Augusta, c’è chi dice No al mini Parlamento e chi usa il Si per le comunali ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto domenica, 13 Settembre, 2020 01:12 AUGUSTA – C’è chi dice No, come aveva già fatto a prescindere da chi stava al governo. E c’è chi ora dice Si, solo perché il bollino sulla riforma costituzionale ce l’hanno messo gli amici di partito. Anche ad Augusta si sono resi visibili i comitati per il voto referendario del 20 e 21 settembre, rispecchiando in pieno le contraddizioni che hanno accompagnato la legge sul taglio dei parlamentari. I due fronti contrapposti hanno scelto il 12 settembre per scendere in strada a spiegare le loro ragioni. Gli affezionati alla Carta che ha assicurato 70 anni di democrazia e pace sociale, hanno allestito il loro banchetto in una piazza Duomo scaldata dal sole del mattino. Chi invece vuole un Parlamento di pochi, ha montato il gazebo serale in una piazza Fontana con lo sfondo di tuoni e fulmini temporaleschi. Le due iniziative hanno mostrato “fotograficamente” le ambiguità di chi vuole cambiare le regole del gioco democratico a colpi di slogan populistici. Infatti, mentre a spiegare le ragioni del No c’erano solo militanti della sinistra eterogenea con un cartello no-logo, la propaganda per il Si è stata sovrapposta a quella dei 5 Stelle per amministrative di ottobre. Manifesto elettorale per Di Pietro sovrasta quello del Si. Il manifesto della sindaca grillina Cettina di Pietro che domina il gazebo montato per il voto referendario, ha “spiegato” meglio di qualsiasi volantino lo scopo di una riforma che lo stesso Movimento aveva drasticamente bocciato quando l’aveva proposta Matteo Renzi. Salvo poi riproporla, sostanzialmente tal quale, appena si è installato a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte. Il presidio augustano, con la sfrontata strumentalizzazione del referendum costituzionale a servizio della campagna per le amministrative, rappresenta la cifra di un preciso approccio alle istituzioni: occuparle con la semplicistica narrazione di un cambiamento popolare e poi adattarle a uso e consumo di una élite al comando. Quanto intravisto alla Fontana non è stato uno scivolone dei candidati locali, alla ricerca della visibilità perduta nelle piazze dopo essere rimasti asserragliati a Palazzo per un quinquiennio. Copertina, il banchetto del No in piazza Duomo: Salvatore Santaera, Giacomo Tarico, Lorena Crisci, Giuseppe Cannavà, Nicola Candido. Foto sopra: il gazebo 5S per il Si a piazza Fontana Pasqua, 5S: contro riforma tante fake news ad arte. “Banchetti e punti informativi in tutta la Sicilia in questo weekend per spingere il Sì al taglio dei parlamentari”, era stato annunciato da un comunicato diffuso l’11 settembre dal gruppo 5S all’Assemblea siciliana. L’ufficio stampa aggiungeva inoltre che “l’occasione di incontrare in piazza i cittadini servirà anche a raccontare l’attività svolta dai portavoce M5s nelle istituzioni e le iniziative di risparmio di costi della politica messe in campo in questi anni dal Movimento“. Il referendum, in sostanza, diventa la scusa per rilanciare il partito dopo le cocenti delusioni delle più recenti tornate elettorali in Italia. Una traccia di questo obiettivo si trova nel recupero delle vecchie parole d’ordine anti-casta, prudentemente accantonate dopo l’occupazione grillina dei ministeri col Conte 1 e 2. “Cercheremo di confutare le tante fake news messe in giro ad arte da chi, disperatamente, cerca di aggrapparsi alla poltrona”, afferma nel comunicato il capogruppo all’Ars, Giorgio Pasqua. “Rappresentanza invariata”: studio Camera smentisce. Dossier Presidenza del consiglio. Tabella riassuntiva. “Oltre il 90 per cento del Parlamento ha già votato si a questa riduzione – ricorda Pasqua –. Ora assistiamo a una vergognosa e squallida retromarcia che ha una sola, evidente, motivazione: mantenere la poltrona e la busta paga che, lo ricordiamo, tutti i parlamentari non 5 Stelle incassano per intero, senza alcuna restituzione ai cittadini”. Per intero, a dirla tutta, i grillini non incassano nemmeno i gettoni consiliari. Decurtazioni che poi restituiscono durante i periodi elettorali, soprattutto sotto forma di panchine. Collocate in diretta