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Corteo in littorina per treni decenti, sindacati sostenuti dai sindaci. Augusta si sfila

Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021   18:41

REPORTAGE – Il treno, questo sconosciuto. Tre ore per fare 90 chilometri fra due capoluoghi di provincia, riconosciuti come Patrimonio dell’umanità. E una stazione fantasma nella città col porto più importante del Mediterraneo centrale. Benvenuti nel distretto Sud-orientale, dove una littorina diesel vecchia come il cucco collega i siti Unesco di Siracusa e Ragusa. E dove una tettoia primi Novecento è tutto ciò in cui consiste lo “scalo ferroviario di Augusta“. Sono stati i sindacati a suonare la sveglia sulla “insostenibilità” di questo mezzo di trasporto sostenibile. Lo hanno fatto il 25 marzo, alla vigilia della visita di Danilo Toninelli in Sicilia. Trasformandosi in pendolari per ricordare al ministro grillino per le Infrastrutture che non può limitarsi agli incentivi a comprare nuove auto elettriche.

IL TRENO SINDACALE – Per un’intera giornata le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil si sono trasferite sulla tradotta che collega la città del teatro greco con la capitale del barocco siciliano. Roberto Alosi, Paolo Sanzaro e Stefano Munafò si sono portati dietro una sessantina di sindacalisti muniti di bandiere, qualche panino e molta determinazione. Lungo l’interminabile tragitto in un pendolino “d’epoca” senz’aria condizionata e senza cestini, con turisti storditi dal caldo e dalla calca come compagni di viaggio, hanno incontrato i sindaci delle città collegate. Almeno, quei primi cittadini sensibili ai problemi di trasporto dei loro cittadini comuni.

AUGUSTA FERMATA FANTASMA – Altri Palazzi – pochi in verità – hanno fatto finta di nulla. Come ad esempio quello di Augusta, che non ha nemmeno risposto alla pec di invito. Nonostante la sua stazione, che già non stava messa bene, proprio durante il mandato della pentastellata Cettina Di Pietro si è “ristretta” alla sola pensilina stile liberty. Persino il totem per fare il biglietto col bancomat, spesso pure guasto, è stato piazzato all’aperto. Ora Munafò cercherà “di coinvolgere i sindacati a livello provinciale e far inserire la questione nel Progetto Siracusa, perché quello augustano è uno nodo centrale per il transito di pendolari e militari”.

I SINDACI “SOSTENIBILI” – Lo stesso problema della collega augustana ce l’ha la stazione di Pippo Gianni, che però si è mosso da Priolo per salutare di persone la partenza della protesta da Siracusa. Un “buon viaggio” è arrivato anche dal collega aretuseo, Francesco Italia. Ad Avola, Luca Cannata invece è salito a bordo per fare un tratto fino a Noto. A Pozzallo, la littorina imbandierata dalle organizzazioni dei lavoratori ha trovato Roberto Ammatuna ad aspettarla sulla banchina. Vincenzo Giannone invece non è arrivato in tempo, quando il treno è ripartito da Scicli; ingannato dall’insolita puntualità del regionale, diventata “svizzera” per l’occasione.

Roberto Ammatuna attende il treno dei sindacati sulla banchina della stazione di Pozzallo. E’ il terzo sindaco che Cgil, Cisl e Uil incontrano durante la protesta dopo il priolese Pippo Gianni e l’avolese Luca Cannata.

IL BOICOTTAGGIO DELLE FERROVIE – L’Azienda però non si è limitata a fare le Ferrovie, e far coincidere le fermate reali con l’orario teorico. Ha pure messo sulla vettura due agenti in borghese della sicurezza interna, che hanno ostacolato in ogni modo le photo-opportunity della protesta. Specialmente quando in stazione c’era una fascia da sindaco in attesa. Persino l’ufficio stampa della Cisl è stato “richiamato” dal fare riprese a bordo, per“ragioni di privacy”. Un invito ovviamente caduto nel vuoto, considerato che il diritto di cronaca è ancora riconosciuto ai giornalisti.

Stefano Munafò, Paolo Sanzaro e Roberto Alosi, segretari provinciali di Uil-Cisl-Cgil documentano il loro viaggio di protesta, nonostante la “diffida” a riprendere arrivata dal personale ferroviario

UNA SOLA LITTORINA PER TUTTI – Un po’ meno attente, invece, sono state le Ferrovie quando hanno dovuto programmare la tratta. La triplice sindacale, infatti, da tre giorni aveva prenotato i posti per la carovana di protesta. Che di fatto avrebbe riempito la littorina, lasciando liberi una manciata di sedili. Ossessionata da cosa avrebbe trovato Toninelli sui giornali alsuo arrivo, la direzione organizzativa non ha pensato a raddoppiare i vagoni. Col risultato che il treno è partito alle 10,30 pieno come un uovo. Fra lo sconcerto dei numerosi turisti del Nord-Europa, abituati a ben altro trasporto ferroviario.

“RISPETTARE SIRACUSA E RAGUSA” – A Modica, comunque, complici le telecamere dei tg pronte sulla banchina, Ignazio Abate è riuscito a fare una veloce conferenza stampa congiunta a dispetto del boicottaggio dell’Azienda. Nonostante le nervose fischiettate del linguaggio ferroviario “in carrozza”, Alosi e Sanzaro hanno potuto ripetere ai microfoni che “è tempo di agire perché questo territorio merita rispetto

Ignazio Abate, sindaco di Modica, stringe la mano a Liliana Gissara, consigliere nazionale di Italia Nostra. “Non solo recupero dei beni monumentali, siamo in prima linea per difendere tutto ciò che è sostenibilità ambientale“, ha dichiarato.

“CESSI”, AUTOIRONIA DI UNA STAZIONE – Niente invece ha disturbato le interviste di Alosi, Sanzaro e Munafò sulle“insopportabili mancanze di risposte”, rilasciate insieme al sindaco di Ragusa, Giuseppe Cassi. Anche perché il corteo sindacale su rotaia è sceso per invertire la direzione dopo un’ora di sosta. Durante la quale si è potuto toccare con mano la perfetta ospitalità del locale sindacato pensionati, che ha rifocillato tutti i viaggiatori – turisti compresi – col tradizionale street food ibleo innaffiato da un generoso frappato padronale. Ma nell’attesa si sono anche potute verificare le condizioni della stazione, meta di un turismo che si sobbarca 3 ore di viaggio “d’altri tempi” pur di visitare anche questo capoluogo Unesco. E all’arrivo trova i bagni chiusi, con le porte addirittura saldate, su cui spicca l’eloquente cartello “Cessi” che li indica con involontaria ironia.

La cartellonista storica ancora in situ, nonostante i servizi igienici siano inutilizzabili da tempo
Massimo Ciccarello
Giornalista professionista

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