Tu sei qui
Home > ERROR404.ONLINE > Augusta, Gulino “il sindaco che conosci”: snobba il Pd e “fair play” coi 5S

Augusta, Gulino “il sindaco che conosci”: snobba il Pd e “fair play” coi 5S

AUGUSTA – Si era mai visto, da che mondo è mondo, un aspirante sindaco che non ha nulla da ridire sull’amministrazione uscente che vuole soppiantare? Ancora no, almeno fino alla “storica” data del 26 agosto. Quando il riesumato Pippo Gulino ha completato la cinquina dei concorrenti alla poltrona più ambita di Augusta, con una conferenza stampa di presentazione dove non ha speso una sola parola critica contro chi occupa Palazzo di città da 5 anni. Nulla contro la sindaca Cettina Di Pietro, e niente nemmeno contro il monocolore 5 Stelle che l’ha sostenuta senza sbavature. “Non ricordo opere importanti”, si è limitato a rispondere l’ex primo cittadino degli anni Novanta. Aggiungendo che “il fair play elettorale mi impedisce di andare oltre un certo limite”. Di questo inedito “politicamente corretto”, però, non ha beneficiato il redivivo Pd. Che invece è stato bollato come un partito di cui aspetta “che si connoti e abbia una sua identità”, prima di considerarlo una forza con cui collaborare.

Con l’ex sindaco 3 liste “di centro fuori dai partiti”.

Pippo Gulino

Ad assistere impassibile a questo siluramento alla credibilità elettorale dei ricostruiti democratici c’era Milena Contento, che fino a qualche mese fa era vicepresidente dell’assemblea provinciale. Ed è tutt’ora considerata il riferimento in città del dominus siracusano Bruno Marziano. La dirigente dem non ha mosso ciglio, anche perché Gulino aveva ragione quando ha affermato che “non penso il Pd avrà una rappresentanza” nella competizione elettorale. Solo da un paio di mesi si è dotato di una segreteria, dopo anni di vacanza dovuti alla scissione di Articolouno. E il nuovo direttivo cerca ancora di capire cosa vogliono fare da grandi. Con la scadenza del 5 settembre ormai alle porte, e la riunione decisoria ancora da convocare, sarà praticamente impossibile mettere in piedi una lista concorrenziale. Senza contare che poi si aprirebbe subito il problema di dove andarla a piazzare, considerato che Massimo Carrubba si è intestato una coalizione di centrosinistra rigorosamente senza loghi. Mentre Gulino ha dichiarato che la sua alleanza “è un’aggregazione di 3 liste civiche di centro, che si pone fuori dei partiti”.

Candidatura sostenuta da Fi, Udc e fuoriusciti dalla Lega.

Inoltre, il “centrismo” guliniano è decisamente sbilanciato a centrodestra. La lista Civica per Augusta incorpora infatti un quartetto di forze politiche con poche ambiguità di collocazione. C’è Forza italia del plenipotenziario Paolo Amato, punto di riferimento dell’ex ministra forzista Stefania Prestigiacomo. C’è il movimento Amo Augusta di Andrea Timmoneri, ex coordinatore cittadino dei berlusconiani ed ex candidato di Forza Nuova. Ci sono anche gli ex dirigenti leghisti di Noi per Augusta, co-firmatari del brillante risultato dei padani augustani alle Europee. E infine ci sono reduci dell’Udc, dall’incerta consistenza elettorale ma dalla indubitabile collocazione politica. Persino nella lista più sbilanciata verso il centrosinistra, come Augusta 2020, c’è in corsa un consigliere uscente come Enzo Canigiula che si è attaccato spesso e volentieri la spilletta di Berlusconi

Il protagonismo “sofferto” di Niciforo e Augusta 2020.

Sono state queste presenze “moderate” del fu Pdl, che hanno affollato il comitato elettorale di lungomare Rossini. Ufficialmente messo in piedi in fretta e furia, dopo che lo staff si è “accorto” che la sede messa a disposizione dal simpatizzante dem Marco Niciforo non assicurava il distanziamento. Ma ufficiosamente, però, all’improvviso trasloco dell’appuntamento non sarebbe estraneo l’imbarazzo politico in cui si sarebbero trovati gli alleati forzisti nel mettere piede in casa di Augusta 2020. Considerato che è stata la regista dei nuovi assetti nella segreteria Pd, e non solo. Un protagonismo che ha fatto “soffrire” fino all’ultimo la coalizione, e che l’esperiente Gulino non ha voluto nuovamente mettere alla prova aprendo formalmente a un’intesa politica coi democratici. Per il resto l’ex sindaco ha svolto senza particolare entusiasmo il rituale della presentazione alla stampa. D’altronde, sulla sua candidatura, ha ammesso di “aver accontentato una schiera di amici che me l’hanno chiesto”.

