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Augusta, a scuola il pranzo è servito:”verdure acide e frutta marcia”

AUGUSTA – Spinaci inaciditi, banane marce, portate sgradevoli, pranzi serviti alle 14,30. E persino un tappo di bottiglia trovato nella frittata. Ad Augusta esplode la protesta dei genitori per la refezione nelle scuole comunali. A farsene portavoce è il consigliere Pd, Giancarlo Triberio, che il 14 novembre ha presentato una dettagliata interrogazione all’amministrazione. Dandone poi notizia con un comunicato, dove sottolinea che “al secondo anno di un appalto da quasi un milione di euro, e nonostante le varie segnalazioni, si assiste ad un servizio carente e scadente”. Il documento parla di fornitura che risulta inaccettabile, sia riguardo la qualità e quantità dei pasti serviti, sia per il servizio reso con ritardi nella consegna”. Un disservizio ripetuto nel tempo, con “pasti non consegnati o addirittura ‘alterati’, in palese e continua violazione degli obblighi contrattuali“. La vicenda esce adesso allo scoperto, dopo l’intervento dell’opposizione. Ma il caso era scoppiato già il 6 novembre, a seguito delle ripetute segnalazioni dei presidi. Quando all’assessorato Pubblica istruzione si era insediata la Commissione di vigilanza, con insegnanti e rappresentanti della famiglie. Una seduta dove lo stesso assessore Biagio Tribulato aveva ammesso nel verbale “le criticità dell’appalto”. Con pesanti carenze segnalati dagli stessi maestri, nonostante la ditta sta persino “migliorando rispetto all’anno scorso”.

Interrogazione urgente dopo le segnalazioni di Passanisi, presidente istituto Principe di Napoli.

Principe di Napoli, il presidente del consiglio d’istituto Fiorindo Passanisi con la dirigente Tea Sortino.
copertina: il plesso Costa 2 alla Borgata .

Triberio racconta di continue segnalazioni arrivate soprattutto “dal presidente del consiglio di istituto della Principe di Napoli, Fiorindo Passanisi, che ringrazio per la solerzia e attenzione alla tematica”. E di disservizi che “sono divenuti frequenti, gravi ed insostenibili”. Continuati addirittura “a valle della commissione ad uopo svoltasi”. Quando il 13 novembre un genitore ha segnalato all’assessorato che “mio figlio durante il pranzo ha trovato all’interno della frittata al formaggio che gli era stata consegnata, un tappo di bottiglia d’acqua”. Un episodio che si è andato ad aggiungere ai pasti regolarmente pagati ma non consegnati. O sgradevoli al punto che qualche genitore si è sentito in dovere di rivolgersi all’Azienda sanitaria provinciale. Segnalando che la figlia preferiva tornare a casa digiuna, mentre una classe avrebbe rifiutato in massa la refezione. E in effetti, la stessa Pubblica istruzioine ammette che “giornalmente sono pochi i bambini che usufruiscono del servizio”. Tanto che il giorno della Commissione di vigilanza, erano stati serviti “solo 232 pasti su 573 iscritti”. Sicuramente non si tratta di una fuga dalla refezione legata alle difficoltà economiche delle famiglie, visto che quelle indigenti pagano 1 euro e 50 centesimi, e le disagiate 2,50. Salendo via via in base all’Isee, fino al massimo di 4 euro e 40 fissato per quelle benestanti. In cambio di un pasto che secondo capitolato è composto da “primo, secondo, contorno, pane, frutta fresca e acqua”.

Triberio: si palesa una oggettiva non conformità del capitolato d’appalto da un milione di euro.

Giancarlo Triberio.

