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“Falde fuori controllo”: Augusta sintesi italiana di Ecologia politica

AUGUSTA – “Dover denunciare un pozzo scavato per irrigare il proprio terreno, e scoprire che nessun ufficio pubblico è in grado di aiutarti a seguire tutta la farraginosa procedura per regolarizzarlo”. Facendo venire il fondato sospetto che, in realtà, a difettare non sia la conoscenza della corretta prassi burocratica. Bensì il livello di abbassamento nell’intera falda dei sottosuoli, intorno l’idrovora zona industriale. Il racconto del giovane agricoltore Giacomo, romano trasferitosi nelle campagne abbandonate di Agnone per impiantarvi il suo Giardino della biodiversità, ha subito evidenziato il dramma locale nell’emergenza mondiale per l’accesso collettivo alla risorsa acqua. Il tavolo di discussione su crisi idrica, agricoltura e conflitti ambientali“, ha aperto ad Augusta la tre giorni organizzata dal network Ecologia politica. La rete di associazioni, che vuole “rappresentare una voce collettiva e radicale sulla questione ecologica e sociale”, ha scelto gli Orti sociali di contrada Stancollo per il suo primo campeggio nazionale. In 80 sono arrivati da tutta la Sicilia e da mezza Italia, insieme a qualche “ambasciatore” di oltre confine, per “dibattiti e condivisione” sui temi che animano la frangia più politicizzata della galassia ambientalista. Riportando in città quelle tematiche che l’hanno fatta capitale di “un’Isola dove si sovrappongono vari livelli di sfruttamento e devastazione ambientale”, proprio nel pieno di un pirotecnico cartellone concerti che rischia di relegarli nell’oblio del dibattito cittadino.

Piano terra scelta per il primo raduno nazionale del network degli ecologisti “anticapitalisti”.

Ludovica Di Prima.

Dall’8 al 10 luglio, il fondo agricolo dell’augustana Piano terra ha accolto attivisti arrivati persino dalla Francia e dal Portogallo. Oltre che da Lombardia, Emilia, Piemonte, Veneto, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna. Avendo il momento clou nella passeggiata che nello spazio di due chilometri ha condensato le ferite aperte della città. Dai litorali interamente militarizzati, che l’hanno separata dal suo porto e dal parco naturalistico di Punta Izzo, alla concentrazione di raffinerie che danno un lavoro costosissimo per l’ambiente. Di cui l’acqua potabile sempre più difficile da raggiungere per l’eccessivo prelievo degli impianti, diventa un emblema locale di una crisi che è globale, sia pure in forme diverse l’una dall’altra. “Abbiamo posto le basi per la costruzione di una campagna nazionale sul giusto accesso alle risorse idriche, e contro la loro privatizzazione“, dice la palermitana Ludovica Di Prima. La portavoce del campo spiega che “la crisi ambientale è una realtà complessa, per cui necessita fare rete coi collettivi che vedono impegnati pure docenti universitari, dottorandi e ricercatori”. L’approccio è anticapitalistaper espressa ammissione, anche se per la ricerca di una “alternativa al capitalismo” dicono di seguire percorsi diversi dai tradizionali massimalismi novecenteschi.

Les soulèvements de la terre, banditi in Francia e benvenuti in Sicilia: da passato nessun modello.

sopra, sotto e copertina: la visita in città di Ecologia politica network.

“Non vogliamo riproporre gli stessi modelli del passato”, spiega Camille. E’ arrivato apposta dalla Francia, e preferisce evitare sia foto che cognome sulla stampa che non sia “militante”. Una ritrosia sorprendente, ma si comprende quando si viene a sapere che rappresenta Les soulèvements de la terre. Il governo Macron ne ha deciso lo scioglimento, accusandolo di ecoterrorismo“. In realtà, al movimento “fluido” sarebbero riconducibili gli attivisti autori solo di “piccoli sabotaggi e azioni dimostrative”. Insomma, una protesta più vicina alla disobbedienza civile che va per le spicce in parallelo ai metodi impiegati dai flic per reprimerla, piuttosto che gli ultimi epigoni degli anni di piombo. Infatti c’è poco di terroristico nelle affermazioni secondo le quali “non pensiamo a un’Internazionale dell’ambiente”, sulla falsariga di quella che coordinava i rivoluzionari marxisti di fine Ottocento. Nè sul concetto che “vogliamo porre al centro la questione sociale, per sviluppare una coscienza ecologica“. Nè tantomeno sul ragionamento che “le logiche dietro il consumo di suolo, e l’accaparramento delle risorse idriche, sono questioni di ampiezza globale”. Il campeggio di Ecologia politica, più vicino a un campo scout che a un consesso di sovversivi, ha portato in evidenza l’adesione di Punta izzo possibile al coordinamento Patto per la difesa della Sicilia. Sono sette sigle, accomunate da battaglie “Davide versus Golia”. I trapanesi si battono contro i mega impianti eolici al largo delle Egadi, gli ennesi per sottrarre le campagne alle manovre militari con artiglieria e cingolati, gli augustani per impedire un nuovo poligono della Marina sulla scogliera dello Xifonio. E le piccole fionde, qualche volta, hanno la meglio sul gigante.

Marisicilia ferma il poligono a Punta Izzo. Soprintendenza: la nostra autorizzazione è già scaduta .

Proprio il giorno della passeggiata “istruttiva” con gli attivisti-campeggiatori, dal Tar di Catania è arrivata la notizia che l’Ammiragliato ha sospeso l’iter per il campo di tiro a Punta Izzo. L’Avvocatura dello Stato ha infatti comunicato che Marisicilia deve completare la bonifica dell’area, prima di decidere cosa farne eventualmente. Confermando tuttavia che “il sito conserva grande interesse istituzionale per le esigenze di carattere operativo, addestrativo, alloggiativo e di protezione sociale del personale civile e militare”. In pratica un “no” alla demilitarizzazione per farne un parco urbano comunale, ma neppure un poligono in tempi brevi, visto che la relativa autorizzazione paesaggistica è scaduta nel 2021. E la Soprintendenza si premura a far sapere ai giudici amministrativi che “per poter proseguire la pratica, dovrebbe essere eventualmente presentato un nuovo progetto di demolizione-ricostruzione”. Una mezza vittoria, per Natura sicula che si è battuta in giudizio. E un esempio di quanto Augusta sia “emblema e sintesi dei problemi siciliani”, ma allo stesso dimostrazione di come pochi determinati possano essere pietra d’inciampo, secondo quanto fa notare Andrea Tringali. Il portavoce di Piano terra tira le somme della tre giorni di assemblee e dibattiti, praticamente disertati dai concittadini, ma che hanno galvanizzato gli attivisti ospiti. “Coordinarci con gli altri ci ha dato speranza, e confermato che qui c’è il perno centrale della questione socio-ambientale, dove si concentra tutto”. E da ingegnere con studi in greco al Politecnico di Atene, forse meglio di altri ha approfondito la lezione del conterraneo Archimede, sicuro che basta una leva col giusto punto di appoggio e si può anche sollevare il mondo.

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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