Tu sei qui
Home > COPERTINA > L’antico Conservatorio di Tramonti, tra ricerche storiche e urgenze di restauro 

L’antico Conservatorio di Tramonti, tra ricerche storiche e urgenze di restauro 

Nel volume dell’architetto Pietro Santoriello, Il ‘Real Conservatorio dei SS Giuseppe e Teresa a Tramonti”. Cantieri, architetture e arti decorative in Costa di Amalfi (1684 – 1801), edizioni del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, la storia della costruzione dell’antico monastero della Costiera amalfitana, che necessita di un urgente restauro.

Il volume “Real Conservatorio dei SS Giuseppe e Teresa di Tramonti. Cantieri, architetture e arti decorative in Costa di Amalfi (1684 – 1801)”, edizioni Centro di Cultura e Storia Amalfitana, documenta circa 350 anni di vicissitudini dello storico monumento che si erge in frazione Pucara, nel comune di Tramonti, Costiera amalfitana. L’autore, Pietro Santoriello durante la presentazione (avvenuta ad inizio novembre, nell’aula consiliare di Tramonti), ha raccontato “il colpo di fortuna all’origine del suo interesse per il suddetto ‘Real Conservatorio” che ha urgente bisogno di restauro, come ha sottolineato la professoressa Maria Russo che nel recente passato ha studiato a lungo sul campo il patrimonio di Tramonti (“Note sul patrimonio edilizio civile (pp. 443-495) in Tramonti la terra operosa. Casali, pievi, uomini e poderi: le matrici della vita rurale in Costa d’Amalfi”).

Pietro Santoriello, architetto e autore del volume sull’antico Conservatorio SS.Giuseppe e Teresa

Pietro Santoriello, che di mestiere fa l’architetto, mentre ricercava all’Archivio di Stato di Napoli notizie su un edificio napoletano del XVII secolo, si è imbattuto nel capitolato d’appalto della costruzione dell’antico edificio di Tramonti, risalente al dicembre 1684, il cui progetto era stato redatto dal Regio ingegnere e tavolario (perito del Sacro Regio Consiglio) Antonio Galluccio, che ne diresse i lavori fino al marzo successivo. Li riprese in seguito, dal 1690 al 1697, anno della sua morte. Da due documenti, uno del 1703 e l’altro del 1796 apprendiamo ulteriori notizie sul prosieguo dei lavori, inserite nell’elenco <<di tutte le scritture del pio monte del quondam Pompilio Cito oltre le qual ivi sono anco alcune scritture del Conservatorio erigendo in Pocara>>. Pompilio Cito è dunque il Paesano  che ha lasciato l’opulenta Eredità per l’erigendo Monastero di Monache nel Luogo detto Pocara, citato da Giovan Battista Pacichelli (1640-95) nel primo volume Di Il Regno di Napoli in Prospettiva diviso in dodici provincie… 3 voll., Napoli, 1703-1705, I (1703 Stamperia di Michele Mutio) Al Monte di Pietà fondato da Pompilio Cito si aggiunse poi l’eredità del fratello reverendo Giovan Camillo. I lavori furono fatti dopo il terremoto del 1732. Un atto notarile del 1779, contratto ed insieme capitolato d’appalto, affidava, all’ingegnere Gaetano Forte di Cava de’ Tirreni il progetto del muro di cinta del giardino con orto e frutteto annesso alla casa religiosa. La costruzione fu realizzata da Giovan Camillo Quaranta, fabbricatore della Città di Ravello, ma in realtà di Cava de’ Tirreni, attivo a Vettica Maggiore (rinnovo della facciata della chiesa di S. Gennaro) e al Convento di S. Francesco (puntellatura della volta fino all’arco dell’Altare Maggiore e della volta di tutta la Navata centrale) a Maiori. Le opere di stucco furono affidate al cavese Domenico Cafaro, il quale forse ne progettò l’intero sviluppo affidandone la realizzazione, in tutto o in parte, anche a Pasquale di Falco.

