Effetto Renzi: Mangano lascia segreteria giovani Pd, Cannavà in stand-by ERROR404.ONLINE di Massimo Ciccarello Scritto martedì, 17 Settembre, 2019 16:02 Ultimo aggiornamento martedì, 2 Marzo, 2021 23:11 AUGUSTA – Il Pd di Augusta perde i giovani. Il segretario cittadino dei Gd, Manuel Mangano, si è dimesso dalla carica e dal ruolo in segreteria provinciale. Lo ha comunicato il 17 settembre, 24 ore dopo l’annuncio di Matteo Renzi sulla fondazione del suo partito. Verso la nuova “cosa” del politico fiorentino si dichiara “orientato” pure il segretario provinciale dei democratici junior, Giuseppe Cannavà. Anche se per il momento non lascia “né la carica né il partito, in attesa di capire cosa succederà a Palermo nella scuola di formazione organizzata da Davide Faraone“. Segretario provinciale Gd attende la Leopolda e Faraone. Il senatore palermitano, fino a ieri, era considerato renziano di ferro. E pure Cannavà (in copertina, primo da sinistra) dice di “credere fortemente nella politica dell’ex presidente del Consiglio”. Ma entrambi attendono la Leopolda prima di dare ufficialità a una fuoriuscita, che sembrava scontata fino a quando il nuovo progetto non ha iniziato a registrare defezioni eccellenti in Parlamento. Anche Mangano (nella foto tratta dal suo profilo Fb, accanto l’ex ministra Kienge) attende la convention di Firenze, prima di sbilanciarsi a dire come si organizzerà ad Augusta il nuovo “Partito Di Renzi“. Però non resta in mezzo il guado: il Pd lo lascia seduta stante. Anche sulla futura linea politica in città ha già qualche idea chiara. Il presidente di Bella storia: nessun accordo col M5s. “Non c’è nessun dubbio che ad Augusta non vediamo alcuna possibilità di un accordo coi 5 Stelle sul modello nazionale”, dice Mangano senza mezzi termini. Non fa quelle sottili distinzioni di qualche “adulto”, che scinde furbescamente amministrazione comunale grillina e M5s per far calare un accordo indigeribile agli elettori di entrambe le parti. L’ormai ex segretario cittadino dei Giovani democratici é però ancora presidente di “Bella storia“. Associazione che ha messo in piedi da tempo, proprio come uscita di sicurezza se il Pd avesse proseguito la sua linea dell’inconcludenza. A maggior ragione ora non si accoda a scelte calate dall’alto. “Nessuna condizione politica per intesa con i 5 Stelle”. Infatti spiega che “a livello locale il ragionamento è diverso” da quello che hanno fatto a Roma:“Qui non c’è alcuna condizione politica per una intesa elettorale”. D’altronde, pure Renzi comincia a sfilarsi. Stando almeno a quanto dichiarato a Repubblica:“Non ho fatto tutto questo lavoro per morire socio di Rousseau“. Ma se per il fiorentino è una partita a scacchi col governo di Giuseppe Conte e la segreteria democratica di Nicola Zingaretti, per i renziani augustani la questione è più netta. I renziani: niente idee preconcette su candidato sindaco. Incidono senza dubbi gli anni di pesanti insulti dai social-supporter grillini. Ma pesa anche l’impopolarità dell’amministrazione Cettina Di Pietro, che rischia di far affondare nelle urne chiunque pensi di affiancarla per beneficiare di una trasfusione di sangue elettorale. “Sulla figura di un sindaco ideale per una coalizione di cui potremmo far parte? E’ una discussione che va fatta insieme con altri senza nessuna idea preconcetta”, risponde Mangano. Il problema, però, è con “chi” farla questa discussione. Dopo lo strappo il Pd andrà senza simbolo nelle urne. Con lo strappo renziano, il Pd sembra ormai aver imboccato la strada dell’assenza del logo nelle urne. I suoi vari capicorrente andranno probabilmente a “sciogliersi” nelle liste civiche, ognuno secondo la propria convenienza. Si rafforza pure il progetto di alcuni per camuffarsi in una “lista Di Pietro“, alla quale la sindaca grillina sta lavorando per tentare il bis. Una strada che per i democratici sembra ormai tracciata, questa della “irrilevanza” come forza politica unitariamente organizzata. Non ha nemmeno le basi credibili di un partito, una forza politica che non è nemmeno in grado di emettere un comunicato stampa. Specialmente sulla pietra tombale che la magistratura ha messo sopra l’inesistente teorema delle infiltrazioni mafiose nel Comune che era amministrato dai Democratici. Ora arriva il “PdR” a scompaginare ulteriormente le carte.