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Augusta e la Memoria, lo Stato fa lezione al liceo: ogni male da indifferenti

AUGUSTA – “Il male, qualunque male, non prende il sopravvento se la maggioranza si oppone”. Quando Giuseppa Scaduto parla alla cittadella degli studi di Augusta, lo fa camminando in mezzo ai liceali del Megara. Ma quella che arriva loro dalla prefetta di Siracusa, è forse la lezione più importante che una scuola possa impartire. Perché alle centinaia di studenti che il 27 gennaio sono venuti per celebrare il “Giorno della memoria“, la rappresentante del Governo offre molto più di un giorno libero dai compiti in classe: a quegli adolescenti passa il testimone della Civiltà. Alle ragazze e ai ragazzi che saranno i protagonisti dell’Italia di domani, lascia in custodia “la candela che resta a rischiarare l’oscurità”. Consegna l’insegnamento che quegli anni bui – dove “Dio è morto” nei campi di concentramento nazisti – hanno lasciato all’Europa unita sorta dalle ceneri dei forni crematori:“Senza l’indifferenza della comunità, la Shoah degli ebrei non si sarebbe mai verificata”.

Il progetto della prefettura “Diritti e Libertà in Vetrina”.

La perfetta Giuseppina Scaduto fra i liceali del Megara.
Copertina, ciò che resta dei bambini deportati (museo della Shoah ad Auschwitz).

La prefetta è arrivata nell’auditorium comunale, nell’ambito del progetto “…e dopo l’odio? A Siracusa Diritti e Libertà in Vetrina. Riflessioni sulle tragedie del ‘900 e non solo”. Lo hanno messo in piedi la Prefettura insieme all’Ufficio scolastico e alla Consulta studenti. “In collaborazione con Assostampa, perché vi seguiranno professionalmente in questo percorso di ricostruzione della memoria”, ai liceali del Siracusano sono state proposte le tematiche più “forti” dell’attualità. Quelle che restano fuori dai libri di testo, nonostante siano ciò che affronteranno da cittadini maggiorenni. Il 10 febbraio esaminano “I massacri delle Foibe, perché non vogliamo dimenticare”. Il 21 marzo tocca a “Il capitale sociale, antidoto alla penetrazione mafiosa“. Il 17 aprile è la volta di “Il coraggio è fuoco, il bullismo è fumo”. Il 19 maggio si parla di Violenza sulle donne, noi non abbassiamo la guardia”. Si chiude il 2 giugno, con “Senso di comunità nella Repubblica“. Alla mano come un’insegnante benvoluta, Scaduto è tornata spesso sul concetto di “contrastare l’indifferenza”, e sulla necessità di “non girarsi dall’altra parte”. Ai ragazzi sono stati offerti esempi concreti di chi non l’ha fatto, e oggi viene ricordato come un eroe del senso di umanità.

Dalle Forze dell’ordine i racconti degli eroi per umanità.

Il commissario Gugliemo Lamagna ha raccontato del poliziotto Giovanni Palatucci, torturato e ucciso in un campo di concentramento. “Aveva sottratto centinaia di ebrei dalla deportazione e venne dimenticato dallo Stato: ma non da chi aveva salvato, sono stati loro i primi a ricordarlo e onorarlo”. Il tenente colonnello Marco Piras ha parlato del carabiniere Salvo D’Acquisto, che si fece fucilare dai tedeschi per strappare al plotone di esecuzione i civili scelti per la rappresaglia. “Un atto di eroismo istintivo, perché sentiva che era ciò che doveva fare”. Il capitano Andrea Sotgiu ha ripercorso la storia dei finanzieri di confine, che si misero ad aiutare un parroco per far scappare i perseguitati dalle leggi razziali. “Anche se siamo tenuti a eseguire un ordine, si può valutare se è illegittimo o illecito”. Il colonnello Massimo Lucca ha ricostruito l’attività del Distretto militare nel conservare le tante storie di chi ha vestito la divisa. Una di queste è quella di Saverio Di Carlo, che per non arruolarsi coi fascisti dopo l’8 settembre fu deportato 2 anni in Germania a lavorare nelle miniere dell’Organizzazione Todt. “Ci ha trasmesso valori di cui noi, oggi, abbiamo fatto beneficio”, racconta il figlio ai ragazzi che lo intervistano, nel ritirare la medaglia d’onore della Presidenza della Repubblica.