Giovan Camillo Quaranta ebbe anche l’incarico di redigere una perizia per la <<misura,e ricognizione di tutte le strade del Paese devastate da tempo in tempo dagl’alluvioni, e specialmente quelle che contucano nella città di Nocera de’ Pagani, da cui vengono immessi gli viveri in questa Città di Tramonti>>. Gli appalti e i subappalti furono aggiudicati, a partire dal 1772 a maestranze cavesi. Il Conservatorio fu completato nel 1801. 

La personalità del progettista Galluccio 

Una particolare dell’antico Conservatorio di Pucara

E’ così merito di Santoriello aver svelato la personalità del progettista “ingegnero” Galluccio, che coltivava la conoscenza della sua professione, attraverso lo studio della cartografia, la lettura dei numerosi e più importanti libri della sua biblioteca sulle fortificazioni delle città costiere infestate dalle incursioni saracene e turche, nonché sul lavoro in cantiere che si estendeva anche alla vegetazione boschiva circostante. Egli era in grado di organizzare gli artefici decorativi delle strutture architettoniche, tenendo conto delle opere nelle varie cittadine dei dintorni. 

Riggiolari e marmorari, tavolari e ingegneri

Ha messo in luce, ad esempio, anche il riggiolaro Ignazio Chiaiese (1722-97), membro di una famiglia di importanti riggiolari di Napoli e il marmorario livornese, ma residente a Napoli, Filippo Belliazzi (noto dal 1747 al 1790) che realizzò due altari nel Regio Conservatorio entro il 1764, e tornò a Tramonti tra il 1775 e l’aprile del 1776, per realizzare l’altare della confraternita di S. Nicola in Campinola e nel 1777 per un altare della chiesa di S. Giovanni Battista, alla quale tale confraternita è annessa. Il Chiaiese tornò un’ultima volta a Tramonti nel 1786 per il pavimento confraternita dell’Ave Grazia Plena del Casale di Figlino, ora parrocchiale intitolata a S. Pietro Apostolo, essendo la chiesa stata spostata nell’aula della confraternita. Gérard Labrot (1936-2018) aggregato Universitario di Storia ed ex membro dell’Ecole francaise de Rome (1962-1966). Prof. emerito dell’Università di Grenoble, nel suo saggio “Studi Napoletani. Villaggi-paesi-collezioni scoli XVI-XVIII”, Seissel 1993, pag. 99, n: Tavolari e ingegneri, raggruppati in un corpo specifico, ebbero senza dubbio un ruolo significativo nell’ascesa dei civili, e possiamo comprenderne la personalità sociale e intellettuale grazie agli inventari post mortem di alcuni di loro: Antonio Galluccio e Gennaro Sacco per esempio, il primo scomparso nel 1697, il secondo nel 1712. […] questi inventari pongono davanti ai nostri occhi importanti biblioteche, decisamente moderne nella loro struttura: opere di diritto, libri di storia, e soprattutto numerosissime opere indispensabili per l’esercizio della professione: trattati di architettura, trattati di matematica, di algebra e di geometria (Viète, Eulero). La cultura scientifica di certi tavolari doveva essere di alto livello. Giovan Battista Pacichelli (1640-95), nel primo libro della sua opera Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici provincie… ecc., 3 voll., Napoli, 1703-1705, I (1703, Stamperia di Michele Luigi Mutio), p. 224 leggiamo : <<Nel Luogo detto Pocara, si sta erigendo un Monastero di Monache con l’opulenta eredità d’un Paesano>>. Un legato istituito dagli eredi di Pompilio Cito (di suo fratello Giovanni)a favore del Conservatorio,  ratificato attraverso diversi atti notarili, è menzionato in ASS, Prefettura, Opere Pie, bb. 359,429.  Il Conservatorio fu benedetto l’8 dicembre 1723. Maestra e direttrice Vittoria e Fortunata Gambardella provenienti dal Monastero di Santa Rosa di Conca dei Marini. La formazione religiosa delle educande fu affidata a due ‘religiose attempate venute dal monastero del SS. Salvatore della Città di Capri, fondato dalla Venerabile Madre Serafina’. 

Il materiale scientifico raccolto, consente così di riscrivere in parte la storia non solo della Casa religiosa in esame, ma di numerose fabbriche site anch’esse in Tramonti.

Autore

Lascia un commento:

Top