In pratica, farli mangiare a scuola converrebbe, sotto molti profili. Ma i “genitori, che non possono usufruire di un servizio dovuto”, evidentemente non si fidano. Perché, come fa notare ancora Triberio, quella carenze “inevitabilmente si ripercuotono sulla salute e nutrizione dei bambini”. Così sta “palesandosi una oggettiva non conformità nel rispetto del capitolato di appalto, riscontrabile da una affluenza sempre minore di bambini che pranzano a scuola, e addirittura classi intere che sono costretti a disertare la mensa”. Eppure quel capitolato speciale firmato dal Comune per 732 mila euro più iva – con inizio l’1 ottobre 2022 e successivi 16 mesi di servizio per 160 mila pasti complessivi – sembrava la refezione che ogni famiglia sognerebbe. Il centro di cottura doveva essere “situato a una distanza non superiore ai 20 chilometri, per salvaguardare la caratteristiche nutrizionali e organolettiche“. Per i prodotti “non sono ammesse etichettature incomplete o non in lingua italiana”, e niente alimenti Ogm. Era previsto “un menù tipo diversificato per il periodo autunno-inverno e primavera estate”, e di “utilizzare esclusivamente sale iodato nella preparazione dei pasti”. Inoltre, “il Comune richiede e promuove l’utilizzo di prodotti agroalimentari di qualità, locali e a filiera corta, di produzione biologica, tradizionali, nonché di quelli a denominazione Dop e Igp“. Persino l’olio doveva essere extravergine di oliva. E il tutto necessariamente servito “alle 12,30” nelle scuole dell’infanzia, e “alle 13” nelle primarie.

La Commissione di vigilanza denuncia spinaci e banane immangiabili nelle mense scolastiche.

Biagio Tribulato.

Tuttavia, quando la Commissione di vigilanza si insedia, non fa sicuramente una recensione stellata sui pasti a denominazione di origine certificata. “Non sono gradite le verdure cotte, l’ultima volta gli spinaci erano acidi”. “L’insegnante riferisce che l’ultima volta la frutta è arrivata marcia (banane)”. “Spesso manca la bustina di parmigiano e se arriva è di scarsa qualità”. Ma anche il servizio non è da lauta mancia. Proprio in quel giorno, una dirigente segnala via pec “per conseguenti adempimenti”, che in un plesso la consegna è avvenuta alle 13,35, in un altro alle 13,45, e in un altro ancora alle 14. “Ma spesso mi arrivano proteste per piatti arrivati in mensa alle 14,30”, aggiunge Passanisi. L’assessore Tribulato assicura di seguire la vicenda con attenzione:“I controlli sul rispetto del capitolato vengono svolti dai funzionari della Pubblica Istruzione, e girate alla direzione della mensa le segnalazioni, oltre che comunicate all’Asp per gli adempimenti conseguenziali. Tutte le segnalazioni sono opportunamente segnalate e la commissione di vigilanza, insediatasi come da verbale il 6 novembre, le ha poste al vaglio per attenzionarle”. Dopo un’ispezione dei Nas (pare sollecitata dai genitori), che hanno elevato contravvenzione per i locali maltenuti di una mensa, l’amministrazione a sua volta ha multato la ditta per i disservizi nella fornitura.

“Ma il Comune controlla davvero? Perchè non servono le sporadiche multe dal sapore simbolico”.

“Non bastano più semplici rassicurazioni verbali, o sporadiche multe alla ditta dal sapore più simbolico che sostanziale, per scoraggiare le inadempienze e per coprire evidenti e gravi disservizi”, accusa però Triberio. Il quale chiede invece “serie e risolutive azioni“. I quesiti sollevati nell’interrogazione, chiedono innanzitutto di verificare se “è stata modificata l’ubicazione del centro di cottura durante l’esecuzione dell’appalto”. Se a distanza di un anno ci siano tutte le autorizzazioni sanitarie, e se viene “osservato il regolamento in materia di tracciabilità degli alimenti”. Se le quantità distribuite nei pasti rispettino “la grammatura predisposta”. Se l’utilizzo di Dop e Igp sia effettivo. Se “è stato verificato che assolva gli obblighi di non utilizzare cibo congelato o precotti”, né di usare “conservanti o additivi chimici“. Se “sono stati effettuati controlli e verifiche presso i refettori e il centro di cottura”, e se “qualche volta siano stati “respinti quantitativi di merce non rispondenti alla caratteristiche”. Ma, soprattutto, “se è mai stato eseguito da parte dell’amministrazione un controllo con analisi del campione di pasto giornaliero”. A quest’ultima richiesta del consigliere Pd, magari si potrebbe ovviare con l’assessore “prezzemolino” che consuma il pranzo nella mensa. A giro, quotidianamente, e con tanto di immancabile diretta Facebook.

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Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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