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Aumento Tari 2019, i tanti dubbi sul rispetto del contratto

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   18:46

AUGUSTA “#Tari 2019, tante #conferme e nuovi #obiettivi per la #città e i #cittadini. Tutto questo senza aumentare la Tari a carico dei cittadini che, ricordiamo aver ridotto del 16 per cento tra il 2017 e il 2018″. Peccato che fra i tanti hashtag del comunicato diffuso via social dalla maggioranza 5 Stelle di Augusta, subito dopo il consiglio comunale del 29 marzo, manchi quello della piena #trasparenza sull’aumento da 400 mila euro per il servizio rifiuti.Nonché la comparazione con la tassa pagata “non in Alto Adige, bensì nei comuni della provincia”. Dove, come fa notare in aula Peppe Di Mare, a parità di superficie“un negozio di scarpe a Siracusa paga 444 euro, a fronte dei 1.234 di Augusta; un’associazione culturale ne salda 308 nel capoluogo, contro gli 808 in città“. E“uno studio professionale augustano ne sborsa 722, quando uno siracusano ne versa 353”. Differenze che “sono più evidenti a Melilli e Solarino“, aggiunge il capogruppo del Misto.

Ma a destare le perplessità dell’opposizione è soprattutto la metodologia per determinare i costi dell’appalto. Che l’amministrazione (o meglio, i funzionari presenti) non è in grado di spiegare senza lasciare qualche dubbio. Come accade coi dettagliati rilievi di Giuseppe Schermi. Il consigliere Diem25 quel contratto lo conosce bene, perché portato in dirittura d’arrivo quando era vicesindaco nella giunta grillina. Ora pone la questione del perché si aumenta il corrispettivo dovuto dal Comune, quando la ditta non avrebbe adempiuto a tutte le previsioni contrattuali. Schermi ricorda che il porta a porta è partito nel 2016 solo in alcune zone, però la rata venne pagata per intero. L’amministrazione “ha calcolato in credito 5.500 ore lavorative, ma ne ha riscosse solo 3 mila in compensazione; però non si sa come sono state utilizzate. Inoltre il contratto prevede 21 compattatori a metano, da impiegare entro 2 anni dalla firma; la proroga è trascorsa e i mezzi sono ancora i diesel euro 6″.

L’onere di replicare a verbale se lo sobbarca il dirigente Ecologia, Edoardo Pedalino. L’ingegnere, con voce stentata, assicura che “nessuna ora è stata regalata alla ditta; il monte disponibile è stato utilizzato per la distribuzione e lo svuotamento straordinario dei mastelli“. A riprova “c’è una fitta corrispondenza”. Che tuttavia, osserva il consigliere interrogante, “non ha prodotto atti formali“. Strano, nota Schermi dopo i lavori d’aula, che gli amministratori della#legalità leguleia quando c’è da “negarmi l’uso della sala comunale per una conferenza stampa sull’ambiente”– o la gestione dell’auditorium all’unico concorrente Marcello Giordani“riduca il servizio previsto da un appalto da 42 milioni senza una delibera, o pubblicazioni all’albo pretorio”.

Eppure il Comune la sua parte del contratto la rispetta eccome. Compreso l’adeguamento Istat del 5 per cento dopo il primo anno di servizio, e del 7 per quello successivo. Una revisione sul piano formale ineccepibile, ma decisamente vantaggiosa per il contraente. Considerato che nel 2017 e nel 2018 l’inflazione ufficiale è un filo sopra l’1 per cento, come qualunque acquirente di Bot si è potuto rendere conto. Nei 300 mila euro in più concessi alla ditta c’è anche un “allargamento del porta a porta in zone attualmente servite dai cassonetti”, che in aula non sono meglio precisate.

Fra costi che diminuiscono, altri che crescono e servizi che si aggiungono, l’aumento Tari 2019 arriva a 400 mila euro. Che il Comune carica per intero su industrie, caserme e distributori. Pompe di benzina a parte, gli altri due tartassati hanno mezzi per resistere a un’imposizione che potrebbe esorbitare i limiti massimi fissati per legge. Lo teme Giancarlo Triberio. “Se il Comune si mette nelle condizioni di perdere un ricorso domani pur di avere oggi un vantaggio politico, questi aumenti li pagheranno i cittadini negli anni a venire”,fa osservare il capogruppo del Centrosinistra. Considerato che il costo del servizio deve essere coperto per intero dai contribuenti, a prescindere dagli errori.

Il dubbio che a fronte di esborsi certi ci siano incassi incerti viene pure ad Angelo Pasqua. Così il consigliere di Attivamente chiede se la Marina ha poi versato quel milione di euro che l’amministrazione si era vantata di aver recuperato. Gli risponde Giuseppe Canto, spiegando che l’ammiragliato aveva prima tentato un ricorso. Ma“quando si sono resi conto che stavano andando a sbattere contro un iceberg”, sono arrivati a più miti consigli accordandosi per una transazione. Che finora ha prodotto 189 mila euro di introiti. “Ma si sono impegnati a saldare entro il 31 dicembre”,comunica l’assessore al Bilancio.

“Parlano le bollette, si mente consapevolmente”, taglia corto la sindaca Cettina Di Pietro, prima di lasciare le spiegazioni tecniche all’assessore Danilo Pulvirenti. Le perplessità avanzate da Schermi – “si presentano offerte stringenti che intanto scoraggiano offerte esterne e poi vengono modificate in corso d’opera” – devono albergare anche nella maggioranza. Anche perché l’ex della giunta grillina ritiene “legittimo pensare che ci saranno ricorsi per tassazione derivante da categorie non omogenee, in grado di provocare buchi di bilancio”. Eventualità che metterebbe in campo la Corte dei conti. Così, Vittorio Meli se ne va prima della votazione. E Marilena Russo si limita a leggere il verbale della commissione consiliare che presiede. Un testo scritto lo legge anche il capogruppo M5S Mauro Caruso, che cerca di aggirare l’ostacolo dei rilievi tecnici avanzati dalla minoranza, buttandola in politica. “Il compito dell’opposizione è quello di disinformare su quello che funziona”, sentenzia. Ma la raccolta rifiuti funziona davvero per quanto la si paga?

Giuseppe Schermi, consigliere Diem25 ed ex assessore della giunta M5S, esprime molte perplessità sul rispetto delle clausole contrattuali
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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