Operazione nostalgia col Nuovo Patto per Augusta.

Davanti a un pubblico simile a un raduno delle vecchie glorie di fine Millennio, il candidato sindaco ha tenuto una conferenza stampa sul filo dell’amarcord. A cominciare dalla sua lista personale, Nuovo Patto per Augusta, che richiama esplicitamente quella degli anni d’oro. In attesa di vederne i candidati al consiglio, di nuovo al momento ha “i fenicotteri simbolo della speranza che questa città può ancora guardare al futuro”. Per il resto, l’introduzione di Gulino è stata tutta incentrata sulla nostalgia dei bei tempi che furono. Ha ricordato la sua “prima volta” del 1993, quando erano i 40 consiglieri a eleggere il primo cittadino:“In 21 ribaltarono un sistema di potere consolidato che si basava sull’immobilismo”.

“Merito mio ponte e depuratore”, ma sorvola sui debiti.

Affollata la sede elettorale per la conferenza stampa.

Gulino ha ricordato il suo lavoro dell’epoca nel far togliere i puntellamenti del terremoto, e nel ripristinare un cimitero che dopo il sisma del 1990 “ricordava quello di Sarajevo“. Ha ricordato la responsabilità che si assunse nell’aprire il viadotto sullo Xifonio, che le pastoie burocratiche tenevano inopinatamente chiuso al transito. E si è intestato il merito “di aver avviato la costruzione del depuratore, poi rimasto a metà perché la Regione non continuò a erogare i fondi”. Ovviamente non ha dimenticato le piazzette con le quali ha riqualificato molti angoli abbandonati della città, la maggior parte delle quali abbandonate a sé stesse dalle amministrazioni successive. Anche perché quegli abbellimenti, insieme a tanto altro, avevano lasciato ai successori una pila di fatture da saldare. Sui debiti-record che il Comune sta pagando dalla fine del secolo scorso, tuttavia ha sorvolato:“Non ho dietro un ragioniere”.

Nel programma priorità a nuove assunzioni al Comune.

Di cosa invece voglia fare nel Terzo millennio, non ha praticamente parlato. D’altronde, ai programmi da sbandierare non ha mai dato credito. “Si comprano alla Buffetti“, scherzava semiserio durante gli anni ruggenti. Lo slogan della campagna 2020 comprensivo di maiuscole anomale, “il Sindaco che Conosci”, riflette quella concezione che la credibilità del candidato è la migliore garanzia. Comunque, per quanto eclissatosi da un ventennio dalla vita politica, comprende che oggi come oggi “Gulino: basta la parola” potrebbe non essere sufficiente. Perciò ha rimandato a degli incontri tematici che farà con chi lo sosterrà. Grosso modo punterà su “ambiente, sanità e cultura”. E Brucoli “sarà uno dei primi interventi”. Anche perché la frazione turistica è un punto fermo di Marco Bertoni, che dovrebbe presentarsi senza la sua lista personale ma portandosi dietro i Gilet arancioni. Gulino inoltre ha scaltramente parlato di pianta organica da rimpinguare, altrimenti nessun punto del programma può essere realizzato”. Se il Comune avrà più impiegati “con concorsi o incarichi a scavalco, si vedrà poi”. Intano questa promessa vecchia scuola aleggerà nelle urne. Così come aleggerà l’ombra del cosiddetto Sistema Siracusa.

“Vittima del Sistema”: chiesti al Comune 125 mila euro.

L’ex sindaco, il primo eletto direttamente dai cittadini, non concluse il secondo mandato per guai giudiziari. Che oggi imputa a quell’intreccio fra affaristi e magistrati corrotti scoperto di recente, ma la cui attività ritiene essere parecchio antecedente a quanto finora appurato dall’inchiesta sulle toghe sporche“Ho subito dal Sistema una serie infinita di processi”, dice Gulino. Di questi “38 procedimenti” gli è rimasta una condanna passata in giudicato, che solo all’inizio dell’anno ha estinto i suoi effetti interdittivi per i pubblici uffici. Insieme a una montagna di parcelle. Esattamente per 124 mila 666 euro, e 37 centesimi. A tanto infatti ammontano le spese legali di cui ha chiesto il rimborso al Comune, pubblicate dall’Organo straordinario di liquidazione. L’Osl, dopo un lavoro certosino per capire quali onorari riguardavano cause subite per responsabilità oggettiva connessa alla carica, gli ha riconosciuto il diritto a essere rifuso di 1.800 euro. E 21 centesimi.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

Lascia un commento:

Top