Tu sei qui
Home > ERROR404.ONLINE > “Aia incomplete a raffinerie”, 7 comitati chiedono inchiesta del Parlamento

“Aia incomplete a raffinerie”, 7 comitati chiedono inchiesta del Parlamento

AUGUSTA – “Abbiamo buttato un sasso nello stagno, vediamo chi lo raccoglie”. In realtà è una pietra tirata con la fionda quella che Davide Fidone, presidente del Comitato contro l’inceneritore del Mela, ha scagliato sulla politica insieme alle associazioni ambientaliste del Siracusano. Perché chiede una “Commissione parlamentare d’inchiesta sulle Autorizzazioni integrate ambientali rilasciate alle raffinerie presenti in Sicilia“. A firmare la petizione sono stati pure gli ecologisti messinesi di Arci, Alsa, e Circolo Carmoz, congiuntamente a Comitato Stop veleni, Ambientiamoci a Siracusa, e Comitato ambientale Melilli. La pec indirizzata alle presidenze del Senato e della Camera, è stata inviata il 15 dicembre e diffusa alla stampa il giorno dopo. Nel documento si chiede al Parlamento di investigare, con gli stessi poteri di un pubblico ministero, sulle documentazioni Aia rilasciate a Milazzo e nel Petrolchimico di Priolo

“Autorizzazioni carenti sugli effetti delle emissioni”.

Secondo i sette firmatari della petizione, recapitata alle pec istituzionali della forzista Elisabetta Casellati e del grillino Roberto Fico, quelle autorizzazioni sarebbero carenti dei pareri relativi all’impatto degli impianti sulla salute delle popolazioni circostanti. “Inoltre – scrivono i comitati – pare che siano state spesso rilasciate in assenza della necessaria documentazione, riguardo in particolare alla ‘identificazione degli effetti significativi delle emissioni sull’ambiente‘. Tali informazioni, di norma contenute nell’allegato concernente la ‘Identificazione e quantificazione degli effetti delle emissioni in aria’, non sembrano essere presenti nel caso delle Raffinerie di Priolo, appaiono gravemente carenti nel caso della Raffineria di Augusta, mentre sulla Raffineria di Milazzo risultano essere state pubblicate solo 2 anni dopo”.

Iniziativa possibile solo con appoggio partiti: ma chi?

Le “magliette bianche” di Stop veleni per rivendicare la qualità dell’aria (repertorio).
copertina: giorno feriale ma piazzali deserti negli stabilimenti del Petrolchimico.

La commissione parlamentare d’inchiesta sugli eco-reati, si è già occupata delle questioni relative alle bonifiche e all’inquinamento nella zona industriale. Ma evidentemente quel calderone è stato ritenuto poco adatto per andare fino in fondo sulla questione delle Aia, dove vecchie normative e recenti interpretazioni giurisprudenziali si intrecciano con risultati poco digeriti dalla protesta ambientalista. Ora resta da vedere quali settori della politica sosterranno la petizione, destinata a restare una semplice “provocazione” senza un appoggio aperto dei partiti. Diversamente il Parlamento non la tradurrà mai in realtà. Per i sette comitati ecologisti stavolta non sarà facile trovare paladini nei Palazzi, che riescano ad andare oltre il semplice appoggio di facciata. Perché è materia altamente incandescente andare a ridiscutere delle autorizzazioni ambientali ai petrolieri, proprio nel pieno della crisi economica da pandemia.

Timori dei sindacati su Lukoil che cancella investimenti.

Il crollo dei consumi energetici provocato dal lockdown mondiale e dalla forte contrazione della produzione industriale, sta portando sull’orlo del collasso le società di raffinazione. E’ del 15 dicembre la notizia che “le relazioni industriali e sindacali in Isab Lukoil presentano, allo stato attuale, inconfutabili elementi di criticità; e per tali evidenze le segreterie Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil di Siracusa ritengono opportuno cessare qualunque tipo di rapporto di dialogo con l’azienda”. Fra i timori dei sindacati c’è lo stop agli investimenti programmati, che fanno temere l’inizio di un disimpegno del Petrolchimico. Qualcuno sospetta che si tratti di una strategia “contrattuale” con la Regione, in modo da ottenere i sostegni richiesti. Però è un dato di fatto che il comparto si trova sull’orlo del collasso. Lo certifica pure l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Secondo questo “organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle nostre imprese sui mercati esteri”, la Sonatrach Spa si troverebbe in sofferenza. Sollevando grandi punti interrogativi sulla Srl, controllata al 100 per cento, che possiede la raffineria di Augusta.

