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Fdi Augusta: Sicari va in porto e Adsp fa indietro tutta su monopolio

AUGUSTA – “Non appare comunque possibile superare le osservazioni rilevate da Anac“. L’Autorità di sistema getta in mare l’affidamento, per un quarto di secolo, dei servizi portuali a terra negli scali commerciali di Augusta e Catania. Col decreto emesso il 20 maggio dal presidente Francesco Di Sarcina, l’Adsp Sicilia orientale fa indietro tutta sulla gara vinta dall’unico partecipante. Cioè lo stesso consorzio che aveva presentato il project financing, messo a bando per 176 milioni euro ma poi ricalcolati a “466 milioni al netto dell’Iva”, dopo le verifiche dell’Anticorruzione sul valore reale dell’affare. Quando l’Agenzia nazionale ha notificato le “criticità” sul Codice degli appalti, la Port authority le aveva derubricate a semplici correzioni burocratiche. “Se alla fine di questa ispezione così approfondita i commissari ne hanno trovate solo quattro, a mio avviso nessuna dirimente, non credo ci siano ragioni per fermarsi”. Lo assicurava Di Sarcina al quotidiano La Sicilia, che oggi rivela l’inatteso dietrofront della presidenza, anche stavolta liquidato come intoppo formale. Si fa filtrare infatti che si rifarà tutto, secondo le linee guida indicate dagli ispettori, con cifre corrette e tempi adatti per offerte concorrenti. Non si tocca invece il progetto di instaurare un monopolio laddove attualmente si opera con diversi concessionari. Tuttavia, per la nuova “proposta di partenariato pubblico privato” l’orizzonte si fa nebuloso. Perché il mandato del presidente scade a luglio 2026, con voci che raccontano del desiderio di cambiare litorale. E sullo sfondo si intravedono le nebbie che avvolgono Fratelli d’italia, sotto la cui cappa politica si è sviluppata l’operazione ora stoppata. Forse la ventilata elezione della new entry Rosario Sicari alla segreteria cittadina Fdi si inserisce in questo quadro, se c’è una correlazione con l’opposizione a proseguire nell’appalto arrivata dal Comitato di gestione, dove i meloniani hanno voce e numeri determinanti.

Un filo politico dello stesso colore nella privatizzazione impopolare e nella revoca a sorpresa.

Se c’è un filo politico che lega la trama della privatizzazione scali marittimi, questo ha le stesse tonalità indossate dal sindaco meloniano Giuseppe Di Mare. La sua assessora al Porto, l’imprenditrice portuale Tania Patania, era sul punto di tesserarsi quando nel luglio 2023 l’Adsp ha concretizzato la manifestazione d’interesse sul progetto di finanza. Cogliendo di sorpresa gli stessi operatori, perché la vecchia governance l’aveva proposta e subito accantonata. Nella canicola agostana, dopo un iter che ha spiazzato lo stesso Comitato di gestione, passa l’offerta di un consorzio fra cinque aziende. Due delle quali fanno diretto riferimento proprio alla famiglia dell’allora vicesindaca. Altre due sono piccole cooperative catanesi che curano la raccolta dei rifiuti nelle banchine. Capofila è però il colosso Osp, monopolista dei porti nella Sicilia occidentale, presieduto da Giuseppe Todaro. Il manager è l’ancora di riferimento per il centrodestra palermitano, quando si tratta di gestioni manageriali complesse, come la Rap che si occupa di discariche e smaltimento rifiuti nel capoluogo dell’isola. Le polemiche divampano violentissime, sia in ambito imprenditoriale che politico. Di Mare si aliena tutta la sua vecchia base negli operatori portuali, quando blinda Patania nella delega in conflitto d’interesse, e in consiglio comunale sostiene Di Sarcina. Nel frattempo consolida i rapporti personali nel partito di governo, prendendo la tessera insieme ad assessori e consiglieri più vicini. Fra questi c’è l’ex assessore Sicari, predestinato a occupare la segreteria Fdi appena nel congresso cittadino si farà la conta coi nuovi tesserati. 

Dopo Anac, anche da Corte dei conti “forti perplessità” su un unico fornitore di servizi portuali.

Francesco Di Sarcina durante il consiglio comunale straordinario sul monopolio al porto.

