Augusta città-museo: collezioni ampliate e recupero delle fortificazioni CULTURA ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto martedì, 10 Novembre, 2020 23:04 Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021 18:14 AUGUSTA – “Augusta si riappropria della sua storia”. E’ racchiuso in questa sintetica osservazione di Antonello Forestiere, l’ultimo risultato dello sforzo di chi cerca nella cultura il riscatto dall’immagine della città come “terra dei veleni”. Il commento che arriva dal direttore del Museo della Piazzaforte, si riferisce alla più recente acquisizione nella collezione di cimeli militari. Si tratta di due “pietriere da braga”, recuperate e restaurate dalla Marina nei fondali immediatamente antistanti la costa dello Sbarcatore dei turchi. La coppia di cannoncini, risalenti a un periodo compreso fra il XV e il XVI secolo, verrà sistemata nell’ingresso di rappresentanza del Municipio. Il Rotary club ha provveduto alle delicate operazioni di collocazione davanti lo scalone monumentale che si apre su piazza Duomo, provvedendo anche ai supporti in metallo necessari per l’esposizione permanente. Il trasferimento ufficiale al patrimonio museale cittadino avverrà il 13 novembre, nel corso di una sobria cerimonia a Palazzo di città dove lo storico co-fondatore della raccolta darà tutti i dettagli. La Marina cede al museo due cannoni del XV secolo. Le restrizioni anti-Covid impediscono l’usuale enfasi nella consegna dei due cimeli carichi di secoli, la cui storia passata è ancora avvolta nel mistero e quella recente ricca di tribolazioni. Sono stati scoperti all’inizio del nuovo Millennio da un sub augustano, che insieme a un compagno di immersioni ha effettuato i primi rilievi. Le segnalazioni alle autorità hanno poi messo in campo il nucleo di carabinieri specializzati e la Guardia costiera. Recuperati dal basso fondale dove erano adagiati, a poche decina di metri dalla scogliera impervia, per una decina di anni sono rimasti in custodia nella base di Marisicilia. Dove è stato effettuato anche il loro restauro, secondo le indicazioni scientifiche del Museo regionale del Mare. Ultimati gli ultimi interventi di conservazione, le tenaci richieste per esporli pubblicamente sono arrivate in porto con la nuova amministrazione comunale. Armi perse dai turchi messi in fuga da San Domenico? Il direttore Antonello Forestiere con l’assessore Pino CarrabinoCopertina: la petriera da braga ceduta al Museo della Piazzaforte. Il contrammiraglio Andrea Cottini cederà i due cimeli nella mani del sindaco Peppe Di Mare, nel corso di una breve cerimonia a Palazzo di città fissata a mezzogiorno, e alla quale sono ammessi solo i giornalisti. Una consegna sobria nelle forme, ma non nei contenuti. Innanzitutto perché sarà occasione per il direttore Forestiere di approfondire gli aspetti storici delle nuove acquisizioni, con il carico di suggestivi interrogativi che le “pietriere da braga” si portano dietro. Si tratta di cannoncini di piccolo calibro, ma micidiali alla corta distanza su truppe ed equipaggi nemici. Armi adatte a dare copertura di fuoco anche uno sbarco, e qui la fantasia degli amanti di storia locale corre veloce. L’assenza di indicazioni sulla loro provenienza, infatti, non fa escludere a priori una loro origine ottomana. E il tratto di costa dove sono state rinvenute, è lo stesso che la tradizione indica come il luogo dove l’apparizione miracolosa di San Domenico impedì ai pirati turchi la loro sanguinosa scorreria. Tuttavia è più probabile che fossero il carico di una nave da trasporto, perso durante una tempesta. Ipotesi supportata dal fatto che le ricerche subacquee intorno il sito non ha portato ad alcun ritrovamento. L’assessore: si coordineranno le istituzioni culturali. Probabilmente non si saprà mai di cosa sono state testimoni secoli fa le due “pietriere da braga”. E’ più facile invece recuperare e tramandare le testimonianze della storia più recente. Quasi in contemporanea con il comunicato del sindaco sulla cerimonia con la Marina, ne è arrivato un altro dell’assessorato alla Cultura sul rilancio del Museo della Piazzaforte. “L’amministrazione comunale intende promuovere un modello di sviluppo anche attraverso una gestione coordinata delle istituzioni culturali della città, con particolare attenzione alle realtà museali che meritano la necessaria attenzione”, scrive l’assessore Pino Carrabino. Ha cominciato incontrando proprio il direttore Forestiere. “Ripartire dall’orgoglio dell’identità facendo leva sulla storia e la tradizione locale: una storia che si esprime nella raccolta del Museo della Piazzaforte, con testimonianze che illustrano dalla fondazione della città ai giorni nostri”. Hanno discusso dei nuovi spazi, più idonei di quelli al piano terra del Municipio dove ora si trovano le teche, che fra l’altro consentano di riprendersi “quella parte di collezione temporaneamente ospitata presso il Museo delle Ciminiere a Catania”. Ma l’aspetto più interessante del comunicato sono “quelle iniziative che nei prossimi mesi vedranno l’amministrazione sostenere un programma finalizzato a far conoscere la struttura museale con specifici incontri rivolti anche al mondo della scuola”. Circuito per i luoghi dello Sbarco: ci sarà Punta Izzo? L’idea dell’assessorato è quella di ”identificare alcuni siti del territorio legati a vicende storiche e ad alcuni personaggi, che si sono distinti onorando il nome della città. Con questo progetto intendiamo creare un itinerario di ampio respiro che superi i confini locali grazie anche al supporto dell’associazionismo di settore”. I luoghi della memoria dovrebbero essere quelli legati allo sbarco alleato del 1943. In particolare si pensa al recupero di una parte del sistema di batteria contraeree, che difendevano la piazzaforte. Un centro di osservazione e avvistamento, con annessa postazione di artiglieria, si trova in perfetto stato di conservazione all’interno del comprensorio scolastico del Monte. Proprio accanto dove un tempo c’erano le caserme con le sirene d’allarme, e dove ora si trova una chiesa all’aperto aperta in estate per celebrare messa e a Natale per inscenare il presepe vivente. Il restauro di questa struttura militare proprio dentro un istituto scolastico avrebbe una grande valenza educativa ai valori della pace, visto che questo periodo tragico ormai solo pochi augustani ultra ottantenni lo ricordano direttamente. Ma l’avvio di un circuito museale all’aperto sulle vestigia della Seconda guerra mondiale, non potrebbe fare a meno delle fortificazioni praticamente intatte di Punta Izzo. Dove la Marina militare vorrebbe farci un moderno poligono di tiro, e le associazioni ambientaliste un parco naturale smilitarizzato. E così potrebbe accadere che attraverso la conservazione della memoria sul passato, la politica del presente potrebbe far cambiare idea alla Difesa. Chi ha detto che lo studio della storia patria è solo un colto passatempo? 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