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Esattori “licenziati”, caos nei tributi comunali. Di Mare: polpetta avvelenata

AUGUSTA“Se metto insieme tutto, mi appare il profilo maleodorante di una polpetta avvelenata: ovvero di un gentile regalo che l’amministrazione uscente vuole lasciare in eredità alla successiva, sabotando e gettando nella confusione la nuova”. Peppe Di Mare torna a “riflettere” sulla ritirata grillina dal Palazzo. La quale, “sapendo che non sarà riconfermata”, starebbe adottando la vecchia tattica della terra bruciata. Una tesi che il candidato sindaco della federazione #perAugusta aveva già avanzato nell’aula consiliare. E che il 10 gennaio è tornato a proporre con un comunicato sulla vicenda del servizio tributi, interamente tornato in mano al Comune all’inizio del 2020. Una decisione che ha “un aspetto di ordine legale che lascia ampi spazi di dubbio”. E che l’ex società concessionaria, la Publiservizi di Caserta, potrebbe intuibilmente far diventare oggetto di un ricorso milionario dagli esiti incerti per le casse municipali.

Revoca Publiservizi:”Alla fine pagherano i cittadini”.

Per una città attanagliata da una crisi idrica nell’Isola che appare senza fine – dove persino i ponti della Borgata perdono pezzi e le strade al Monte restano nelle mani di nessuno per il palleggiamento di competenze con l’ex Provincia – l’intervento del capogruppo consiliare del Misto può apparire una polemica astrusa. E invece solleva un problema “che saranno i cittadini di Augusta a pagare a suon di sacrifici, errori e malgestione di tributi”. Perché, aldilà dei possibili risarcimenti per il fatto che tutto si è svolto “con una semplice comunicazione e senza il giusto preavviso“, la cosiddetta internalizzazione sta già generando il caos nell’utenza. Come d’altronde era prevedibile, considerato che la concessionaria faceva 28 ore settimanali di sportello al pubblico, mentre il Municipio solo 6 a settimana,

Il candidato sindaco:”Mancano spazi e personale”.

Inoltre, fa notare Di Mare, “non ci sono né gli spazi né un adeguato numero di personale che dovrebbe svolgere nel miglior modo possibile questo compito”. Anche perché “il processo di stabilizzazione dei lavoratori comunali (gran parte di questo settore), come annunciato, probabilmente si concluderà nei prossimi mesi; per cui si tratta a oggi di personale precario, che va formato per tutta la materia che il Comune vuole riprendere”. Già con la gestione “in house” dell’Imu, avviata durante la gestione commissariale, la macchina burocratica si era trovata alle corde. E lo è tuttora, considerato che preferirebbe seguire la strada più praticabile della “rateizzazione” per le morosità, piuttosto che quella della riscossione coattiva. Che oltre a essere più impegnativa in fatto di risorse umane, lo è anche in termini di popolarità pre-elettorale.

Un’interrogazione urgente sul dietrofront lampo.

Angelo Carpanzano, responsabile settore Tributi, con la sindaca Di Pietro:
prestato dai Vigili di Modica, ha firmato la revoca-lampo alla Publiservizi.
Copertina, il candidato sindaco Peppe Di Mare nel consiglio sul bilancio.

I 7 addetti al servizio tributi del Comune, di cui solo uno sarebbe a tempo pieno, fanno quello che possono. Infatti, “risulta ad esempio che non sono stati incassati i cosiddetti spuntisti sulle aree mercatali, e non osiamo pensare le difficoltà sulle affissioni e tanto altro”, scrive Di Mare. Che dell’intera vicenda ne ha fatto l’oggetto di un’articolata interrogazione urgente e straordinaria“. Ed è in questo documento che il candidato sindaco mostra tutta la preoccupazione, di chi ha paura di potersi ritrovare fra le mani una patata bollente preparata da altri. Citando la relazione 2016 del sovraordinato, ne riporta il passaggio in cui si sosteneva che “sarebbe impensabile una gestione dei tributi in house con riferimento all’imposizione coattiva in quanto l’ufficio non è né preparato né organizzato”. Condizioni, fa notare il consigliere d’opposizione, che da allora non hanno subito mutamenti.

Delibera del 2017 riconosceva le carenze d’organico.

Non è solo una questione di personale comunale, che non è mutato. Nè di locali adatti ad accogliere in sicurezza l’elevato afflusso d’utenza, che ancora non ci sono. E neppure di atti che si smentiscono fra loro col passare del tempo, come un atto di indirizzo del 2017 dove si affermava che “avere internalizzato la gestione dell’Imu, della Tasi, e attualmente del servizio idrico, richiede ed assorbe completamente le risorse e le dotazioni attualmente disponibili presso l’Ufficio tributi, e che non è pertanto ipotizzabile assumere anche la gestione diretta dei residuali servizi”. E’ anche una questione di programmazione:“Per quanto riguarda la riscossione coattiva, si chiede per la stessa se si sia proceduto all’acquisto di un specifico applicativo e quali eventuali atti siano stati adottati dal responsabile di settore sia dal punto di vista dell’impegno di spesa, che dell’organizzazione dell’ufficio“.

Il Comune risparmia oltre mezzo milione l’anno di agio.

In sostanza, chiede Di Mare, il Comune si è già dotato del software necessario? Con quali soldi l’ha comprato, o pensa di comprarlo? Tutto sembra alquanto affrettato. Alla Publiservizi era già scaduto l’appalto, ma continuava in proroga tecnica” dal 2017. Dal contratto originario era già stata decurtata l’Imu, che ne aveva ridotto l’agio a una cifra inferiore ai 600 mila euro annui, dal milione e passa che godeva all’inizio del rapporto col Comune. Ora l’amministrazione si è impegnata coi sindacati Cgil a tutelare i livelli occupazionali dei 3 a tempo pieno e dei 2 part-time che erano impiegati dalla concessionaria “licenziata”. Sono ancora in servizio perché c’è la riscossione pregressa da completare, poi potrebbero essere utilizzati direttamente dall’Ente attraverso una società interinale. I costi, poco sopra i 100 mila euro l’anno, sarebbero abbondantemente coperti dal risparmio sulla percentuale di riscossione percepita dalla Srl campana.

Cgil: al municipio carichi eccessivi e ore insufficienti.

Inoltre un reimpiego degli imminenti ex Publiservizi allevierebbe una situazione che al Municipio si è fatta pesante, anche sotto il profilo sindacale. Considerato che “i lavoratori degli uffici di riscossione tributi si trovano in difficoltà per l’eccessivo carico di lavoro, e per le insufficienti ore lavorative per contratto a loro assegnate”, come ha già segnalato la Camera del lavoro lo scorso 10 gennaio. “Sarebbe stata correttezza istituzionale consentire alla nuova amministrazione, da chiunque sarà formata, la possibilità di valutare soluzioni alternative senza gettare un Comune nel caos”, lamenta Di Mare nel suo comunicato. Come già accaduto con la proclamazione di un dissesto rivelatosi tanto affrettato quanto inutile, nel Palazzo 5 Stelle hanno nuovamente gettato il cuore oltre l’ostacolo. Senza immaginare le conseguenze che potrebbe ritrovarsi proprio una loro giunta-bis, o con la deliberata intenzione di “bruciare i pozzi” a chi verrà dopo?

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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