Il presidente Adsp ad Augusta ha solido appoggio, in un Palazzo dotato di legami politici con lo stesso “cerchio magico” della premier, così tira dritto. Anche quando la Corte dei conti manifesta “forti perplessità, in ordine alla decisione della Adsp di concentrare tutti i servizi di interesse generale in capo a un unico fornitore”, come rivela La Sicilia del 24 maggio. Poi, nei meloniani di Siracusa scoppia la guerra civile. Di Mare alle regionali 2022 è stato il grande elettore del sortinese Carlo Auteri, impresario teatrale conosciuto più negli ambienti dello spettacolo che nei corridoi dei partiti. Sindaco e deputato regionale, sotto l’ombrello dell’influente parlamentare catanese Manlio Messina, mettono in piedi una campagna tesseramenti vistosa. Pure troppo, perché iniziano a rastrellare adesioni nella zona Sud dominata dalla famiglia avolese di Luca Cannata. Mentre l’onorevole inizia a chiedersi cosa voglia farsene di tutte quelle tessere la coppia del Nord, l’ex “iena” Ismaele La Vardera fa scoppiare sulle tivù nazionali il caso dei finanziamenti regionali alle associazioni teatrali della famiglia Auteri. E proprio in una sala di Avola, piena di facce spesso notate nei raduni dei Cannata, che il deputato regionale dal registratore sempre acceso fa uno dei primi incontri per lanciare il suo nuovo soggetto politico. Il collega di Sortino all’Ars deve sospendersi dal partito, ma restano i suoi a portarne avanti i piani in Fdi.

Fratelli coltelli: Di Mare, Auteri, Cannata, il pasticcio provinciali e i meloniani al Comitato gestione.

da destra: Luca Cannata, Manlio Messina e Carlo Auteri inaugurano la segreteria politica augustana in comune.

Di Mare si mette di traverso a Cannata durante una direzione in cui si vuole mettere fuori definitivamente Auteri dalla federazione provinciale. L’onorevole di Avola a sua volta perde la segreteria regionale quando scoppia il caso dei “contributi” chiesti agli assessori durante il suo mandato da sindaco, e il rivale di Sortino mette il carico rivelando a La Sicilia che aveva stipendiato a vuoto una collaboratrice, direttamente raccomandata dal deputato. Alle provinciali di aprile si consuma la resa dei conti, coi meloniani rivali che puntano entrambi a eleggere due consiglieri. L’en plein lo fa solo l’onorevole a Roma. L’impresario teatrale invece paga pesantemente il colpo di scena arrivato dal sindaco di Augusta, che divide fra i due contendenti i voti a disposizione facendo naufragare sia il suo candidato Marco Niciforo, che il suo deputato regionale. L’uscita di Auteri da Fdi insieme ai suoi tesserati diventa un passo scontato ovunque, tranne fra i suoi amici augustani che devono andare a congresso. Cannata incassa una serie di velenose polemiche a mezzo stampa dai fuoriusciti in tutta la provincia, che lo accusano di gestione padronale. Ma nella città dei due porti e dei due forni, protagonista del caos, restano silenti. Sarà bastato a riaccreditarsi col vincitore dei meloniani? E questo contesto ha influito in qualche modo nel clamoroso dietrofront dell’Autorità portuale? Dove il rappresentante della Regione nel Comitato di gestione è Roberto Meloni, riferimento di Cannata ad Augusta. E dove il rappresentante del Comune è Dario Niciforo, fratello del capogruppo di maggioranza Marco, bidonato alle provinciali. Perché sembra che stia proprio in questo organo consultivo, che esprime pareri non vincolanti, il focus dell svolta sul monopolio prima assegnato e poi negato a Patania e soci.

Revoca per “modifiche impossibili” nel bando online, ma pesa il dietrofront da Comuni e Regione.

Roberto Meloni col sindaco e col ministro Nello Musumeci all’epoca presidente della Regione.
copertina: Giuseppe Di Mare con Rosario Sicari e Tania Patania neo tesserati alla convention nazionale Fdi.

Lo stop a formalizzare la concessione alla “Ppp Sicilia orientale” parla di “impossibilità procedurale di modificare gli atti per renderli conformi alle prescrizioni, atteso che l’architettura telematica con la quale è strutturata la piattaforma non consente interventi postumi di modifica o di integrazione”. Ma il decreto di revoca considera anche “il parere del Comitato di gestione, nella seduta dedicata del 15 maggio 2025″. Nel 2023 era stato messo di fronte al fatto compiuto, della decisione di privatizzare le banchine. Ora appare determinante nel bloccare la stessa “proposta di partenariato pubblico privato”, che aveva dovuto avallare a posteriori nonostante i dubbi procedurali e l’incidenza devastante nel tessuto imprenditoriale locale. Anche se la governance Adsp aveva pubblicamente assicurato di andare avanti,sembra che a larga maggioranza il Comitato si sia espresso per farla desistere. Superando il parere tecnico delle Capitanerie, favorevoli a unificare i servizi a terra in capo a un gestore unico, visto che secondo la loro esperienza ci sarebbe maggiore efficienza. Tutti i rappresentanti degli enti territoriali, compresa Catania a sindacatura meloniana, avrebbero invece caldeggiato l’azzeramento del bando. Nonostante “non si sono registrati ricorsi o contestazioni afferenti agli atti di gara innanzi al competente giudice amministrativo“, come sottolinea il decreto di revoca. E nonostante il ribasso dello 0,01 per cento, come rivela La Sicilia, in appena 11 giorni avesse superato il vaglio della “commissione di super esperti” nominata a suo tempo per tacitare i dubbi.

Autore

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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