aver sondato inutilmente la “società civile” che l’ha spalleggiata nel suo quinquennio, si è dovuta accontentare della sola lista M5s. Fra l’altro orfana di 10 consiglieri uscenti, che hanno rinunciato al secondo mandato. Stavolta la sindaca si è dovuta sobbarcare da sola il peso della campagna elettorale, avendo perso per strada moltissimi dei militanti storici. Pure Rousseau non è che gli abbia dato una grande mano. I big che qui erano di casa prima di diventare ministri, stavolta si sono tenuti alla larga. Lasciando a Giancarlo Cancelleri il compito di curarsi l’orto di casa. Solo Nicola Morra è arrivato da fuori, per aiutarla a rinverdire la vecchia narrazione di baluardo contro il malaffare. Però lo sconcertante processo di piazza, celebrato dal presidente dell’Antimafia su uno scioglimento del Comune definitivamente assolto in tribunale, alla fine ha fatto unicamente un danno all’immagine di adeguati rappresentanti delle Istituzioni.

“Ora i soldi ci sono e posso realizzare il programma”.

La sindaca durante il confronto in piazza coi genitori degli alunni disabili.

Oltre al cavallo di battaglia della #legalità secondo Blog, per mantenere la poltrona Di Pietro si è affidata ai bilanci risanati. Una campagna sintetizzabile nel “adesso ci sono i soldi per realizzare il programma del 2015“. Se avesse approfittato dell’imprevisto prolungamento del mandato causa pandemia, magari avrebbe dato concretezza al quel leit-motiv con qualche opera pubblica da esibire oggi. Invece deve sperare che il fine dissesto faccia presa, e la forza del simbolo tiri ancora. Un ottimismo indotto dalla statistica. Da quando hanno preso il Comune, i 5 Stelle non hanno perso una elezione. In città si sono confermati primo partito alle regionali, alle politiche, e persino in quelle europee che altrove davano cocenti delusioni al Movimento. Sul palco del comizio finale la sindaca è prima voluta salire da sola, agitando la bandiera siciliana. E chissà se impugnare quel vessillo, che campeggia sul portone dell’Assemblea regionale, non fosse anche un “messaggio” per il dopo.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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