Augusta, asse con Francia su logo Unesco nel parco hangar militarizzato CULTURA ERROR404.ONLINE LE DUE SICILIE di Massimo Ciccarello Scritto sabato, 9 Gennaio, 2021 21:51 Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021 18:27 AUGUSTA – Una rete da pollaio per tenere fuori gli augustani da un sito che potrebbe essere protetto dall’Unesco. Mentre le associazioni culturali di Augusta si battono in Italia e si sbattono in mezza Europa per valorizzarlo, è diventata un “caso” siciliano la recinzione installata dalla Marina intorno l’immensa rimessa costruita per i dirigibili. Una barriera che impedisce l’accesso alle aree intorno il monumento primi Novecento, della quale si è occupata persino Repubblica del 7 gennaio. Il quotidiano ha infatti dedicato alla vicenda un’intera pagina della cronaca di Palermo, rilanciando le proteste delle associazioni ambientaliste e dei comitati. Registrando tuttavia anche la disponibilità dell’ammiragliato a consentire la fruizione civile delle aree “militarizzate”. Anche se tutto, però, resta ancora nell’ambito delle buone intenzioni. Comunque “sono già state avviate le interlocuzioni con il Demanio per riprenderci il parco dell’Hangar”, assicura Ombretta Tringali, assessora alla Promozione e Sviluppo turistico. La Marina recinta i pozzi, 3 ettari interdetti ai civili. L’ottimismo e la buona volontà mostrata dal Palazzo si scontra tuttavia con un Comune che si trova a rincorrere, proprio in un momento in cui il cambio di amministrazione sta mettendo sotto pressione la struttura burocratica. Per questo quella rete installata di punto in bianco intorno 3 ettari di aree verdi, comprensive di parco giochi e campetto di calcio, è apparsa qualcosa di diverso da una semplice misura di sicurezza per la protezione dei pozzi che approvvigionano la base militare. Almeno la pensano così Natura sicula e il Coordinamento Punta Izzo possibile, che il 29 dicembre hanno pubblicamente sollevato il caso. “Con la realizzazione della recinzione e l’apposizione dei cartelli di divieto d’ingresso, la Marina fagocita l’ennesima porzione di territorio immolata a non meglio dichiarate ‘esigenze di difesa nazionale‘. Un intervento che ha prodotto un evidente impatto fisico e visivo sul paesaggio, spezzando la continuità territoriale di un bene storico-culturale che la Regione ha inteso tutelare come unicum indivisibile”, afferma il documento sottoscritto dalle due associazioni. Marisicilia: disponibili a interagire con associazioni. sopra e copertina: l’hangar recintato (foto Comitato Punta Izzo possibile). Marisicilia ha fatto sapere a Repubblica la sua “disponibilità a interagire con qualunque associazione abbia una reale progettualità”. In sostanza consentirebbe una gestione civile, se chi si fa avanti prende in carico pure la sicurezza e la manutenzione. Solo che questa dichiarazione d’intenti si sposa poco con la “strategia” finora seguita sulla zona. Natura sicula e Comitato Punta Izzo ricordano che “nel marzo 2017, all’interno del Parco furono tagliati a raso oltre un centinaio di eucalipti monumentali su commissione del Comando. Un intervento eseguito in assenza della preventiva autorizzazione della Soprintendenza e in aperta violazione dei vincoli paesaggistici e culturali insistenti sul bene. A distanza di 9 mesi da quell’opera di disboscamento, ossia nel dicembre 2017, la Marina acquisì dal Demanio l’intera area, convertita così in zona d’interesse militare e per questo esclusa dalle particelle catastali oggetto di sdemanializzazione tra il 2018 e il 2020″. Natura Sicula e Punta Izzo: era del Comune fino al 2016. Le due organizzazioni ambientaliste sottolineano che a diventare “una zona militare inaccessibile” è la stessa area “dove andava in scena la Festa dell’Aria, in possesso del Comune fino al settembre 2016“. Il quale, durante il dissesto economico e politico della sindacatura Cettina Di Pietro, vi ha poi rinunciato. Eppure, come sottolinea Ilario Saccomanno, c’era già un avviato percorso di valorizzazione del bene. Il presidente di Hangar team si riferisce al “progetto ‘Intervento di recupero dell’ex Hangar dirigibili e sistemazione dell’area esterna immediatamente circostante’, approvato nella sua fase preliminare con determinazione dirigenziale del settembre 2010. La struttura Commissariale che si é insediata dopo lo scioglimento ha svolto ovviamente solo l’ordinaria attività. Poi l’amministrazione 5 Stelle ha completato l’opera facendo subito istanza di restituzione del complesso monumentale, che ha considerato un problema da togliersi di mezzo anziché una risorsa per per la città da valorizzare”. La sindaca grillina si è poi parzialmente ricreduta nel gennaio 2019, quando ha appoggiato la candidatura del sito come bene Unesco proposta dall’associazione insieme a Icob e Alzati Augusta. Hangar team si allea con la “gemella” di Ecausseville. L’hangar francese di Ecausseville (foto Tripadvisor). Iniziato nel 1917 per ospitare i dirigibili da impiegare nella Prima guerra mondiale, l’hangar fu completato nel 1920 quando il conflitto si era concluso promuovendo gli agili aeroplani e pensionando i vulnerabili mezzi aerostatici. Per realizzare questo gigantesco ricovero di oltre 100 metri di lunghezza, 45 di larghezza e 37 di altezza, si sperimentò l’allora avveniristica tecnica del cemento armato. Di questi mastodonti dell’architettura militare novecentesca ne restano pochissimi in Europa. In Francia se ne trova uno dei meglio conservati, anche se è notevolmente meno monumentale di quello sopravvissuto ad Augusta. Eppure l’associazione “Hangar a diregeables“ è riuscita a trasformare quella struttura a Ecausseville in un polo museale, entusiasticamente recensito su Tripadvisor come una delle attrazioni da vedere in Normandia. Ora l’associazione “gemella” augustana guarda alla loro esperienza, per unire le forze e puntare a un riconoscimento comune come Patrimonio dell’umanità. Patrimonio mondiale, un dossier comune coi francesi. “Dopo la richiesta del riconoscimento Unesco inoltrata due anni fa al ministero dei Beni culturali, tutto si è fermato”, ammette Saccomanno. Al comitato internazionale, ogni Stato può presentare una sola candidatura all’anno. E Augusta deve competere con una cinquantina di domande presentate in tutta Italia, sospinte con ben altro vigore da Regioni e Comuni di competenza, consapevoli del ritorno d’immagine e del flusso turistico che deriva dalla presenza nella lista del Patrimonio mondiale. Per il monumento che svetta sul golfo Megarese sono perciò quasi nulle le possibilità di spuntarla, anche riproponendosi ogni anno. “A meno che, ci è stato suggerito, non si appronta un dossier insieme ad altre strutture simili nel mondo”, rivela il presidente di Hangar team. Quando la rete di recinzione della Marina è spuntata a complicare la fruizione pubblica del parco, aveva appena iniziato proprio con l’associazione normanna a costruire il progetto per un riconoscimento internazionale comune. Che a questo punto diventa l’unico in grado di mettere al riparo dai “capricci” della politica, questi edifici superstiti di un’epoca in cui si volava solo diventando più leggeri dell’aria. 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