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Un progetto Life per combattere specie invasive Costiera amalfitana

Ultimo aggiornamento martedì, 21 Marzo, 2017   17:59

Il think tank, il “serbatoio di pensieri” che si è dato appuntamento venerdì 8 luglio, presso la Casa del Gusto a Tramonti, ha evidenziato come il paesaggio mediterraneo della Costiera amalfitana sia messo a rischio dalle specie vegetali invasive che velocemente prendono il posto della biodiversità che caratterizza i terrazzamenti. E quindi della necessità di agire in modo coordinato e diffuso su tutta l’area. E come? Lavorando al “Programma per l’ambiente e l’azione per il clima” denominato Life (2014-2020) condividendolo con chi ci abita sul territorio.

E’ grazie al gruppo di lavoro formato da esperti del Centro Interdipartimentale di Ricerca in Urbanistica “Alberto Calza Bini” dell’Università Federico II di Napoli, del CNR, del Dipartimento di Agraria e Biologia della Federico II, del Corpo Forestale dello Stato, e da associazioni come Acarbio presenti sul territorio, che la rete prende forma coinvolgendo i singoli Comuni e realtà come il Centro di Cultura e Storia amalfitana, il Comitato Promotore dei Distretti rurali, il coordinamento delle associazioni. “Questa insidia vegetale mette a rischio il nostro paesaggio – ha dichiarato Luigi Mansi presidente della Comunità Montana Monti Lattari – quest’oggi siamo qui per creare un partenariato forte con un progetto capace di risolvere questo problema”. Stefania Oppido del CNR-Iriss ha sottolineato come sia fondamentale avere “un equilibrio biologico” e come “la perdita della sapienza dei contadini” che riconoscono le singole piante “sia un bene che si sta perdendo”. Loro sono i veri custodi del territorio.

Progetti come la “candidatura Mab Unesco” ha rimarcato Vincenzo Sannino presidente di Acarbio “possono dare un valore aggiunto e determinante a tutto un processo virtuoso che sia in grado di coinvolgere le comunità locali, spirito che anima la presentazione del progetto Life”.

Ed è Luigi Fusco Girard, direttore del Centro Interdipartimentale “Alberto Calza Bini”, a porre l’accento su temi come la “capacità attrattiva che dona la bellezza di un paesaggio che si vede, si sente, si assapora, e di come si possa trasformare la bellezza in economia”. Ma quali sono le azioni utili da mettere in campo? A spiegarlo alla platea (dove erano anche presenti i sindaci di Tramonti, Maiori, Minori, Atrani e Praiano), ci ha pensato il botanico Adriano Stinca che con l’ausilio di foto ha mostrato come l’Ailanthus Altissima sia tra le specie più dannose e diffuse sul territorio così come la Robinia pseudoacacia; e il ricercatore universitario in paleobiologia Antonello Bartiromo, che portando un esemplare di Ailanthus raccolto proprio in loco, ha dimostrato come siamo in presenza di una vera e propria emergenza ambientale e che “bisogna contrastare rapidamente questa colonizzazione incontrollata” che finisce per distruggere anche le strutture murarie in pietra a secco danneggiate dagli apparati radicali. Orfeo Lucio Antonio Picariello del Dipartimento di Biologia, profondo conoscitore del Sistema Natura 2000 in Campania ha spiegato come i progetti Life siano fondamentali per il “recupero e il restauro di un territorio” e Marco Panella, funzionario dell’Ufficio per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato, ha evidenziato esperienze e “best practices” nell’eradicazione di Ailanthus altissima con l’esempio concreto fatto sull’isola di Montecristo. Gli obiettivi generali del progetto che si chiamerà “Life Eester”, i risultati attesi e la creazione del partenariato locale, aprendo il più possibile al territorio, è stato spiegato da Antonia Gravagnuolo e Fortuna De Rosa del Centro Interdipartimentale di Ricerca in Urbanistica “Alberto Calza Bini”.

In tutto ciò il ruolo della Regione Campania sarà fondamentale. E la presenza di Fulvio Bonavitacola, vice presidente regione Campania con delega all’ambiente e all’urbanistica, che ha seguito con grande interesse i vari interventi, ha sottolineato l’interesse verso il tema e il progetto da presentare: “Si tratta di un’iniziativa che mobilita tutti: dal mondo ambientalista a quello della ricerca, dagli enti locali agli agricoltori – ha sottolineato in chiusura Bonavitacola – ed è fondamentale mettere in contatto i vari elementi della società. Tutto ciò valorizza il mondo della ricerca dell’Università della Campania, dimostrando di essere in grado di fare rete sul territorio”.

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