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Augusta, operazione Carta-Italia per ripescare Niciforo in Provincia

AUGUSTA – Buona neppure la seconda. Al consiglio comunale dell’8 maggio è mancato ancora il numero legale, dopo che la maggioranza aveva disertato la prima convocazione di mercoledì. Anche stavolta la conta dei presenti si è fermata, ma ora abbondantemente, sotto la soglia minima per la validità della seduta. Nonostante la sicumera per l’operazione “salvate il soldato Marco”, che dovrebbe riportare il capogruppo Niciforo nella giunta del Libero consorzio grazie alle dimissioni di una consigliera eletta, nel centrodestra non si ferma lo tsunami che ha investito il sindaco Giuseppe Di Mare dopo le provinciali. Le fibrillazioni al Comune hanno mandato a monte un ordine del giorno molto delicato, per l’amministrazione a guida Fratelli d’italia. In agenda c’erano infatti ben due mozioni di indirizzo urgenti sulla drammatica crisi nella zona industriale, scoppiata dopo che Versalis ha fermato l’etilene, facendo intravedere l’imminente smantellamento dell’interconnesso Petrolchimico. Una mozione fra l’altro era firmata in blocco dalla maggioranza, che tuttavia non si è presentata per approvarla. Rinunciando anche a far passare l’impellente modifica dello Statuto, che introducendo la retribuzione per la vicepresidenza d’aula avrebbe sfamato gli appetiti eccedenti le poltrone assessoriali disponibili. Non è solo una normale battuta d’arresto, per il primo cittadino che ha “ripreso a correre” con gli elettori, dopo il capitombolo nelle urne del Siracusano. Perché gli viene meno un sostegno visibile nel momento in cui Fdi chiede conto dei voti mancanti alla Provincia, con Roma che gli impedisce di espugnare il circolo cittadino, bloccando l’ultimo congresso sezionale rimasto da svolgere dove non ci sono amministrative in corso.

Carbone assessora di Italia per liberare il Libero consorzio, in attesa Giansiracusa ferma la giunta.

Peppe Carta e Giuseppe Di Mare.
copertina, Marco Niciforo.

Con la tempesta che non si placa, il salvagente per Di Mare cerca di lanciarlo ancora una volta il melillese Peppe Carta. Il deputato regionale di Grande sicilia sin da subito è stato pressato dal meloniano in castigo Carlo Auteri, collega all’Ars e sponsor del sindaco augustano. Tanto che l’onorevole, auto-sospeso da Fdi dopo il caso dei fondi facili della Regione per gli spettacoli, già lo stesso giorno del traumatizzante spoglio aveva dichiarato alla stampa il ripescaggio di Marco Niciforo. Che è atterrato  materialmente sul tavolo del centrodestra che conta già questa settimana. Quando il sindaco di Melilli ha chiesto aiuto al collega e alleato di Siracusa, Francesco Italia. Il quale ha in programma un ampio rimpasto della giunta siracusana, “entro maggio” assicura, per onorare le cambiali politiche firmate su Michelangelo Giansiracusa come presidente incontrastato della Provincia. Lo schema allo studio è quello di cooptare la siracusana Conci Carbone nella giunta Italia, facendole lasciare il posto appena conquistato al Libero consorzio. Le subentrerebbe il consigliere augustano primo dei non eletti, che secondo gli accordi della vigilia verrebbe subito catapultato nella giunta provinciale, alla poltrona Lavori pubblici. Giansiracusa ha convocato il primo consiglio del Libero consorzio per il 13 maggio, ma significativamente all’ordine del giorno non c’è la presentazione dei suoi assessori. Nello stand by della giunta Giansiracusa, Augusta quindi pesa, anche se non è l’unico caso da risolvere.

Di Mare in difficoltà con Fdi dopo la rottura fra Messina e Lollobrigida, Carta in soccorso.

Il sindaco con Carlo Auteri, Manlio Messina e Luca Cannata.

