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Nelle statistiche “vanto” dell’Asp, Augusta è un’isola per il Covid?

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   13:14

AUGUSTA – “Poi vedremo se qua ci sono percentuali più alte o più basse del resto d’Italia”. Quando Salvatore Lucio Ficarra risponde con sicumera all’inviata Claudia Di Pasquale, il direttore generale dell’Asp forse non si accorge che riaccende i riflettori sulle rilevazioni statistiche in provincia di Siracusa. Una tematica che la puntata di Report del 6 aprile non aveva direttamente sollevato, concentrandosi sui “ritardi” nei tamponi alla Soprintendenza. Ma che per a Augusta diventa invece centrale, proprio alla luce di quella previsione quantomeno “prematura”. Perché la quadratura dei conti sui contagi lascia qualche interrogativo di troppo. A partire dai ricoverati nella corsia Covid del Muscatello, che al 7 aprile erano 9 e tutti arrivati da altre città. E di almeno 2 anziani augustani che in quel reparto sono morti, ma non sono rientrarti nel censimento Coronavirus perché negativi al primo tampone. Con i laboratori ingolfati, pare che non ci sia stato un secondo prelievo post-mortem. Anche se i deceduti sono stati avviati alla sepoltura, adottando comunque le stesse precauzioni previste per gli infetti.

Industrie e porto aperti ma fermi a 2 casi, negativi in 30.

Ad un mese dal “lockdown“, le statistiche ufficiali continuano a raccontare Augusta come un’isola appena sfiorata dall’epidemia. Con soli 2 casi di contagio accertati, fra l’altro seguiti senza particolari preoccupazioni in quarantena domiciliare. Negativi sono risultati pure la trentina di tamponi effettuati a chi è rientrato da fuori, secondo quanto ha fatto sapere la sindaca Cettina Di Pietro, durante una diretta radiofonica del 7 aprile. Eppure, con i suoi 37 mila abitanti è una città ad alto rischio demografico. Anche perché la zona industriale è tutta in attività, così come il porto commerciale e la base navale più importante del Mediterraneo centrale. Per non parlare della qualità dell’aria, che certo non gioca a favore della buona salute polmonare. L’alto tasso medio di istruzione ha sicuramente contribuito a far seguire tutte le precauzioni in modo massiccio, magari più che altrove. Ma è pure vero che diverse criticità sono segnalate dai medici di famiglia, nel far eseguire i tamponi ai sintomatici lievi.

Le procedure “selettive” per la raccolta tamponi.

Secondo quanto è stato possibile ricostruire “dal basso”, le analisi per accertare il Coronavirus vengono generalmente effettuate solo quando c’è una crisi respiratoria particolarmente apprezzabile, in termini di ossigenazione del sangue. In sostanza, restano fuori dalle statistiche tutti i malati che hanno la sintomatologia tipica del Covid-19, ma non arrivano in una fase clinica pre-critica. Per i “tamponati”, invece, la procedura segue un percorso tortuoso. I primi campioni andavano al Policlinico di Catania, poi si è affiancata Messina, infine si è aggiunto un laboratorio privato di Avola appositamente convenzionato. Quando dalle provette escono i risultati, però, questi vengono trasmessi al centro unico di raccolta approntato dall’Asp. E solo successivamente sono comunicati in periferia, per mettere in moto tutte le misure previste nei protocolli. Una procedura che ad Augusta cozza con la logica di realizzare un Covid-hospital al Muscatello.

Allargamento reparto Covid: spostata neurologia?

Il nosocomio augustano è dotato infatti di un laboratorio bio-molecolare, che utilizzato consentirebbe di avere i risultati necessari, senza bisogno di far fare tanti giri ai campioni e ai relativi referti. Secondo l’Asp non sarebbe adeguatamente attrezzato, secondo il personale in servizio invece si. E in ogni caso, c’era tutto il tempo per poter eventualmente provvedere. Invece è stato ignorato dal piano di emergenza Coronavirus, a differenza di due reparti che erano sopravvissuti ai tagli. Le ultime notizie di radio-ospedale raccontano di Neurologia senza più alcun ricoverato, che verrebbe scesa di un piano per far salire l’attuale reparto Covid. Il quale si salderebbe così con l’attuale Medicina, trasformando l’intero secondo piano del vecchio plesso in una sezione Infettivi. La riconversione dell’ex Chirurgia, con relativo allargamento, ha privato il Muscatello di due servizi fondamentali per un presidio ospedaliero strategico. E per giunta si sta ripercuotendo negativamente su tutte le altre attività superstiti.

Infettivi al Muscatello, crollano i pazienti.

I prelievi di sangue sono stati spostati nei locali dei volontari Fratres, dopo il crollo dei donatori. Si sono praticamente azzerate pure le altre prestazioni ambulatoriali, per la diffidenza dei pazienti a frequentare un ospedale Covid. Se per il Coronavirus le statistiche al ribasso possono alimentare un perplesso ottimismo, per le performance ospedaliere sono una catastrofe. Perché sono proprio quegli indici a determinarne poi la sopravvivenza, esponendo il presidio augustano alla intuibile cancellazione, nel tracollo dei conti pubblici atteso alla fine dell’emergenza. Sono preoccupazioni estremamente palpabili nell’ambiente sanitario locale, che si accompagnano a quelle di un adeguato isolamento degli infetti. Eppure, stranamente, sono praticamente ignorate dall’unico parlamentare che sia mai uscito dai ranghi dirigenziali del Muscatello.

