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Punta Izzo, animali al pascolo fra i residui dei bossoli:”la Marina ci ripensi”

AUGUSTA – Mandare pecore e mucche a pascolare nell’area naturalistica di Punta Izzo. Col risultato di compromettere pesantemente uno dei pochi lembi intatti di macchia mediterranea ad Augusta, se va bene. E se va male, di contaminare con isotopi di uranio lo stesso bestiame destinato a entrare nella catena alimentare. Uno scenario che a Natura sicula, e al Comitato che si batte per la fruizione pubblica della scogliera, non è andato affatto giù. E con una diffida, indirizzata anche al Nictas, si sono messi di traverso contro l’ultima pensata della Marina. Che per “sparagnare” i costi sullo “sfalcio delle erbe”, ha pensato bene di pubblicare una manifestazione d’interesse per trovare allevatori interessati ad alimentare mandrie e greggi nei terreni a ridosso del vecchio poligono di tiro. Con buona pace della “Carta regionale dei luoghi dell’Identità e della Memoria”, del Piano paesaggistico della provincia, e del Codice dei Beni culturali.

Natura sicula e Comitato: analisi solo nell’ex poligono.

Le due associazioni ambientaliste evidenziano che “l’attività di pascolo, oggetto dell’affidamento in concessione agricola, è senz’altro idonea a pregiudicare il patrimonio naturale e la fragile biodiversità del comprensorio, considerato inoltre che nessun limite alla quantità di bestiame viene indicato nell’avviso in questione”. Ma non è solo una questione “burocratica” di vincoli. Ci sono anche spinosi interrogativi su “cosa” andranno realmente a mangiare quegli animali destinati all’alimentazione umana. “L’indagine ambientale svolta dal Cetli Nbc (Centro tecnico logistico interforze Nucleare-batteriologico-chimico, ndr) non è stata estesa al perimetro esterno al poligono, ove potenzialmente potrebbero trovarsi tracce di munizionamento e conseguente contaminazione da metalli pesanti”, scrivono Natura sicula e Punta Izzo Possibile. In quell’area, “almeno fino al 1977, le esercitazioni militari di tiro si svolgevano da terra verso il mare, con conseguente caduta dei proiettili sparati sul litorale”. Adesso è stata recintata, ma cosa il vento abbia trasportato nei terreni circostanti non è dato saperlo.

Arpa: dati incompleti per definirlo uranio naturale.

Quello che invece gli ambientalisti sanno per certo, è che l’Arpa non ha potuto escludere una contaminazione radioattiva“I dati riportati nella tabella relativa all’analita uranio non permettono di classificare come uranio naturale quello presente nei campioni sottoposti ad analisi, in quanto non sono riportate le concentrazioni degli isotopi 238U, 234U e 235U”. A certificarlo è una lettera del direttore Antonio Santamaria Sansone, un fisico con un corposo curriculum sull’argomento. Dal 2012 è iscritto “all’elenco nazionale degli esperti qualificati in radioprotezione di III grado”. Ma già dal 1992 prestava servizio “presso il Centro di riferimento regionale per il controllo della radioattività ambientale”. Strutture istituite “nel 1987 dopo la catastrofe di Chernobyl, con lo scopo di creare un pool di Laboratori continuamente inter-confrontati e aggiornati, per le misure di radioattività ambientale sia in caso di incidenti che come monitoraggio continuo di tutte le sorgenti radiogene e dei loro effetti sulla popolazione e sull’ambiente”. 

Il silenzio del Comune 5S sul comprensorio militare.

Da sinistra, Fabio Morreale (Natura Sicula) e Gianmarco Catalano (Comitato Punta Izzo),
al microfono il senatore grillino Pino Pisani durante il convegno sul parco a Punta Izzo.
Copertina, il paesaggio del comprensorio militare che si affaccia sul Golfo Xifono.

In sostanza, quello che i militari hanno trasmesso riguardo Punta Izzo non è utilizzabile per fugare le preoccupazioni degli ambientalisti. Ce ne sarebbe abbastanza per “incuriosire” l’amministrazione 5 Stelle, se non altro perché nelle campagne elettorali ha sempre ostentato posizioni massimaliste sulle tematiche ambientali. Almeno questo avrebbe dovuto spingerla ad andare in fondo alla cosa, appena la Marina ha pubblicato sull‘albo pretorio del Comune l’avviso sul “controllo della vegetazione infestante” a mezzo animali da pascolo. Invece è dall’8 marzo 2019 che il legale del Comitato ecologista, Gianmarco Catalano, attende che Palazzo di città gli dia una risposta a un’istanza su “avvio procedimenti caratterizzazione/analisi di rischio/bonifica poligono e comprensorio”. Un richiesta reiterata il 25 giugno alla sindaca Cettina Di Pietro,“nella sua qualità di massima autorità sanitaria locale“, integrata con le scarne analisi di Marisicilia e le puntualizzazioni dell’Arpa.

“Mandrie e greggi al pascolo minacciano biodiversità”.

Ora Natura sicula e Punta Izzo Possibile lanciano nuovamente l’allarme su “una soluzione che rischia di arrecare seri danni al patrimonio naturale e alla biodiversità dell’area costiera, già visibilmente offesa da decenni di antropizzazione e attività militari”. Ma, soprattutto, che potrebbe ripercuotersi sulla stessa catena alimentare. “Gli animali andrebbero a pascolare in un’area confinante con la struttura del poligono in cemento armato, dove nel 2017 i militari hanno appurato il superamento dei limiti di legge per l’elevata concentrazione di piombo e rame“, notano gli ambientalisti. Spiegando che non è “un problema di non poco conto, se si considera che le analisi del Cetli Nbc fanno esclusivo riferimento ai valori-limite previsti dalla legge per le aree militari, fino a 100 volte superiori a quelli applicabili alle aree civili”.

“Marisicilia revochi avviso come già fece 3 anni fa”.

Il comunicato diffuso dalle due associazioni ambientaliste il 9 gennaio, alla luce di quei dati della Difesa, fa notare “che se Punta Izzo fosse trattata come una comune area verde aperta al pubblico, le analisi chimiche metterebbero in luce non solo una contaminazione da piombo e rame ben più grave di quella rilevata, ma anche la presenza di altri inquinanti (come arsenico e cobalto) oltre la soglia tollerata dalla legge”. Ora chiedono alla Marina di revocare in autotutela l’avviso pubblico per preminenti motivi di sicurezza, sanitari e di tutela ambientale, sufficienti a escludere in via prudenziale lo svolgimento dell’attività di pascolo all’interno di Punta Izzo“. E ricordano che si tratta di motivi ben noti al Comando di Marisicilia, che già 3 anni fa revocò in autotutela un identico avviso pubblico, a seguito delle proteste sollevate dalle stesse associazioni”.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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