Il sindaco siracusano di Azione deve far fronte alle esose richieste di Carta, che vuole portare da 3 a 4 gli assessori di riferimento, in un’amministrazione Italia che già subisce la presidenza del consiglio comunale con targa autonomista. Un asso pigliatutto, l’onorevole di Melilli, contro il quale il meloniano Luca Cannata si sta giocando la partita della vita politica futura. Il sortinese Auteri gli ha già sabotato la guida regionale di Fdi, con il caso mediatico delle “donazioni” pretese ai suoi assessori quando era sindaco di Avola. Uno sgambetto riuscito a metà, perché il commissario Luca Sbardella spedito da Roma lo ha sostenuto appena sceso dall’aereo. Appoggiandolo nell’aut aut per le provinciali, secondo il quale i voti diversi dagli ordini di scuderia avrebbero messo fuori dal partito. Di Mare, che aveva già piazzato nella lista Giansiracusa un front man come Niciforo, deve essere andato nel panico. Nella conta finale dei voti ponderati, dove i grandi elettori di ogni città pesano in modo differente, ne sono spuntati solo due dei quattro augustani tesserati con la premier. Il primo risultato è stato quello di affossare il candidato augustano, dato già assessore provinciale con tanto di delega pesante. Il secondo, quello di farsi avocare la convocazione del congresso dall’organizzazione nazionale, regista Giovanni Donzelli. Il quale avrebbe ricucito con Manlio Messina, dopo l’aspro scontro sulla sospensione del suo fedelissimo Auteri, appena il deputato catanese ha rotto col ministro Francesco Lollobrigida. Sul brusco distacco della Sicilia dalla “corrente dei turistici” guidata da Lollobrigida, poco si sa anche nei corridoi romani. Forse pesano questioni personali o molto più probabilmente l’insostenibilità del caso See Sicily, che ha lasciato un buco di oltre 10 milioni di fondi Ue nelle casse della Regione, scoppiato durante l’assessorato regionale di Messina.

Roma congela il congresso al Venturini, inutile il boom di tessere Fratelli d’italia fatte dal sindaco.

Consiglio dell’8 maggio sulla crisi della zona industriale disertato dalla maggioranza.

Alla fine della filiera, Di Mare si è trovato neutralizzato nella conquista del “Venturini“, dove puntava a azzerare la gloriosa vecchia guardia che ha implacabilmente tenuta fuori da Palazzo di città. Il massiccio tesseramento non sembra bastargli nemmeno per schivare le accuse interne, circa la mancata costituzione di un gruppo in consiglio col marchio Fratelli d’italia, nonostante sia imposto dallo statuto di partito. Molti ora si chiedono se la continua richiesta di scialuppe all’autonomista Carta sia preludio di un passaggio del sindaco e di Auteri alla Dc di Totò Cuffaro, per costituire un polo centrista già testato con successo alle provinciali, aprendo la strada per un ritorno al civismo più spendibile alle comunali 2026. O se invece lo sgusciante augustano sfrutta il momento d’oro del deputato mellillese, già contraccambiato con mezza giunta, ma alla fine resterà in Fdi dove conta su solidi agganci pure col ministro Nello Musumeci.  Intanto, però, Di Mare deve tirarsi fuori al più presto dalla tempesta. Se il ripescaggio di Niciforo fallisce, il primo cittadino si troverà a dover ridiscutere gli assetti in giunta. Dove peraltro già fatica nel tenere a freno Forza italia, che dall’anno scorso gli ha chiesto di avvicendare l’assessora Valeria Coco con l’attuale consulente alle Zes, Alessandro Ambrosio. Dovendo poi inghiottire un cambio di nome per garantire – Fi sola fra tutti gli alleati – le quote rosa in giunta. Tuttavia nemmeno l’indicazione della forzista Roselina Greco ha sbloccato l’impasse. Ma Di Mare non sembra curarsi del nervosismo, che la sessione consiliare disertata ha fatto emergere. Punta direttamente agli elettori, dandogli appuntamento sul lungomare proprio il giorno che si insedia il consiglio provinciale. Sperando magari che l’operazione ripescaggio sia andata in porto, e non si presenti nessuno per “levargli le scarpe a corsa”.

Autore

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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