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Augusta, elezioni: Carrubba vola senza più ombre, gli altri in cerca di Paci

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   14:08

AUGUSTA – E nella campagna elettorale di Augusta irruppe Nicky Paci. Quando tutti i giochi delle candidature sembravano già cristallizzati su due ex sindaci a cavallo millennio e un capogruppo consiliare di nuovo conio, come sfidanti all’uscente Cettina Di Pietro, il contendente sconfitto dalla grillina al ballottaggio 2015 ha lanciato la sua “Opa” sul centro-destra (in copertina l’abbraccio dello sconfitto alla neo-sindaca, foto dal profilo Facebook). Sfruttando l’impasse che blocca da mesi l’intesa comune fra Fratelli d’italia e Lega, l’ex assessore provinciale ha iniziato a sondare il terreno per un ritorno sulla scena delle amministrative. Mandando subito in fibrillazione quell’area centrista del “tutti dentro”, che si era raccolta intorno Pippo Gulino. Al punto che subito erano girate voci su un passo indietro dell’ex primo cittadino anni Novanta, poi seccamente smentite da fonti autorevoli riconducibili al suo “cerchio magico”.

“Procura rinuncia all’appello”, l’ex sindaco riabilitato.

Carrubba torna in primo piano e sorride delle fibrillazioni altrui.

Il popolare politico del secolo scorso, il primo piazzato direttamente dagli elettori sulla poltrona più comoda del Palazzo, quindi è ancora della partita. Nella quale, a breve, ci sarà ufficialmente anche chi gli subentrò nell’ufficio più bello del Municipio, Massimo Carrubba. Questo capro espiatorio di un’amministrazione sciolta per inesistente infiltrazione mafiosa, nell’ultimo fine settimana ha incassato la notizia della chiusura definitiva di qualsiasi coda processuale. Era già uscito assolto con formula piena, dopo aver rinunciato alla prescrizione. Ora la Procura ha rinunciato a sua volta a ricorrere in appello contro la sentenza di primo grado, facendola diventare definitiva. Su quel procedimento penale dai contorni oscuri, fino alla fine cavalcato dai 5 Stelle con toni ben oltre la normale dialettica politica, è perciò calata la pietra tombale ai sensi del Codice. Resta ancora da scrivere l’ultimo capitolo sul diario che ne racconta per i posteri la genesi storica, e le finalità ultime di un “romanzo criminale” fatto carta straccia dal tribunale, ma di questo ci sarà tempo.

Il tentativo di Paci per incollare Centro e Destra.

Già in cravatta sindacale il leghista Casertano e il meloniano Forestiere.

Chi ha poco tempo, invece, è proprio Paci. L’eterno candidato a tutto sembrava aver chiuso un accordo con Fdi, per la sindacatura del dirigente nazionale Pietro Forestiere. D’altronde il primogenito dell’onorevole Puccio era il suo vicesindaco designato, alle ultime comunali. Ma durante il lockdown, qualcosa è covato nei salotti in cui pure la politica si è rinchiusa. E neanche il tempo di riaprire tutto, con le operazioni di voto spostate a inizio autunno, che l’ex assessore della Provincia si è messo in moto per la sua seconda candidatura a sindaco. Che poi è la sua terza corsa elettorale in 5 anni, considerando la partecipazione alle regionali. Ha saltato politiche ed europee forse per mancanza di sponsor all’altezza per metterlo in lista, però evidentemente non gli mancano per le più abbordabili amministrative 2020. Perché da politico rotto a ogni navigazione elettorale, senza sostenitori di peso non si sarebbe avventurato a cercare sostegno per una sua sindacatura. Specialmente in questi tempi di grande incertezza post-epidemia. Ma chi potrebbero essere questi patrocinatori, e perché?

Ma Fi, Udc ed ex leghisti vanno verso l’ex sindaco Gulino.

Amato e l’ombra di Prestiagiacomo nell’operazione neo-centrista.

I primi “imputati” di leso status quo pre-elettorale sono Forza italia e Udc. A parole hanno sempre propugnato l’unità del centrodestra, ma nei fatti non hanno mai considerato competitive la auto-candidature arrivate da Fdi e Lega. Così, approfittando dello sbandamento da fase 3, avrebbero messo in pista il nome terzo di Paci che doveva accordare tutti. Un’idea incubata già prima del Coronavirus, che però sarebbe andata a sbattere col “no” bi-partisan dei potenziali alleati. Perciò, se forzisti e democentristi volevano una scusa per sfilarsi e andare con Gulino, ora l’avrebbero trovata. E con loro si sarebbero già accodati gli ex leghisti di Noi per Augusta. Da quegli ambienti assicurano che l’ex assessore provinciale avrebbe già rinunciato al match per impraticabilità di campo. E quindi con l’ex sindaco riesumato dal Novecento ci sarebbe già apparecchiata una grande macedonia, dai berlusconiani fino a pezzi del Pd, più tutto quello che ci sta nel mezzo. Solo che il candidato per tutto, una volta messo in pista, non è facile fermarlo con uno schiocco di dita. Così radio corridoio racconta che starebbe ancora girando col bando di arruolamento.

