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Augusta 2020, il Pd abdica e Carrubba torna il tessitore del centrosinistra

Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021   23:36

AUGUSTA – Il Pd chi? Dopo l’uscita di Giovanni Cafeo in direzione della renziana Italia Viva, il Partito democratico di Augusta si ritrova al punto di partenza. Il deputato regionale si era intestato la ricostruzione del circolo augustano, in funzione delle amministrative 2020. Iniziando persino a traghettare quell’area verso un’intesa elettorale coi 5 Stelle, che adesso è tutta da riscrivere almeno per quanto riguarda i simboli di lista. Perché i superstiti dell’ennesima diaspora democratica si ritrovano senza una leadership locale, e nemmeno provinciale. Lasciando campo libero all’ex sindaco Massimo Carrubba, di diventare il grande tessitore di un centrosinistra orfano di altri punti di riferimento.

Marziano si prende in mano i resti dell’armata dem.

Bruno Marziano, l’ultima spiaggia per un Pd svuotato.
Copertina, in primo piano Massimo Carrubba a “Ricostruiamola 5.0”.

Ci sta provando Bruno Marziano a prendere le redini di una forza politica che in Italia sta al governo, ma che nella vecchia roccaforte rossa dell’hinterland Petrolchimico si sta riducendo a un’associazione di ex combattenti e reduci. Tuttavia nemmeno l’ex assessore regionale del poco rimpianto governatore Rosario Crocetta, è in grado di indicare un minimo di linea politica per le imminenti comunali augustane. Una “delusione”, per quanti si aspettavano un ritorno del Pd al centro di un’area che ha espresso tutti i sindaci dell’era pre-grillina.

I superstiti zingarettiani promossi dirigenza provinciale.

La conferma dell’ammaina bandiera è arrivata il 9 novembre. Quando “il gruppo dirigente provinciale del Partito Democratico” avrebbe dovuto “incontrare la stampa per fare il punto sull’attuale momento politico nella provincia di Siracusa e nel capoluogo”. I giornalisti siracusani sono stati effettivamente ricevuti al Centro Pio La Torre, a due passi dalle catacombe di Santa Lucia.“Con Marziano, Salvo Baio, Marika Cirone Di Marco, Carmen Castelluccio, Salvo Adorno, Glenda Raiti, Angelo Greco e altri giovani aderenti al Pd che vuole essere un contenitore plurale, il più giovane possibile, che può fare argine alle politiche sovraniste”, recita il comunicato conclusivo. Ma di quel “tracciare nuove iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide che attendono il Pd nell’affrontare questioni politiche ed organizzative”, si è visto più nulla che poco. Specialmente per quanto riguarda la questione Augusta, il più grosso e strategico Comune della provincia. Nonché primo banco di prova elettorale per sperimentare inedite alleanze nonchè pesare partiti vecchi e nuovi.

L’area zingarettiana diventa la nuova segretaria provinciale Pd.

Adorno: Augusta? Non sappiamo chi va e chi viene.

Adorno, coordinatore organizzativo dell’area Zingaretti, dopo l’addio dei renziani si è ritrovato nelle vesti di portavoce di una dirigenza siracusana fatta solo da superstiti. Che, almeno per quanto riguarda il circolo augustano, non sanno che pesci pigliare. “In effetti ancora non sappiamo chi va e chi viene”, ammette il segretario provinciale facente funzioni. Aggiungendo che Augusta è un passaggio assolutamente aperto“. Che quanto fatto finora, prima dello sconquasso di Italia Viva, “richiede un ripensamento complessivo delle politiche”. E che sul nodo alleanza coi 5 Stelle alle comunali“bisogna prendere atto di una scelta nazionale”. Insomma, per quanto riguarda l’eventuale alternativa all’uscente amministrazione M5s ci sono poche idee e ben confuse.

“Furfaro e Tripoli riferimenti del partito augustano”.

L’unica punto fermo è che la voce ufficiale del circolo augustano appartiene alla “componente dell’assemblea nazionale Francesca Furfaro“. Poi Adorno si ricorda che “c’è anche il consigliere comunale Alessandro Tripoli“.E si associa a chi gli ricorda che Milena Contento è un’altra fonte autorevole” per i cronisti bisognosi di interlocutori nel Pd locale. Questo, per i giornalisti in cerca di virgolettati, forse può bastare. Ma è decisamente insufficiente per chi sta cominciando a stringere gli accordi politici per le amministrative di maggio. Anche perché resta in aria la domanda più importante: quale dialettica si instaurerà con Carrubba.

Alessandro Tripoli, per i nuovi vertici la voce autorevole del Pd augustano

Il ritorno di Carrubba eclissa il suo vecchio partito.

L’ultimo sindaco che il Pd ha avuto in città è prepotentemente tornato sulla scena politica, dopo l’assoluzione con formula piena per inesistenti infiltrazioni mafiose. E nonostante il Partito democratico sia rimasto afono sulla completa riabilitazione di un suo vecchio esponente, nonché dell’amministrazione che lo vedeva protagonista (“ma chi avrebbe dovuto farlo questo comunicato”, ammette Marziano riferendosi al vuoto nella segreteria provinciale), Carrubba ha subito detto a chiare lettere che il mio campo è quello del centrosinistra“. Ma se ricostruire quell’area facendo a meno del Partito democratico poteva apparire velleitario fino a qualche settimana fa, adesso che i Dem azzoppati dai renziani vagano in cerca di un perché, il discorso si è invertito: non è pensabile un’area elettorale di centrosinistra senza Carrubba. Che di simboli di partito in generale – ma di quel Partito in particolare – non vuole sentire parlare.

L’ex sindaco: lavoro a un centrosinistra civico.

“Il fronte cui faccio riferimento è quello del centrosinistra civico, cui sto lavorando”, ripete Carrubba. Per la prima volta enfatizzando il concetto del “civismo”, e spazzando il campo alle voci che lo davano supporter occulto della candidatura Peppe Di Mare. Negli ambienti vicini a “100 per Augusta“, la sua terza lista a supporto, il consigliere di “CambiAugusta” veniva dato come sostenuto dall’ex sindaco. Il quale, a onor del vero, ci aveva un po’ messo del suo a dare alimento a quelle indiscrezioni. Specialmente quando si è fatto notare fra il pubblico che assisteva al dibattito clou dell’aspirante primo cittadino, nella 3 giorni di “Ricostruiamola 5.0” organizzata come lancio delle comunali 2020.

Peppe Di Mare, non gli è bastato citare Sturzo per ammaliare il centrosinistra.

“Questo fronte deve esprimere un proprio candidato”.

“E’ chiaro che questo fronte del centrosinistra civico non può non esprimere una propria candidatura, che mi auguro autorevole e competitiva”, dice Carrubba. Una dichiarazione perentoria. Che per gli addetti ai lavori riporta Di Mare in quell’orticello di centrodestra, dal quale si voleva affrancare. Sia con qualche dichiarazione inedita, come quando ha aperto il suo intervento principe nella kermesse della federazione #perAugusta leggendo l’appello “Ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Sia con qualche abile inserimento nei “100 per Augusta” di figure che un tempo orbitavano intorno l’amministrazione dell’ex sindaco. Con Italia Viva che si è trasformata in un pollaio con tanti galli, e col Pd che cerca di contarsi prima ancora di capire cosa vuole fare da grande, Carrubba si ritrova a essere diventato il bandolo della matassa centrosinistra. Un compito niente affatto facile, perché il conto alla rovescia è già partito.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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