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Annunziata torna presidente Adsp e trova la grana Sic nell’appalto saline

AUGUSTAAndrea Annunziata torna presidente dell’Autorità portuale di Augusta-Catania. L’annuncio di un rientro imminente nelle sue funzioni è rimbalzato nella sede di Punta Cugno il 14 gennaio, quando si è diffusa la notizia che il tribunale del riesame ha deciso la cessazione della sospensione cautelare disposta dalla magistratura catanese nell’ambito di un’inchiesta per presunto peculato. L’avvocato salernitano, secondo quanto è circolato negli uffici portuali, dovrebbe riprendere la guida dell’Adsp già il 4 febbraio. Quando cioè si saranno esauriti i 4 mesi che i giudici hanno ritenuti sufficienti per il tipo di contestazione mossa all’indagato. Ora si attendono i tempi tecnici ministeriali per la scontata revoca del mandato al commissario Emilio Errigo, che la ministra Paola De Micheli aveva nominato il 15 ottobre scorso per far fronte ai 9 mesi di sede vacante previsti per l’interdizione disposta dal gip.

Il rientro quando Errigo aveva lanciato il “porto verde”.

Col rientro anzitempo di Annunziata si aprono nuovi scenari per le sorti della Port authority. L’ex generale della Guardia di finanza mandato a sostituirlo, infatti, nel giro di pochi mesi si è conquistato la benevolenza di ampi settori della società locale. Soprattutto di quelli particolarmente sensibili alle tematiche ambientali. Proprio in questi giorni aveva annunciato il suo piano di investimenti per “fare di Augusta e Catania i primi porti verdi di Europa“. Una programmazione tanto ambiziosa quanto innovativa rispetto all’approccio finora seguito per la politica di sviluppo portuale, orientata principalmente alla realizzazione di grandi opere strutturali. Che spesso sono apparse debordare verso una cementificazione sovra-dimensionata. E’ stato il caso delle ex saline di Punta Cugno, diventate un pasticcio dagli esiti imprevedibili.

Il ministero Ambiente inserisce le saline nelle mappe Sic.

E’ stato Giuseppe Schermi a ventilare il possibile interesse della Corte dei conti, sul bando di gara per l’ampliamento del retroporto. L’ex assessore al Porto, e attuale consigliere comunale Diem25, nella stessa mattina del 14 gennaio ha tenuto una conferenza stampa a palazzo San Biagio. Dove ha reso noto che il ministero dell’Ambiente ha ufficialmente inserito le saline di Punta Cugno nelle aree protette come Sito di interesse comunitario. Proprio le stesse vasche di coltivazione del sale che l’appalto indetto dall’Adsp voleva trasformare in piazzali per la movimentazione e lo stoccaggio dei container.

“Sotto revisione” la cementificazione delle vasche.

A fermare quei lavori da 40 milioni, che avrebbero cancellato una zona Sic inserita nell’elenco europeo di Natura 2000, non erano però state le denunce di Italia nostra. L’involontario merito era stato di una ditta esclusa dalla gara, che aveva presentato ricorso bloccando l’intero iter. A fine mese il Tar si dovrebbe pronunciare nel merito, ma nel frattempo lo scenario è radicalmente mutato. Nel piano triennale della opere pubbliche 2020-2022 della Port authority, infatti, vengono indicati come “sotto revisione” quegli ampliamenti a cui l’Unione europea aveva revocato i fondi perché considerati abnormi rispetto le previsioni del traffico marittimo.

Schermi: vincoli risaputi, ma spesi 2 milioni di euro.

Giuseppe Schermi illustra il Sic della mappa ministeriale.
Copertina, Andrea Annunziata

L’Adsp però è andata avanti con fondi propri. “Ma quello che ha destato forti perplessità su questa scelta, è che l’ha fatto dopo il 2018”, dice Schermi ai giornalisti. Spiegando che “in quella data già esisteva il vincolo sulle saline, e l’Autorità portuale era stata debitamente diffidata a non violarlo, ma si è deciso di andare avanti lo stesso“. Una testardaggine “costata 2 milioni di euro per la nuova progettazione”, disposta dopo che la vincitrice originaria Condotte aveva dichiarato fallimento. A Punta Cugno sono andati avanti come nulla fosse, aggrappandosi a cartografie dove le saline erano magicamente sparite per diventare semplici terreni agricoli. Chi le aveva fornite con “sbianchettature” considerato per negli uffici comunali dell’Urbanistica quelle vasche ci sono, tanto da essere vantate per chiedere finanziamenti ministeriali per un parco naturale?

La battaglia dell’ex assessore per bloccare la gara.

A denunciare tutto era stato sempre lo stesso Schermi, supportato da Italia nostra ma stranamente lasciato solo da un‘amministrazione grillina che faceva dell’ambientalismo massimalista la propria cifra politica. “E invece ho dovuto leggere recentemente che la sindaca Cettina Di Pietro ha definito quelle opere come vitali per lo sviluppo del porto”, lamenta il suo ex vicesindaco ora passato all’opposizione. Il consigliere Diem25 aveva anche fatto fare un’interrogazione a Strasburgo dalla parlamentare europea Elly Schlein, e grazie alla risposta ottenuta dalla Commissione era saltato fuori il gioco di prestigio con quale si era ingannata persino Bruxelles.

Il consigliere:”Ora venga accertato il danno erariale”.

“Richiederò espressamente che venga accertato il danno erariale conseguente a questa incredibile vicenda”, annuncia Schermi. Che dopo aver salvato quelle vecchie vasche per il sale da una colata di cemento e asfalto, vuole valorizzarle con un progetto di portata più ampia. Integrandole innanzitutto con un progettato parco storico-naturalistico nell’adiacente zona dell’Hangar-Idroscalo, cui inserire anche la fruizione dei forti Garsia e Vittoria per i quali è già prevista l’elettrificazione attraverso un cavo sottomarino. E poi “utilizzare la linea ferroviaria come una pista ciclabile, che collega Punta Cugno con le Migneco-Lavaggi e le saline Regina“. Il consigliere “visionario” vede anche un possibile terminal crocieristico, attraverso una banchina ad hoc proprio dove ammaravano gli idrovolanti. Nel commissario Errigo aveva trovato un interlocutore estremamente attento e interessato alle tematiche ambientali. Col ritorno di Annunziata si riprenderà a parlare di altro?

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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