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La Costiera amalfitana e i terrazzamenti. A Ravello le prime colture risalgono al Medioevo

Ultimo aggiornamento mercoledì, 22 Marzo, 2017   13:22

Proprio grazie al sistema terrazzamento, che intere colture (limoni e viti) hanno avuto nei secoli un ottimo sviluppo commerciale. Perché i prodotti tipici di un luogo raccontano e tramandano le tradizioni locali.

Perché guardare i terrazzamenti verdi di limoneti o vigneti significa rivivere un passato che è fatto di terre strappate alle rocce ostili. Questo paesaggio architettonico è tale grazie a chi ancora oggi con fatica e dedizione lo coltiva e ne ha cura.

A Ravello la prima traccia di una coltivazione a terrazzamento se ne ha dal 1012, come racconta don Giuseppe Imperato, uno dei più insigni storici della Costiera Amalfitana.

I ravellesi costruirono piccoli terrazzamenti, con dei muri a secco, che chiamano macerinae per contenere il terreno – scrive Imperato in “Storia Civile e Religiosa di Ravello”, libro fondamentale per la storia della città della musica -, i primi protagonisti delle opere agricole appartenevano a famiglie nobili e possidentes che davano terra da lavorare ai contadini…”.

Fra queste famiglie nobili, parroci e abati, si distinsero i Rufolo, citati anche da Boccaccio nel Decamerone, che possedevano terre non solo a Ravello, ma anche a Pimonte e nella stessa Amalfi, a testimonianza della capacità commerciale dei ravellesi.

#AmalfiCoast and the terraced lemon

Grazie all’abilità dei contadini questi “monumenti naturali” si sono tramandati ancora oggi e reggono così un’intera architettura paesaggistica. Così unica che va tutelata e amata.

Ravello è stata probabilmente la prima cittadina della Costiera amalfitana che ha impiantato viti in maniera estesa.

Le coltivazioni delle viti, come di altre piante, secondo antichi documenti, avvenivano con un contratto fra proprietario e contadini che si chiamava “a pastinato”.

Già nel Medioevo la coltura principale era la viticoltura ed i contadini che prendevano possesso di terre che si trovavano in luoghi scoscesi, e difficili da raggiungere, le coltivavano secondo il contratto stabilito.

Esistevano così delle regole comuni a tutti i contratti, come per l’impianto delle viti. Tutto veniva regolamentato, stabilendo procedure e modalità.

Al tempo della vendemmia il concessionario doveva informare il proprietario e provvedere alla colazione per coloro che si recavano sul posto di lavoro. Raccolta l’uva, questa veniva “appisolata”, cioè scarata, togliendo dai grappoli gli acini marciti, poi si lavava per bene e si pigiava fino a che non si produceva il vino.

Oggi le tecniche di vinificazione sono migliorate e tutte le aziende vinicole sono dotate di ottimi enologi.

Ma è anche grazie al passato, e con il tramandarsi delle tradizioni e, poi, ovviamente, grazie alle condizioni favorevoli di clima e di territorio, che qui si produce un ottimo vino. Apprezzato da guide di settore e dai tanti turisti.

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