Facebook dove il Comune da loro amministrato non è riuscito a metterle. Il deputato regionale, in linea coi suoi vertici, parla anche di “riforma epocale che lascia invariata la rappresentanza, senza toccare gli equilibri della Costituzione“. In verità, proprio invariata la rappresentanza non resta. Secondo un dossier del Servizio studi di Camera e Senato, dopo la riforma l’Italia avrebbe il più basso rapporto deputati/popolazione in Europa. Sarebbe ultima nell’Ue, con un rappresentante a Montecitorio ogni 151 mila abitanti. Mettendoci nel conteggio complessivo pure i senatori, il Parlamento italiano sarebbe al terz’ultimo posto, come evidenzia anche la tabella del Dipartimento per le riforme istituzionali della Presidenza del consiglio. Insomma sarà un Parlamento di “eletti” anche nel senso esclusivo del termine. Comitato No, Tarico: non a caso solo 5S in strada per Si. Dossier Presidenza del consiglio. Tabella parlamentari eletti. “Non a caso, fra quelli nazionali, i 5S sono l’unico partito che fa campagna per il Si sul territorio”, osserva Giacomo Tarico. Insieme a Lorena Crisci, segretaria della Camera del lavoro, rappresenta Augusta nel comitato provinciale per il No. Dei passanti che chiedono al banchetto in piazza Duomo, racconta come “quelle poche persone meglio informate sono contrarie alla riforma”. Chi invece si dichiara esplicitamente per il Si, “è convinto che si tratti di un referendum popolare per mandarli a casa”. Qualcuno addirittura “si era persuaso che il senatore di Augusta avrebbe avuto maggiore peso, nemmeno riflettendo che eleggerne un altro della città sarebbe praticamente impossibile”. Il numero esatto di parlamentari che la Sicilia avrà in seguito alla riforma, dipende dal tipo di legge elettorale che verrà adottata. Ma si può immaginare il ruolo egemone delle città metropolitane quando, per averne uno, il rapporto passa da 64 mila a 100 mila abitanti. “I Si condizionati solo da comunicazione populista”. Presidenza del consiglio. Tabella riassuntiva comparata. “Purtroppo la comunicazione populista ha attecchito fra il Si, infatti nemmeno vengono citate le motivazioni collaterali relative allo snellimento dei lavori parlamentari”. Come Tarico, esponente di Centro periferico, anche la sindacalista Crisci nota che fra i favorevoli alla riforma “c’è una cattiva informazione: tutti pensano che tagliando ne avremmo comunque uno del territorio, e in ogni caso si risparmia sugli stipendi dei parlamentari”. La dirigente Cgil però pensa, e tenta di spiegare ai favorevoli, che “sarebbe un risparmio risibile: in compenso si vedranno gli effetti deleteri di una riduzione della rappresentanza”. Come segretaria di una Camera del lavoro che si trova sul fronte caldo della crisi nel Petrolchimico, tocca con mano quasi quotidianamente la problematica delle interlocuzioni con le stanze dei bottoni. Se l’occupazione nel Polo industriale non collassa a ogni crollo della borsa, è perché la “politica” interviene a calmierare le spinte delle multinazionali al comodo disimpegno della forza lavoro. Crisci, Cgil: meno parlamentari ultima cosa che ci serve. Servizio studi Camera e Senato. Dossier del 19 agosto 2020. La fonte del potere personale che poggia su un territorio circoscritto è la migliore garanzia di “interessamento” alla problematiche locali. Inoltre, considera Crisci, “con un Parlamento più piccolo crescono le difficoltà a seguire bene i lavori nelle commissioni”. Che poi è dove materialmente si discute e si media sulle leggi, la maggior parte delle quali destinate alla mera ratifica in Aula. Meno parlamentari significa meno tempo per approfondire, insieme al maggior peso delle lobby e delle segreterie di partito. Chi risiede in quest’area Sin del profondo Sud, al gruppo regionale 5S che propaganda il Si come “il primo passo verso la modernizzazione del Paese“, dovrebbe chiedere ad esempio con quale efficienza funzionerebbe una mini bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Basterebbe un po’ di mente locale sulle vicende passate e presenti riguardo l’ambiente e il lavoro, per concordare Crisci quando afferma che “il taglio dei parlamentari qui è l’ultima cosa che ci serve”. 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