Pd di Augusta, casa nuova e vecchi problemi ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto venerdì, 12 Aprile, 2019 23:58 Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021 18:59 AUGUSTA – “Con enorme soddisfazione iscritti e simpatizzanti del Partito democratico hanno il piacere di annunciare la ripresa degli incontri all’interno della nuova sede!”. Inizia così, punto esclamativo compreso, la partecipazione di ri-nascita diffusa dal consigliere comunale di Augusta, Alessandro Tripoli. Un comunicato tuttavia “anonimo”, sia perché non firmato da alcun organo di circolo. E sia perché il mittente è sostanzialmente un semplice tesserato, ma non un rappresentante ufficiale del Pd nei banchi consiliari. A certificare l’ufficialità del documento comunque è Francesca Furfaro, già delegata all’Assemblea regionale e ora componente dell’Assemblea nazionale: di fatto, l’unica in città ad avere un titolo per parlare in nome e per conto.O Laboratorio per aggregare tutto il centro sinistra. La dirigente democratica assicura la collegialità di quanto scritto. Compresa la dichiarazione-manifesto dove si esplicita:”L’obiettivo che ci prefiggiamo è di aggregare tutte le forze di centro sinistra, puntando a far diventare il nostro circolo un laboratorio politico”. Un passaggio-chiave per leggere cosa sta accadendo nell’area politica dalla quale, prima che sorgessero le 5 Stelle, sono usciti tutti i sindaci dal dopoguerra in poi. Il Pd innanzitutto si è cercato un tetto dove “rendere concreta quella voglia di sostenerlo, così come già dimostrata dagli elettori che hanno affollato il gazebo nella giornata del 3 marzo”. Cercando in questo modo di portare in casa propria il dibattito per le amministrative del prossimo anno. Una discussione che attualmente si sta svolgendo solo nella sede di Augusta 2020, dove invece non vogliono sentire parlare di simboli di partito. Obiettivo lista forte, anche senza simbolo. “Il Pd è intenzionato a fare una sua lista forte”, dice Furfaro alla richiesta di anticipazioni sulla linea futura. E’ più possibilista, invece, sulla necessità di spendere comunque il simbolo sulla scheda elettorale. La nuova dirigenza cittadina non parte con l’idea di fare barricate sul logo, a scapito dell’intesa per una coalizione unitaria. Il problema del Pd, semmai, è chi deve parlare a nome di tutti. La dirigente nazionale anticipa“la formazione di un direttorio transitorio”, incaricato di traghettare il partito augustano “verso le primarie di circolo previste a settembre”. Fra il dire e il fare, però, ci sono di mezzo le elezioni europee. E già qui iniziano le dolenti note, per un partito che ha fatto delle divisioni correntizie un’arte inarrivabile. Alle europee in ordine sparso fra Chinnici e Giuffrida. L’eurodeputata uscente Michela Giuffrida si deve contendere le simpatie augustane con un’altra uscente, Caterina Chinnici, ex assessora regionale del governatore Raffaele Lombardo. “Abbiamo invitato in sede tutti i candidati siciliani“, spiega Furfaro, svicolando alla domanda su chi appoggerà il circolo. Perché avrà anche trovata una nuova casa questo Pd megarese, che “dopo il buon risultato di partecipazione avuto durante le primarie”, cerca di proporsi come “argine alle politiche di destra dell’attuale governo nazionale”. Ma di trovare una linea comune ancora non se ne parla. Le logiche di apparato sembrano prevalere, nonostante “la voglia di cambiamento ed una ritrovata identità, attraverso vecchi e nuovi iscritti”. Francesca Furfaro, il dirigente più “alto in grado” di un circolo senza riferimenti. Nella foto di copertina, Alessandro Tripoli nel gazebo delle primarie in piazza Fontana. Il Pd e il nodo a sinistra sul civismo no logo di Niciforo. I democratici si sono gasati della partecipazione alle primarie, andate meglio di quanto si aspettassero anche se ampiamente sotto le precedenti consultazioni. Hanno visto facce nuove e vecchi ritorni, e tanto è bastato ad avere “stimolo per rilanciare una proposta alternativa alla deludente e disastrosa esperienza amministrativa del M5s che governa la città”. Il problema è che questa “proposta alternativa” targata centrosinistra, al momento, volenti o nolenti passa da Marco Niciforo. Il quale, quando ha presentato le linea di Augusta 2020, ha detto chiaramente che punta “a una coalizione all’insegna del civismo” dove si strizza troppo l’occhio ai moderati. Quindi, niente simboli di partito che darebbero caratterizzazione identitaria all’alleanza, o (probabilmente) non se ne farà niente. Rebus primarie per la candidatura unitaria. Il fatto è che, sia dentro il Pd che nelle altre forze politiche di area, nessuno ha i numeri per dettare le condizioni agli altri. Niciforo parte in pole position, ma ha bisogno della spinta dal lato mancino per correre il gran premio del Palazzo con chance di podio. La sinistra però non può rinunciare a essere chiaramente identificabile sulla scheda, se non vuole condannarsi all’irrilevanza nelle urne. Alla fine, salvo sorpresone alle europee, non resteranno che le primarie come soluzione per una candidatura unitaria targata centrosinistra. Sempre che ognuno non voglia giocarsi le sue carte nelle urne, e cercare un’intesa al ballottaggio con numeri reali alla mano.L Santanello si rilancia come “padrone di casa”. Il Pd dei tanti capi e sottocapi, nell’attesa di trovare il bandolo della propria matassa, mette su casa pensando che sia “utile a far avvicinare tutti quei cittadini che hanno un’idea di città e di governo, diversa dall’attuale maggioranza politica che la governa”. Il comunicato diffuso da Tripoli, consigliere “iscritto al Pd” che siede nel gruppo Misto anziché in quello Centrosinistra, conclude “ricordando che i nostri appuntamenti si svolgeranno tutti i giovedì alle ore 19,30, presso i locali di via Limpetra 56”. Pare li abbia messi a disposizione Giovanni Santanello, politico di lungo corso e molti cambi di rotta. Crede che avere la chiave di quelle quattro mura in centro possano rilanciarlo come interlocutore di rango. Sperando che non ci sia un ritorno in campo dell’ex sindaco Massimo Carrubba, se prima dell’estate riesce a togliersi il fardello del processo sulle presunte infiltrazioni mafiose nella sua amministrazione. E a quel punto, sede o non sede, diventerebbero “problemi” amari. Anzi, amarissimi. 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