Agenzia Ice: crolla fatturato di Sonatrach Corporation.

Algeria – Sonatrach: crollo del fatturato e delle esportazioni”, titola un report apparso il 20 ottobre sul sito ufficiale dell’Ice, pubblicato sotto l’egida dei ministeri dello Sviluppo economico e degli Affari esteri. “Il gruppo algerino stima in 10 miliardi di dollari la perdita del fatturato a fine settembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo del 41 per cento delle esportazioni. Secondo il bilancio del gruppo, reso pubblico ieri dal Ministero algerino dell’Energia, nello stesso periodo anche la Naftal (impresa pubblica petrolifera algerina specializzata nella distribuzione dei prodotti petroliferi) ha registrato un calo di fatturato di 41 miliardi di dinari. Per contenere la contrazione degli incassi é stata anche prospettata la riorganizzazione di Sonatrach e Sonelgaz, in modo da consentire la concentrazione delle due compagnie sulle rispettive attività di base e da modernizzare i sistemi di gestione ottimizzando anche i costi di esercizio. Secondo il Ministero dell’Energia l’altro obiettivo è quello di ridurre del 17 per cento, il bilancio di funzionamento delle due imprese pubbliche, pari a un importo totale di 182 miliardi di dinari”.

E’ crisi ma prosegue piano assunzioni raffineria Augusta.

Alla raffineria di Augusta, il management dichiara ai sindacati il “business as usual” di prammatica. Assicurando di andare avanti con il piano di assunzioni programmato prima della pandemia. Ma i turni di lavoro per alcuni dipendenti non sarebbero quelli abituali, e lo stabilimento sarebbe al limite della sua capacità di stoccaggio. Con le esportazioni ai minimi termini e i serbatoi ai massimi livelli, gli usuali ritmi di produzione sarebbero insostenibili a lungo. A questo si aggiunge il fatto che espressioni come “riduzione del bilancio di funzionamento”, “modernizzazione dei sistemi di gestione”, “ottimizzazione dei costi di esercizio”, si prestano a molte letture. Perché la traduzione dall’esoterico linguaggio manageriale potrebbe essere, più prosaicamente, quella di tagli, dismissioni e licenziamenti. Ovviamente il report dell’Agenzia Ice di riferisce all’intera Corporation, una delle più grandi del Nordafrica. Ma ancora prima della crisi mondiale, lo stabilimento augustano era una spina nel fianco dei bilanci della multinazionale.

Sasol accusa difficoltà nei tempi di alcuni pagamenti.

Se i sindacati dei chimici ammettono per Lukoil “il particolare momento di ristrettezza economica dovuta a fattori estrinsecamente invalidanti”, quel giudizio si può estendere a tutta la zona industriale. Anche se la contrazione del mercato sembra pesare in misura diversa fra chi fa raffinazione e chi invece solo chimica dei derivati dal petrolio, la crisi sembrano risentirla tutti. Tanto che si parla con insistenza di difficoltà della Sasol a mantenere i ritmi abituali nei pagamenti a terzi. Le Zone economiche speciali potrebbero dare un contributo ad affrontare il momentaccio, ma al momento appaiono più un’opportunità per la politica piuttosto che una prospettiva imprenditoriale. La vecchia equazione irrisolta “più lavoro uguale meno ambiente” inizia a sbilanciarsi, con l’ultimo che rischia di aumentare la perdita senza nemmeno far incrementare l’altro. Fin dall’inizio della pandemia Confindustria aveva chiesto esplicitamente “sostenibilità economica”, a Stato e Regione. In pratica, uno sconto corposo sui vincoli ambientali più onerosi. Per questo la richiesta di una commissione parlamentare sulle Aia, avanzata dalle associazioni ecologiste maggiormente attive nelle proteste di piazza, più che un sasso buttato nello stagno sembra una fiondata in testa alla politica di lotta e di governo. 

Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

Lascia un commento:

Top