Pisani inaugura la “globalizzazione” nelle giustificazioni.

Il senatore Pino Pisani, nella tarda serata del 7 aprile, si è nuovamente fatto sentire sulla gestione Asp. E ancora una volta, l’ex primario di radiologia ha “difeso” il direttore generale Ficarra. Mentre politica e cittadinanza attiva tornavano a invocarne la rimozione, lanciando persino una petizione online, il “portavoce 5 Stelle” a Palazzo Madama ha giustificato l’ex collega.“Ritengo che non debba essere, comunque, dimenticata la dimensione dell’emergenza che stiamo vivendo”, scrive il medico-parlamentare. Nella sua nota postata su facebook, dice che “necessita anche tenere conto delle risorse umane e professionali, tecniche e strumentali, economiche e organizzative a disposizione di quanti, sia a livello nazionale, che a livello regionale e locale si è trovato a gestire questa grave enorme tragedia sanitaria che sta interessando l’umanità intera“. E dopo aver globalizzato le responsabilità siracusane dell’Asp, si concede un “auspicio è che si faccia massima chiarezza se, nella gestione della crisi da parte della Sanità siracusana, ci sono state negligenze e condotte errate“.

Di Pietro: Critiche a Ficarra? Vicina a chi comanda.

Anche la pentastellata Di Pietro, nell’intervista in streaming a FmItalia, dice che “ognuno è responsabile di quello che dice e delle azioni che fa”. Però, come il suo ex vicesindaco ora parlamentare, su Ficara ha un’opinione alquanto giustificazionista.“Non è una difesa, ma soltanto un immedesimarsi in chi ha un ruolo di comando”. La sindaca si sofferma su“una vicinanza in questo senso”. Molto meno empatico è invece il collega di Siracusa. Francesco Italia, senza mezzi termini, ha chiesto alla Regione l’immediata rimozione del direttore generale Asp. “C’è ormai una frattura insanabile tra la città e i vertici sanitari siracusani, ed è una frattura che deve essere superata perché dobbiamo creare un nuovo clima di fiducia che ormai non c’è più”.Forse il sindaco del capoluogo è meno avvezzo a pensarsi come qualcuno che ha un “ruolo di comando”, e più attento al fatto che“i cittadini devono sentirsi tutelati e anche il personale sanitario, che gode fiducia della gente del Comune e di tutte le altre istituzioni”. 

I “dubbi” della Cgil sulle scelte per i laboratori.

A differenza dei “giustificazionisti” augustani, più sollevati che incuriositi dalle confortanti statistiche Asp sui contagi in città, il sindaco di Siracusa torna a “chiedere che si faccia chiarezza sulla gestione dei tamponi effettuati, i cui esami non arrivano o arrivano con grande ritardo“. Questa sulle analisi per il Coronavirus è una curiosità che ha pure la Cgil. Il segretario provinciale Roberto Alosi “chiede come e perché i tamponi siano stati effettuati fino a ieri da un solo laboratorio privato in provincia, con ovvi ritardi negli accertamenti di positività”. Alla stregua dei sanitari del Muscatello, il sindacato si domanda “perché non si sia ritenuto di potenziare ed attrezzare allo scopo, sin da subito, un laboratorio nelle strutture ospedaliere“. Il sindacalista pone la questione su “quali provvedimenti si siano presi o si intendano adottare, per assicurare che le strutture sanitarie private convenzionate col pubblico mettano a disposizione della sanità pubblica le loro strutture”. E’ una richiesta che somiglia molto a un “trabocchetto” dove far inciampare Ficarra, nello scontro portato fin nelle aule della Procura.

La sanità privata chiavi in mano che cerca personale.

Infatti la revisione numero 5 del Piano aziendale, trasmessa l’1 aprile alle dirigenze sanitarie e sicuramente finita in mano Cgil, indicava qualcosa di nuovo rispetto la precedente. Al secondo step, prevedeva che “la Casa di cura Villa Salus, previa sottoscrizione di apposito protocollo, si è impegnata ad attivare un centro Covid di 36 posti letto di media intensità, presso la struttura di Villa Mauritius“. Al terzo step del 15 aprile, sempre a cura della stessa società, “è prevista una ulteriore attivazione di 36 posti letto per pazienti covid a bassa complessità presso una struttura di Avola“. A prima vista l’Asp ricorre al privato perché non ce la fa, affittando posti letto sia per contagiati che per pazienti normali, “sfrattati” dai reparti dedicati alla pandemia. Per fare presto, si suppone, sceglie la strada di pagare chi offre un servizio già pronto e chiavi in mano. Ma il 7 aprile, nella casella “comunicati stampa” per le redazioni, è apparso un annuncio inusuale. Diceva che “una Casa di cura di Siracusa ha necessità di inserire 6 infermieri e 4 Oss (operatore socio-sanitario, ndr) dal 15 aprile, con contratto iniziale di 30 giorni con Ccnl Aiop“. Chi e perché offriva lavoro per un mese, col contratto collettivo della ospedalità privata?

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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