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Storie di cibo e di ricordi

Ultimo aggiornamento sabato, 1 Aprile, 2017   20:04

Nulla come il cibo aiuta a far riaffiorare episodi di vita oramai “archiviati”. Un balzo all’indietro di parecchi anni, che avviene grazie al contatto con sapori, ingredienti e piatti – fortunatamente ancora presenti nella vita dell’uomo…

Taluni affermano che il trascorso, il passato – tanto per intenderci, è destinato a non ripetersi più. Eppure, ci sono situazioni che restituiscono al presente il bel tempo andato. Prendete, come esempio, i costumi gastronomici domenicali di qualche decennio fa! Senza mettere a dura prova i neuroni cerebrali, la memoria si accende come un vecchio motore diesel, ed ecco comparire le domeniche in bianco e nero – dove ancora ora “fluttuano” i soffici sentori della pasta al forno stracolma di pomodoro e gustosa mozzarella, della parmigiana di melanzane, o dell’insostituibile ragù di carne mista, appositamente sul fuoco per l’intera mattinata essenziale per deliziare i migliori vermicelli parcheggiati in dispensa. Non sono certo da meno i profumi del pollo e della carne alla brace, dell’agnello o dell’arrotolato di vitello – cotti lentamente nel forno a legna in perspicace complicità di spezie, odori ed erbe aromatiche. E ancora: molteplici fragranze di una cucina “schiva” ma squisita, che ci “lega” a giorni lontani ma ben “cristallizzati” nel diario della vita. In tutta onestà, senza tanti panegirici, erano annate tutt’altro che “confortevoli”.La cosiddetta innovazione era più un excursus fantascientifico che un uso ricorrente! Di tecnologico, in casa, c’erano pochissimi elettrodomestici – compresi i primi apparecchi televisivi – con il primo, il secondo canale e nulla di più! Comunque, una volta alla settimana o negli eventi fondamentali – in combutta di conoscenti, amici e parenti – si sentiva il piacere di gustare un pasto degno d’esse tale e “bagnato” da un bicchiere di vino sincero. Ah, bei tempi e nemmeno lontanissimi, di cui è impossibile non farsi soggiogare da una perfida lacrimuccia di nostalgia.
Cibo e ricordi

Ai più sembrerà demodé – eppure le domeniche degli gnocchi al pomodoro con a seguire… i risultati delle partite di calcio mancano a tanti, a parecchi! Ora, in quest’era ultramoderna nelle tavole non manca nulla, poiché troneggia persino il superfluo.
Tuttavia “latita” una cosa di spicco, e vale a dire il gusto impareggiabile dell’attesa, di ogni istante che precede “l’evento” – rendendolo poi caratteristico e per certi versi esemplare. Ad esempio, una volta, la fase che anticipava il Natale era una giostra di spassose piroette e di corse agli ostacoli per arrivare a un traguardo (compresa la vigilia) sui generis. E ora, nell’evo dei consumi, del benessere ad ampio spettro, invece, cosa avviene? Attualmente è tutta (o quasi) una lunga serie di “festeggiamenti” ed eventi luculliani per circa trecento e passa giorni l’anno, quindi anche le festività natalizie e i relativi fastosi convivi hanno perso un po’ il loro monopolio. In parole povere, la festa per il palato si spalma persino nei giorni lavorativi! Stessa ingrata sorte, quindi, anche per il cospicuo banchetto domenicale – evento a lungo stereotipato – in auge poiché occasione irripetibile per metter sotto i denti golosità e leccornie sbalorditive, che durante la settimana non venivano sicuramente “replicate”. E va da sé che le vivande protagoniste del desinare godurioso erano opulente e condite, perciò tutt’altro che “salutari” come ora ci insegna la scienza della nutrizione – ma così preparate per rendere il settimo giorno della settimana una circostanza singolare! Insomma, un appuntamento ambito che non ammetteva assenze ingiustificate.No, spostare indietro le lancette dell’orologio non è plausibile né ragionevole, come non lo è rimanere ancorati a progressioni temporali che risplendono ancora solo grazie a flebili ricordi, oppure con la manifesta complicità di foto sbiadite sparse in ogni angolo della casa. Tuttavia, quest’epoca del tutto “tout court” ci ha privato cinicamente di un ingrediente elementare, che però pungola ogni istante della vita, e vale a dire la trepidazione! Sì, intesa come una sorta di effettivo intervallo per gustare sino in fondo una giornata di là da venire, impegnandosi anima e corpo affinché la stessa possa essere radiosa ed esaustiva. Il più bel regalo che si possa desiderare di ricevere a Natale è la preservazione della memoria e l’integra lucidità dei nostri polverosi trascorsi – declinati però al presente, e chiaramente in bella compagnia di cibo e bevande che più amiamo – anch’essi primi attori della nostra vita.

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