Appalti a Punta Cugno, beffata pure l’Ue: lì non ci sono saline ERROR404.ONLINE PRIMO PIANO di Massimo Ciccarello Scritto venerdì, 26 Aprile, 2019 21:34 Ultimo aggiornamento mercoledì, 3 Marzo, 2021 00:22 AUGUSTA – Ma quali carte sono state mandate a Bruxelles, per sottrarre l’ampliamento di Punta Cugno ai vincoli ambientali posti dalla stessa Ue? E’ quanto si chiedono gli ecologisti, dopo la risposta della Commissione europea a un’interrogazione parlamentare sulla gara da 62 milioni e mezzo. A chiedere se “sussista una violazione della direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali”,era stata a inizio anno Elly Schlein, eurodeputata di Possibile. Che il 28 marzo ha ricevuto la replica da Karmenu Vella, Commissario europeo per l’Ambiente. Il quale ha sorprendentemente certificato che, “in base alle informazioni disponibili”, quanto è stato mandato dal governo italiano “è ubicato al di fuori dell’area Natura 2000 ITA090014 Saline di Augusta“. “Autorità italiane escludono impatto sul sito Natura”. Più va a fondo la ricerca degli ambientalisti sulla pratica per i nuovi piazzali nel Porto commerciale, e più sorgono perplessità sulla documentazione che ha strappato i pareri positivi. “Il progetto è stato sottoposto a una valutazione di impatto ambientale da parte delle autorità italiane, ed è stato escluso qualsiasi impatto negativo significativo sul sopracitato sito Natura 2000“, scrive l’euroburocrate maltese.In sostanza, scrive Vella, competenti a quella valutazione sono i governi. E se dicono che è tutto a posto, bisogna crederci. Ma in questa valutazione pilatesca c’è un “purché”. E si ritrova proprio nella direttiva “Habitat” che il commissario europeo cita in premessa. Ma il progetto non rientra fra le deroghe della Direttiva. “Conformemente all’articolo 6, paragrafo 3, spetta alle autorità nazionali valutare, caso per caso, se un determinato progetto possa avere ripercussioni negative di rilievo su un sito Natura 2000″. Però non è una valutazione discrezionale. Deve“tenere conto degli obiettivi di conservazione, e autorizzare il progetto solo una volta accertato che questo non inciderà negativamente sull’integrità del sito”. Ma anche “nel caso in cui le autorità nazionali riscontrino che un progetto avrà ripercussioni negative sul sito, potrebbero comunque autorizzarlo”. Tuttavia soltanto “se sono soddisfatte le condizioni per la deroga stabilite nell’articolo 6, paragrafo 4”. E queste “condizioni per la deroga” su Punta Cugno non sembrano affatto sussistere. Assenti pure le eccezioni di natura socio-economica. Mariada Pansera, Jessica Di Venuta e Giuseppe Schermi illustrano la proposta di sito Unesco.Archeolclub, Italia Nostra e Diem25 vogliono salvare le saline dalla cementificazione.Foto copertina, le vasche che per l’Ue non sono saline: ce lo dice il governo italiano. “Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate”.Questo è quanto contiene testualmente quella disposizione europea sottoscritta anche dall’Italia. Di “misure compensative”proposte da Roma, a Bruxelles però non ne conoscono. Altrimenti le avrebbero richiamate espressamente. Italia Nostra e Archeoclub hanno chiesto il sito Unesco. Lo stesso vale per le “conclusioni negative sulla valutazione d’incidenza”, che non ci sono perché tutti i pareri ambientali sono invece positivi.Come pure non c’è traccia di “mancanza di soluzioni alternative”,che gli ambientalisti hanno al contrario abbondantemente proposto, a partire da Legambiente. Sui “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica”,parla la netta posizione contraria espressa da Italia Nostra e Archeoclub, tanto per citare le più “rinomate” associazioni portatrici di interessi collettivi. A cui si aggiunge la tutela recentemente riproposta dalla Soprintendenza, visto che i vecchi vincoli Sic e quelli Zsc del 2017 sembrano essere stati tranquillamente ignorati. Opere “sproporzionate” pure per la stessa Ue. Il commissario europeo all’Ambiente aggiunge che “in generale, per aiutare le autorità degli Stati membri ad affrontare le sfide legate alla necessità di conciliare lo sviluppo portuale con la protezione della natura, la Commissione ha elaborato orientamenti settoriali con particolare attenzione allo sviluppo dei porti e al dragaggio”. Però, come sottolinea Schlein nella sua interrogazione, gli stessi euroburocrati si sono rifiutati di dare i fondi europei “Grandi Progetti” del Pon 2007-2013, a un’opera apparsa “sproporzionata rispetto agli attuali e ai futuri flussi di traffico”. Bruxelles non consulta neppure Google map. Schermi mostra le saline sparite dalla cartografia allegata ai pareri ambientali. Ma il vero inghippo è che quelle antiche vasche per la coltivazione del sale, chiaramente visibili pure su Google map e acclarato luogo di nidificazione per i migratori nella rotta Africa-Nord Europa, per Bruxelles semplicemente non esistono. E questo solo perché qualche governo italiano che ha preceduto l’attuale – tutte le “piste” sembrano portare a quelli targati Pd -, gliel’aveva rappresentata in questo modo. Pur di farsi sganciare finanziamenti europei, che poi gli sono stati negati. Quella “sproporzionata”cementificazione, partita con 47 milioni e poi lievitata a 62 e mezzo solo un paio di mesi addietro, è andata avanti con fondi italiani. Schermi: fermare subito la gara da 62 milioni e mezzo. La gara per l’appalto è andata avanti nonostante le esplicite richieste di fermare tutto “in autotutela“. Le ha regolarmente protocollate il coordinatore regionale di Diem25, Giuseppe Schermi, consigliere comunale ed ex assessore al Porto. Le ha inviate al presidente dell’Autorità portuale, l’ex sottosegretario Pd Andrea Annunziata. E alla sindaca di Augusta, la grillina Cettina Di Pietro. Lo ha fatto dopo che da un accesso agli atti, stranamente ottenuto con notevoli ritardi, ha scoperto delle cartografie “taroccate”. Dalle mappe allegate ai pareri di impatto ambientale erano sparite le saline a ridosso dell’hangar per dirigibili. Dove, fra l’altro, c’è la proposta di un riconoscimento Unesco. Nel vuoto l’appello di Diem25 a Mit, Adsp e Comune. Ma Schermi, già vicesindaco 5 Stelle, il mese prima di scoprire quelle planimetrie “artefatte” aveva comunque messo in guardia i ministeri delle Infrastrutture e dell’Ambiente, entrambi retti da pentastellati.Aveva chiesto“quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di verificare la correttezza dell’iter procedimentale di autorizzazione del progetto e, in considerazione delle criticità riportate, sospendere l’intero iter”. La lettera è del 14 febbraio. Il titolare del Mit, Danilo Toninelli, è arrivato in visita ufficiale al porto di Augusta il 23 aprile. Ma alle domande dei cronisti ha risposto che doveva ancora studiare i dossier. Ancora.