Santoro: dai banchi passa la storia che determina i fatti.

“Dai banchi di scuola passa la storia che poi determina i fatti”, è la lezione del preside Renato Santoro. Introduce come meglio non si potrebbe, lo sforzo dei suoi studenti nell’essere i veri protagonisti di questa ricorrenza 2020. Una celebrazione che vede assottigliare sempre più le fila di chi è stato testimone diretto di quella tragedia, e allargare pericolosamente quelle di chi tende a “negare”. Qualche inquietante frammento negazionista viene letto nel cortometraggio realizzato dagli stessi studenti, che intreccia immagini di Auschwitz con brani di Primo Levi, scrittore suicidatosi all’apice della fama perché da quel campo di concentramento nessuno è mai veramente tornato. Prima che la barbarie finisse di corrodergli l’anima spezzata dalla brutalità delle Ss, aveva fatto in tempo a narrare ciò che le stesse vittime per molti anni non hanno voluto nemmeno raccontare, per proteggersi da un ricordo insostenibile.

Dente: Assostampa pronta a dare il suo aiuto alle scuole.

I liceali del Megara, però, chiudono la manifestazione con musica e balletto. Nelle note e nella danza mettono un messaggio di speranza, perché ricordare serve a non ripetere gli errori del passato, ma anche ad andare oltre la disperazione che lascia ogni atto di disumanità. Fra qualche decennio saranno questi adolescenti a dover tenere viva la lezione derivante dal ricordo.“Scrisse Josè Saramago che la memoria è ciò che abbiamo”, commenta Prospero Dente, segretario provinciale dell’Associazione siciliana della stampa“Noi giornalisti ci affidiamo spesso alla memoria, per riuscire a fare al meglio il nostro mestiere. È la memoria personale, è quella delle nostre fonti, è quella della storia che continua ad insegnarci qualcosa. Essere partecipi del progetto ci responsabilizza e ci impegna ancora di più. E questo, soprattutto, perché il viaggio nella memoria si rivolge ai giovani. Sono certo che anche gli altri appuntamenti saranno una opportunità di crescita culturale e sociale. Assostampa è pronta a dare il proprio contributo in testimonianza e, anche, in ascolto di storie e racconti degli studenti”.

Duce ancora cittadino onorario, nel limbo mozione Segre

A volte la memoria non serve che affondi nel tempo, affinché i cronisti siano all’altezza di essere “storici del presente”. Stavolta basta risalire all’11 dicembre scorso, quando al protocollo del Municipio è stata depositata la mozione per accordare la cittadinanza onoraria alla senatrice di origine ebraica Liliana Segre, sopravvissuta al lager. E revocarla al duce Benito Mussolini, che ve la spedì appena tredicenne con le sue leggi razziali. Nel comune torinese di Sant’Antonino di Susa l’hanno fatto a tamburo battente, il 19 dicembre. “Ad Augusta, invece, non è stata nemmeno convocata la commissione consiliare per esaminarla”, rivela Giancarlo Triberio, capogruppo del Centrosinistra. Insieme a Franco Lisitano di Art1, e a Giuseppe Schermi di Diem25, l’aveva presentata l’indomani della marcia dei sindaci a sostegno dell’anziana parlamentare, minacciata dai rigurgiti di razzismo e antisemitismo. “Eppure la discussione in consiglio sarebbe un grande e utile esempio da consegnare ai nostri ragazzi”. Gli stessi studenti ai quali la sindaca Cettina Di Pietro, in mattinata, si era rivolta dicendo che “devono sentire la presenza dello Stato“. Uno Stato, però, che in questa città non ha ancora chiuso i conti con la Storia.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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