Fdi e Lega incartati su veti reciproci, Di Mare sorride.

Tripoli tiene stretta l’urna Pd ma firma con l’avversario Di Mare, ex Azione giovani.

A restare incartata è invece la Destra. Fdi e Lega sono irremovibili sulle proprie candidature, nessuno vuole cedere per l’altro, anche sapendo che correndo da soli non vanno da nessuna parte. Sempre che non rifaranno i loro calcoli, e si metteranno in campo per contarsi sia in vista del ballottaggio, sia per accumulare crediti coi rispettivi partiti in vista delle prossime regionali. L’area del moderatismo conservatore continua quindi a essere saldamente presidiata da Peppe Di Mare, che cerca di uscire da quell’arena parecchio affollata tentando qualche operazione trasversale. Già gli è riuscita una con l’ex consigliere “iscritto al Pd” Alessandro Tripoli. Uno degli ultimi dirigenti rimasti ai zingarettiani locali ha firmato un comunicato congiunto insieme al candidato di Cambiaugusta, nato con Azione giovani. E, cosa singolare assai secondo tutti i manuali di tecnica elettorale, il punto di convergenza è stata la definitiva riabilitazione del candidato sindaco concorrente Carrubba. Una notizia accolta “con grande soddisfazione e felicità”, e nessuno dubita sulla sincerità di entrambi. Solo che ognuno poteva esternarla per proprio conto, se non voleva che quel documento a doppia firma non venisse frainteso come un endorsement.

Il Pd dei misteri: Tripoli “firma” insieme Cambiaugusta.

Di Mare al centro dell’istrionismo moderato che seduce un pezzo di Pd.

Comunque, il comunicato congiunto diffuso l’8 giugno fornisce una spiegazione diversa dall’accordo trasversale raggiunto. “Sin dall’inizio del nostro mandato, siamo stati gli unici due ad esser rieletti dal precedente consiglio comunale, abbiamo ricevuto accuse ed additati come dei mafiosi, proprio da coloro che per natura, prima di fare simili accuse, avrebbero dovuto accertare la verità”, scrivono Di Mare e Tripoli, sia pure con lo stile comunicativo di quest’ultimoIl documento è un j’accuse verso i 5 Stelle, anche se non vengono mai espressamente nominati (non si sa mai cosa possa riservare il ballottaggio). “Tra quei ‘mafiosi’ sono finiti indistintamente tutti, sia quelli che avevano avuto una carica nel precedente consiglio sia alcuni di quelli che erano in dissenso con l’attuale maggioranza“, lamentano il consigliere e l’ex collega a San Biagio. “A chi ne ha fatto una bandiera per la propria fortuna politica (ed economica) diciamo togliete il disturbo, abbiate almeno questo sussulto di dignità”, affondano i due firmatari. Concludendo cripticamente, con tanto di esclamativo, che ” in questo caso la giustizia ha trionfato solo a metà!”.

Assoluzione piena e definitiva ma c’è chi rimesta ancora.

“Mai ci fu mafia”, Di Pietro e la maggioranza consiliare 5S ora sono orfani di argomenti.

Tuttavia, aldilà dell’operazione politica vera o presunta, quel comunicato a quattro mani bi-partisan pone una questione seria. “Oggi bisognerebbe capire il perché di tutto quello che è successo alla nostra città: chi ne ha tratto beneficio? Chi sono stati attori e comparse? Quali influenze politiche e di altri ambienti hanno spinto per decidere come indirizzare il futuro di Augusta?”. E’ una domanda che non può restare fuori dalle cabine elettorali, solo perché le problematiche post-pandemia sviano l’attenzione altrove. Le cronache passate e presenti delle varie “emergenze” insegnano che, nei momenti di crisi, c’è sempre chi ne approfitta per rimestare nel torbido. Cinque anni fa un inquinamento mafioso costruito a tavolino, che qualche “giapponese” del Blog tenta ancora di tenere in piedi con fantasiose interpretazioni del diritto prese da Wikipedia, portò all’azzeramento di un’intera classe politica. Che per quanto fosse fallimentare sotto molti profili, di fronte a certi “appetiti” forestieri sulle risorse augustane sapeva resistere meglio, rispetto agli sprovveduti neofiti con cui sono stati sostituiti. Nel 2015 ci poteva essere la scusante della buona fede, perlomeno per la stragrande maggioranza. Ora che tutto è più chiaro, tenere in piedi ancora certi teoremi suona sospetto. Molto sospetto.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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